Palazzo Barberini. Mantegna ed il suo Ecce Homo

Articolo di: 
Daniela Puggioni
Ecce Homo di Andrea Mantegna

Due nuove mostre arricchiscono l'offerta artistica a Palazzo Barberini, La stanza di Mantegna. Capolavori dal Museo Jacquemart-André di Parigi e Gotico americano. I maestri della Madonna Straus, entrambe  a cura di Michele Di Monte.

La stanza di Mantegna. Capolavori dal Museo Jacquemart-André di Parigi è incentrata su due opere di Andrea Mantegna (1431-1506), che  soggiornò a Roma dal 1488 al 1490 invitato da papa Innocenzo VIII, qui dipinse la cappella del Belvedere con le Storie di Giovanni Battista e dell'Infanzia di Cristo, dipinti che furono perduti dopo gli interventi settecenteschi. A Roma non sono presenti altre opere di Mantegna per questo l'esposizione è un'occasione unica e di grande interesse, si tratta di uno scambio con il Museo Jacquemart-André di Parigi, museo intitolato a  Edouard André (Parigi 1833-1894) e da sua moglie Nélie Jacquemart (Parigi 1841-1912), che lasciarono in eredità la loro prestigiosa collezione allo Stato francese. Il museo ha inviato sei opere tra cui due capolavori di Andrea Mantegna, mentre le Gallerie Nazionali di Arte Antica  invieranno la Giuditta di Caravaggio per la mostra che sarà a lui dedicata. A questo proposito abbiamo chiesto a Flaminia Gennari Santori, Direttore delle Gallerie Nazionali di Arte Antica, se ci siano opere ritenute inamovibili  e quali siano i criteri, la risposta è stata che la scelta si basa sullo stato di conservazione dell'opera richiesta.

Tornando alla mostra l'Ecce Homo (1500 circa) è un capolavoro, straordinariamente ben conservato, come spiegato dal curatore durante l'illustrazione della mostra, è dipinto a tempera su lino poi posto su tavola. Il lino con i colori opachi richiama alla mente il panno della Veronica e conferisce una stupefacente drammaticità alla pittura. L'Ecce  Homo è insolito in quanto accanto a Cristo non c'è Pilato, come vorrebbe la tradizione iconografica, ma ci sono gli scribi e i farisei, che lo presentano al magistrato romano, che assume quindi il ruolo di spettatore, come chi guarda il quadro. I cartigli con i versetti di Giovanni dipinti sopra le figure insieme alle aspre fisionomie di coloro che presentano  Gesù coronato di spine accentuano la tensione drammatica della scena. Un aspetto evidente in Mantegna è l'adesione agli ideali dell'umanesimo, lo dimostrano l'attenzione all'anatomia del corpo di Cristo e l'uso della prospettiva.

Il  rapporto con Giovanni Bellini, (1459-1516), di cui sposò la sorella, emerge nella più giovanile Madonna con il Bambino tra i santi Gerolamo e Ludovico di Tolosa (1455 circa ) una tempera su tavola in mostra, in cui lo stile e la composizione mostrano l'influenza di Bellini, un'influenza che fu reciproca tra i due. Gli ideali della pittura umanistica sono evidenti nella prospettiva, nel davanzale classicheggiante su cui poggia il cuscino su cui sta in piedi il bambino, che richiama sia il sarcofago del sepolcro che l'altare, a ricordare la missione affidata a Gesù, e nella ghirlanda che sovrasta le figure.

A questa opera è stata accostata la Madonna col Bambino, di Giovanni Battista Cima da Conegliano (1459/1460 – 1517/1518) che rappresenta la prosecuzione e l'evoluzione del modello belliniano. Il raro Ritratto di uomo su pergamena di Giorgio Schiavone è un ritratto celebrativo e un altro esempio degli ideali umanistici, la pittura di profilo richiama i profili incisi su medaglia, tra l'altro lo Schiavone fu allievo nella bottega del mastro padovano Francesco Squarcione, dove era stato anche il giovane Mantegna. Completano la stanza dedicata a Mantegna un disegno Inchiostro su carta di scuola mantegnesca, un Ercole e Anteo con una raffinata rappresentazione dell'anatomia dei corpi e la splendida statuetta di bronzo raffigurante Mosè, (1513) di Andrea Briosco, detto il Riccio (1470 ca - 1532) anch'essa ispirata agli ideali classici della scultura.

