Palazzo Barberini. Le anamorfosi di Niceron

Articolo di: 
Nica Fiori
Niceron, anamorfosi con Luigi XIII davanti al Crocifisso

Un unico “punto di vista”, per farci capire che dobbiamo liberarci dalla condizione di apparenza e di falsità che potrebbe trarci in inganno. Potrebbe essere questo, in sintesi, il significato nascosto dell’anamorfosi, un tipo di illusione ottica oggetto di approfondimento nella mostra “Curiose riflessioni. Jean-François Niceron, le anamorfosi e la magia delle immagini”, ospitata a Palazzo Barberini fino al 10 giugno 2018.

Considerando che il matematico e teologo francese Jean-François Niceron (Parigi 1613 – Aix-en-Provence 1646) apparteneva all’Ordine dei Minimi di San Francesco di Paola, quell’unico punto di vista allude presumibilmente alla consapevolezza che solo una è la verità, e questa verità coincide con la visione di Dio. Ma allo stesso tempo, come per un mirabile paradosso, “tutto l’artificio e la bellezza della pittura risiedono nell’inganno”, come si legge nel suo trattato La Perspective curieuse, magie artificielle des effets merveilleux de l'optique par la vision directe, pubblicato nel 1638 e poi ripubblicato in edizione ampliata in latino nel 1646 come Thaumaturgus opticus.

Niceron nella sua breve vita non fu solo un teorico della prospettiva, ma lasciò anche un monumentale esempio decorativo dei suoi studi ottici in un corridoio del convento romano di Trinità dei Monti nel famoso affresco anamorfico di San Giovanni a Patmos (1642), cui fa da pendant l’altra celebre anamorfosi, realizzata da Padre Emmanuel Maignan, di San Francesco di Paola, raffigurato mentre attraversa miracolosamente lo Stretto di Messina su un mantello. Per questi affreschi si parla di anamorfosi diretta (che si rivela ponendosi in un preciso punto del pavimento), ma Niceron, sulla scorta dei precoci esperimenti del celebre pittore francese Simon Vouet (Parigi 1590 – Parigi 1649), realizzò anche alcune anamorfosi circolari osservabili solo tramite uno specchio cilindrico (anamorfosi catottriche).

L’esposizione, a cura di Maurizia Cicconi e Michele Di Monte, è incentrata sulle opere di questo tipo conservate nel museo di Palazzo Barberini (normalmente non esposte al pubblico), e si inserisce nel progetto di valorizzazione delle collezioni permanenti delle Gallerie Nazionali d’arte antica Barberini e Corsini, portato avanti dalla direttrice Flaminia Gennari Santori, e più specificatamente nel programma di divulgazione didattica e scientifica che nel 2018 viene dedicato ai rapporti tra Arte, Geometria e Matematica. L’allestimento della mostra, inserita in una nera struttura ottagonale, richiama metaforicamente la visione al microscopio di oggetti non visibili a occhio nudo. E in effetti anche i quattro dipinti anamorfici esposti hanno bisogno di supporti strumentali per essere fruiti dall’osservatore, ovvero particolari specchi riflettenti a forma di cilindro, simili a quelli originali che sono andati perduti (nei quattro dipinti è presente un diametro che indica l’ampiezza del cilindro).

Queste opere di Niceron sono tutte databili attorno al 1635, qualche anno prima del suo trasferimento a Roma (1639). La loro provenienza non è attestata: l’ingresso nelle collezioni museali risale al 1937, quando furono acquistate dall’allora Ministero dell’Educazione Nazionale. L’anamorfosi catottrica con il Ritratto di re Luigi XIII, (olio su tela, 50 x 66,7 cm) raffigura Luigi XIII di Borbone (1601-1643), re di Francia e di Navarra dal 1610, rappresentato a mezzo busto con l’armatura da parata dalla quale fuoriesce un elegante colletto merlato. Re Luigi XIII davanti al crocifisso (olio su tela, 50 x 66,7 cm) è un’altra anamorfosi catottrica con lo stesso re, che in questo caso è rappresentato in ginocchio davanti a un piccolo crocifisso di ebano e avorio, posto al di sopra di un tavolo. Il sovrano indossa la corona e la cappa con i gigli reali di Francia. Un angelo che sovrasta la scena tiene con la mano sinistra una tromba, simbolo di fama, mentre con la destra sorregge lo scudo araldico del regno di Navarra, con le catene dorate in campo rosso, e quello francese con i gigli dorati in campo azzurro, purtroppo completamente abraso.

