Paint?! Zappettini e la pittura analitica al Lu.C.C.A.

Articolo di: 
Alberto Balducci
Gianfranco Zappettini - La trama e l'ordito n. 3

Nata intorno al 1968 in reazione alla presunta morte della pittura prospettata dalle conseguenze dell’arte concettuale (e da Joseph Kosuth in particolare), la pittura analitica indaga ogni singolo aspetto della pratica pittorica astraendolo dalla figura dell’esecutore materiale, e conferendo somma importanza all’essenza dell’opera stessa. Gianfranco Zappettini come figura cardine del movimento è il soggetto primo (insieme ad altri europei) della mostra Paint?! del Lucca Center of Contemporary Art, aperta fino a fine maggio 2012.

Anche la pittura, dalla sua anzianità pari a quella dell’uomo, ha subito una propria evoluzione destreggiandosi nei mutamenti sociali e culturali susseguitisi nei secoli (e specialmente negli ultimi due).

In genere, ogni nuovo capitolo ha aggiunto alla sua storia togliendo qualcosa. La fotografia ha salvato i pittori dalla produzione di ritratti compiacenti del nobile di turno, aprendo al contempo le porte per l’impressionismo; il dadaismo ha succhiato via ogni valore all’opera in sé; l’informale l’ha liberata dalla rappresentazione realistica e precisa della realtà; l’arte concettuale l’ha resa inutile a fini espressivi.

Così alleggerita, la pratica pittorica è potuta rinascere purificandosi ulteriormente, conferendo nuovo valore alla propria essenza, purgata dagli eccessi accademici e dalle esuberanze emotive della personalità dell’artista. E qui possiamo pensare ad esempio a Die Fanne Hoch di Frank Stella, o al famigerato quadrato nero di Malevitch.

Nel “fondare” la pittura analitica, Gianfranco Zappettini insieme a Winfred Gaul e Klaus Honnef, si muove su coordinate simili. L’opera si spoglia di tutto: la prima a morire è la forma, seguita dal colore e dalla tecnica, rimuovendo con fare quasi chirurgico la connessione dell’artista con la sua creazione. Il legame che rimane è più simile a quello di un artigiano con il suo prodotto: un frutto, cioè, libero da emotività e compartecipazione, ma diretta conseguenza di una serie di procedimenti tecnici e meccanici.

Considerando i “bianchi” di Zappettini, dove l’artista parte da una tela preparata al nero e la copre di mani di acrilico bianco fintanto che il nero originale non è più visibile, possiamo davvero equiparare il pittore ad un imbianchino. Ma con una differenza fondamentale: l’imbianchino si limita a stendere la vernice, mentre l’artista è conscio di ciò che sta facendo.

E in questo caso ciò che sta facendo è distaccare completamente l’opera dal suo creatore, lasciarla libera di vivere auto-sussistendo, svincolarla da riferimenti biografici ed emotivi. Anche la parte tecnica aspira a questa astrazione: gesti ripetitivi e meccanici, l’uso di un rullo da imbianchino e altri materiali da ferramenta (“non sono mai entrato in un negozio di belle arti”, afferma Zappettini).

S’instaura però un rapporto stranamente intimo tra opera e artista, dovuto all’eccitazione e al piacere che nascono nel momento in cui l’opera si compie e si distacca dalla mano del proprio creatore, per sussistere da sola nella propria maturità.

Quest’astrazione del gesto e questa sublimazione dell’essenza dell’atto pittorico e creativo lascia enorme spazio per l’espressione “metafisica”, in quanto è una sorta di ritorno al principio della pittura stessa.

In senso simbolico, moltissimi sono i principi espressi nel processo creativo e nei materiali stessi usati dall’artista. Prendiamo ad esempio in considerazione la tela: i fili di ordito e trama “sono in un certo qual modo la ‘linee di forza’ che definiscono la struttura del Cosmo” (R. Guenon, Legami e nodi, in Simboli della scienza sacra, Adelphi 1975) e pertanto rappresentano il Tutto, entro il quale gli esseri si manifestano e conducono le proprie esistenze. Queste “linee di forza” sono i principi opposti che determinano tali manifestazioni: maschile e femminile, caldo e freddo, leggero e pesante, Yin e Yang.

Questa considerazione è espressa con una citazione dello stesso Zappettini riportata nella prima stanza dell’esposizione, e l’artista esprime questo concetto nella serie la trama e l’ordito, una serie di dipinti composti da una base di wallnet (la rete metallica utilizzata in edilizia) e una serie di elementi lineari, verticali, orizzontali o obliqui, che si manifestano sulla trama uniforme della base. Nell’uniformità del Tutto, la polarizzazione primeva di Yin e Yang determina un’incresparsi della superficie dell’oceano cosmico, e la notte cosmica conosce l’alba della manifestazione.

In questo senso, l’esposizione è allestita in modo quasi perfetto. La prima stanza che ci accoglie espone alcune opere della serie la trama e l’ordito, in un ambiente quasi completamente bianco, sfruttando anche l’illuminazione naturale del luogo, con un effetto quasi da sala chirurgica. Le opere, bianco su bianco, splendono di luce propria.

Il resto dell’esposizione si dipana attraverso la storia e la tecnica di questa corrente pittorica, ricordando 4 mostre che segnarono momenti fondamentali della sua evoluzione: “un futuro possibile – nuova pittura” (1973, Ferrara), “AnalytischeMalerei” (1975, Düsseldorf), “documenta 6” (1977, Kassel) e “bilder ohne bilder” (1977, Bonn).

Per ciascuna mostra sono riproposte alcune delle opere fondamentali, e in tal modo possiamo osservare altri artisti oltre a Zappettini: ricordiamo ad esempio Winfred Gaul con Markierungen XXXXI dalla forma triangolare, Raimund Girke con il bianco Kontraktion, Claude Viallat con il senza titolo 068 (una tecnica mista su tela).

Molti anche gli italiani, tra i quali Pino Pinelli (Pittura GR, un interessante disposizione di 6 elementi neri in fila su un piano bianco), Claudio Olivieri (Temperato, tenui variazioni cromatiche su un fondo buio), Giorgio Griffa, Riccardo Guarnieri.

Una mostra, questa, che riesce bene a sottolineare come sia stato possibile per la più classica delle forme d’arte, rinascere e rinnovarsi ad un punto di snodo della propria storia, senza tradire la propria essenza ma anzi, rendendola ancora più forte.

Pubblicato in: 
GN24 Anno IV 23 aprile 2012
Scheda
Titolo completo: 

PAINT?!
Gianfranco Zappettini e l'astrazione analitica europea

Lucca Center of Contemporary Arts, 31 Marzo - 27 Maggio 2012

Anno: 
2012
Vedi anche: 

Presentazione della mostra sul sito del Lu.C.C.A.: http://www.luccamuseum.com/zappettini.php