L'altra mostra I maestri della Madonna Straus è frutto di un altro scambio, le Gallerie Nazionali di Arte Antica in cambio del prestito delle tavole dei Maestri della Madonna Straus invieranno il Ritratto di Enrico VIII di Hans Holbein per una mostra su i Tudors al Museum of Fine Arts di Houston. Il nome dei dipinti è Madonna con il Bambino del Maestro Senese della Madonna Straus e Madonna con il Bambino del Maestro della Madonna Straus derivano da Edith Abraham e Percy Selden Straus, perché appartenevano alla loro collezione d'arte e nel 1944  furono donate al Museum of Fine Arts.

La tavola del Maestro Senese della Madonna Straus non è mai stata esposta in Europa e l'altra è stata in mostra una volta sola, a Parigi, nel 1976 e questa è un'occasione unica per poterle ammirare a Roma. Michele Di Monte, il curatore illustrando la mostra, ha spiegato che la  storia dell'attribuzione della Madonna con il Bambino del Maestro Senese della Madonna Straus è complessa perché nel tempo è stata oggetto di discussioni e si è intrecciata con quella di un'opera ora appartenente alle Gallerie Nazionali di Arte Antica, quella del Maestro della Madonna di Palazzo Venezia, dove si trovava in precedenza il dipinto. Si era infatti avanzata l'ipotesi che la Madonna con il Bambino del Maestro Senese della Madonna Straus fosse opera di Simone Martini, proprio per i caratteri pittorici affini a quelli del Maestro della Madonna di Palazzo Venezia, per questo sono esposte l'una accanto all'altra per evidenziare le somiglianze. La Madonna con il Bambino del Maestro Senese della Madonna Straus, che faceva parte di un polittico, è probabilmente di un maestro stilisticamente vicino alla bottega di Simone Martini, l'uso della punzonatura ottenuta con specifici punzoni, la sontuosità e i volumi delle vesti, evidenziano questa affermazione, particolarità condivise con l'opera del Maestro della Madonna di Palazzo Venezia.

L'opera del Maestro senese segue l'iconografia tradizionale che evoca il futuro destino di Gesù, il bambino tiene in mano il cardellino, che secondo la leggenda è l'uccellino che tentò di strappare le spine confitte nel capo di Gesù, si ferì e per questo ha una macchia rossa. Il viso della Madonna, inoltre, è triste perché consapevole del futuro che attende il figlio. L'uso della tempera non consente le ombreggiature della tecnica a olio. Per ottenere un effetto simile era comune l'uso  del verdaccio, cioè una base ottenuta mescolando il verde e la biacca, il bianco di piombo, poi sulle guance e sulle labbra si poneva un colore rosato, ottenuto mescolando il rosso del cinabro di miniera con la biacca, mentre il colore del incarnato si realizzava con il tratteggio usando quei due colori sulla base di verdaccio, un effetto di fusione ottica ben noto dall'antichità. La Madonna con il Bambino del Maestro della Madonna Straus è invece un'opera devozionale più tarda, si ipotizza di un autore più vicino alla scuola fiorentina. La  Madonna secondo un'altra tradizione iconografica è rappresentata con due anelli al dito, come sposa di Giuseppe e della Chiesa, il suo dito indica il corallo rosso al collo del bambino, che ricorda il sangue della passione. Le mostre termineranno il 27 gennaio 2019.

Pubblicato in: 
GN43 Anno X 2 ottobre 2018
Scheda
Titolo completo: 

La stanza di Mantegna     
Capolavori dal Museo Jacquemart-André di Parigi
Gotico americano. I maestri della Madonna Straus
mostre a cura di Michele Di Monte
Roma.Gallerie Nazionali di Arte Antica - Palazzo Barberini

Palazzo Barberini, via delle Quattro Fontane 13
27 settembre 2018-27 gennaio 2019
ORARI: martedì/domenica 8.30 - 19.00. La biglietteria chiude alle 18.00
GIORNI DI CHIUSURA: lunedì, 25 dicembre, 1° gennaio
BIGLIETTO BARBERINI CORSINI: Intero 12 euro - Ridotto 6 euro
Il biglietto è valido dal momento della timbratura per 10 giorni in entrambe le sedi del Museo: Palazzo Barberini e Galleria Corsini
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