Palaexpo. Realismi socialisti e Rodčenko. Seconda parte. Pre-figurare l'uomo nuovo

Articolo di: 
Amalia Verzola
Boris Kustodiev

Imponenza e monumentalità, ma anche lirismo e malinconia. Formalismo austero, rigido e trionfale, misto ad un romanticismo talvolta sofferente. È molto difficile riuscire a collocare in un unico campo semantico un movimento che è invece multiforme, variegato e sfaccettato. Forse farlo è addirittura impossibile. D’altronde, i Realismi socialisti sono questi. La mostra al Palazzo delle Esposizioni, visitabile fino all’8 gennaio 2012 (insieme a quella su Aleksandr Rodčenko), prova a raccontarceli.

Ideata da Matthew Bown e curata dallo stesso Bown, da Evgenija Petrova e da Zelfira Tregulova, la mostra si articola in sette momenti storici, sette segmenti ordinati cronologicamente che vanno dal 1920 fino ad arrivare al 1970.

Non si tratta di compartimenti stagni però, sia chiaro: ogni fase di quella che viene definita la ‘grande pittura sovietica’ intrattiene delle relazioni con quella che la precede e con quella che la segue, in un gioco estetico poco definibile e profondamente legato al milieu storico che l’ha visto nascere e riprodursi.

Si comincia con il primo momento individuato dai curatori, che va dal 1920 al 1928: si tratta del momento che coincide con la nomina di Lunacharsky, dopo la Rivoluzione d’Ottobre, come Primo Commissario del Popolo per l’Educazione del Governo Sovietico. A prevalere è qui l’ideale socialista, misto alla consapevolezza dell’importanza del ruolo dell’arte nella direzione delle coscienze. Lo stesso Lunacharsky credeva che l’opera d’arte potesse agire sul fruitore in maniera biologica, inducendo effetti diretti, immediati, quasi dimostrabili.

Le tele, dunque, sono essenzialmente ‘tele di propaganda’, poiché hanno una vera e propria valenza politica. Da esse trapela un realismo che potremmo definire ‘eroico’: lo scopo dell’arte è in effetti quello di pre-figurare l’uomo nuovo, ed è proprio per questo che sulla tela la figura umana diventa mastodontica, imponente e volumetrica.

La seconda fase è quella che va dal 1928 al 1936, caratterizzata dall’affermazione della leadership staliniana e dal rigetto, sul piano artistico, del formalismo e del precisionismo accademici. Quello che conta, adesso, è rappresentare il trionfo del socialismo, senza troppi fronzoli e con una certa devozione al partito. È proprio nel 1932, d’altronde, che viene coniata e addirittura ufficializzata politicamente l’espressione ‘Realismo socialista’.

La terza fase (dal 1936 al 1941) non differisce poi molto dalla precedente: si afferma con prepotenza il predominio, sul piano artistico, della cosiddetta ‘Teoria del riflesso’ leniniana (esposta soprattutto nel saggio Materialismo ed empiriocriticismo, dove polemizza con i seguaci russi del fisico e filosofo austriaco Ernst Mach), secondo la quale ogni percezione non è altro che l’immagine rispecchiata della realtà (di conseguenza l’arte stessa, se modulata nella maniera più opportuna, acquisirebbe un carattere, per così dire, ‘performativo’).

Il quarto momento, che va dal 1941 al 1945, fa suo il drammatico scenario della Seconda Guerra Mondiale, con tutto ciò che ne consegue: c’è chi usa la tela come medium per sponsorizzare il trionfalismo nazionalista, e c’è chi invece preferisce farsi portavoce delle innumerevoli brutture della guerra.

Il quinto momento (1945-1954) potrebbe essere definito il momento del ‘riflusso’. Con la ‘Teoria della non-conflittualità’ viene proposta un’immagine edulcorata della società sovietica, più morbida. La guerra è finita, e ha trascinato via con sé il dolore e la sofferenza: spazio dunque ai temi cari al naturalismo, come quello della vita rurale, e all’evocazione dei valori semplici dell’esistenza.

Questa tendenza si ripercuote anche sulla sesta fase, che va dal 1954 al 1964: persino i tratti dell’eroe, sulla tela, si fanno meno spigolosi e più accessibili, quasi cordiali. L’aura di lontananza e alterità che prima lo caratterizzava è ormai solo un ricordo, probabilmente doloroso, come lo è stata la guerra. Tuttavia, inizia anche a vacillare l’idea di Realismo socialista così come si era cristallizzata fino a quel momento: emerge così una corrente denominata ‘Stile severo’, che fa suo un rigido canone estetico contraddistinto da una semplificazione formale rigorosa, pulita e asettica, svuotata di ogni contenuto ideologico. Forse l’era del Realismo socialista, o meglio dei Realismi socialisti, è giunta al capolinea?

Ecco, infine, l’ultimo momento di questo percorso tortuoso, quello che va dal 1964 fino al 1970. Gli artisti iniziano a mostrarsi insofferenti nei confronti di qualsiasi valenza collettiva o propagandistica dell’arte: si diffonde, piuttosto, un culto dell’intimità tutto teso a esplorare le pieghe più profonde del singolo. Sono anni di grandi stravolgimenti per un’arte che non vuole più definirsi ‘ufficiale’, ‘di regime’, ed è così che nasce un fenomeno noto come ‘Soviet Underground’: un gruppo di artisti dissidenti vira verso forme di espressione controculturale più o meno radicali, muovendosi spesso ai limiti della clandestinità. Uno scisma che forse rappresenta anche la fine ideale di un tragitto.

Pubblicato in: 
GN3 Anno IV 21 novembre 2011
Scheda
Titolo completo: 

REALISMI SOCIALISTI 
grande pittura sovietica 1920-1970 
concept Matthew Bown 
a cura di Matthew Bown, Evgenija Petrova, Zelfira Tregulova 
partners Museo Statale Russo, San Pietroburgo 
Galleria Statale Tret’jakov, Mosca 
Centro Statale Museale ed Espositivo “ROSIZO”, Mosca 
Palazzo delle Esposizioni - Roma  
11 ottobre 2011 – 8 gennaio 2012

Photo Gallery a cura di Livia Bidoli

Aleksandr Rodčenko
mostra organizzata da
Museo della Casa della fotografia di Mosca
a cura di Olga Sviblova
Palazzo delle Esposizioni
Piano 1 (via Milano 9 A) - Roma
11 ottobre 2011 – 8 gennaio 2012

Curata da Olga Sviblova, direttore del Moscow House of Photography Museum, in collaborazione con 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE la mostra presenta circa 300 opere tra fotografie originali, fotomontaggi e stampe vintage e rientra nel programma di scambio culturale “Italia - Russia 2011” (Anno della Cultura Russa in Italia - Anno della Cultura Italiana in Russia).  Il catalogo sarà edito da Skira.