Si riferisce al santo fondatore dell’Ordine cui apparteneva Niceron l’anamorfosi raffigurante San Francesco di Paola (olio su tela, 50 x 66,7 cm), la cui iconografia deriva forse da un’opera di Simon Vouet (1590-1649). È stato infatti ipotizzato che il dipinto, poi inciso da Jean Lefant (1615-1674), fosse destinato al convento parigino del Collegio dei Minimi di Place Royale, dove Niceron studiava e con il quale Vouet ebbe rapporti particolarmente intensi. La stima tra il pittore e il giovane frate fu reciproca: Niceron definisce Vouet un’autorità nell’applicazione delle regole dell’ottica in pittura ed è proprio Vouet che realizza il disegno per il frontespizio del Thaumaturgus opticus.

Una Coppia di amanti (olio su tela, 50 x 66,7 cm) è un’altra immagine deformata, che viene rivelata dallo specchio catottrico. La scena rappresenta un uomo con lo sguardo rivolto verso una donna, la quale appare compiaciuta e disponibile alle sue avances (l’uomo le ha infilato una mano sotto la veste per accarezzare la gamba nuda). Accanto ai due, un’altra donna porge l’orecchio, evidentemente per captare le parole e i sospiri della coppia. Lo studioso Jurgis Baltrušaitis ha avanzato dei dubbi sull’autografia del dipinto, sostenendo che la rappresentazione della scena galante mal si adatta alla spiritualità di Niceron. Al di là delle questioni attributive, la scelta del soggetto si riallaccia alla tradizione cinquecentesca, dove le anamorfosi venivano spesso utilizzate proprio per celare rappresentazioni a sfondo erotico.

Pure in mostra è il ritratto di Jean-François Niceron eseguito da Michel Lasne (1640-42, Roma, Istituto centrale per la grafica), che si inserisce nella tradizione dei ritratti di studiosi tipici della prima metà del Seicento. Il giovane frate, visto di tre quarti, ha il volto asciutto e quasi ascetico; indossa la tunica con cappuccio tipica dei Minimi. In piedi, accanto a un tavolo, sorregge con la mano destra una tavola incisa, indicata da un compasso. Il drappo alle spalle è sollevato per mostrare il convento di Trinità dei Monti, sua residenza romana. Due esemplari delle opere a stampa del frate francese, La Perspective curieuse e il Thaumaturgus opticus, sono accompagnate da un dispositivo che permette la consultazione e l’esplorazione diretta di una versione digitale dei testi, illustrati da un ricco corredo di tavole, disegni e diagrammi.

Un apparato didattico di approfondimento illustra come la teoria e la pratica dell’anamorfosi raggiungono la loro più considerevole fortuna in età barocca a partire dalla dottrina prospettica cinquecentesca, effetto dei progressi compiuti nel campo della geometria proiettiva e dell’ottica. Inoltre è stato stilato un elenco dei luoghi romani che conservano notevoli esempi di anamorfosi pittoriche e architettoniche.

Pubblicato in: 
GN18 Anno X 13 marzo 2018
Scheda
Titolo completo: 

Curiose riflessioni. Jean-François Niceron, le anamorfosi e la magia delle immagini

Roma, Palazzo Barberini, via delle Quattro Fontane, 13

7 marzo – 10 giugno 2018

Orario: da martedì a domenica 8.30 - 19.00. La biglietteria chiude alle 18.00

Biglietto: intero 12 €; ridotto 6 €

Il biglietto è valido dal momento della timbratura per 10 giorni in entrambe le sedi del Museo (Palazzo Barberini e Galleria Corsini)