Palazzo Braschi e Museo in Trastevere. Gli incanti della fotografia

Articolo di: 
Giulio de Martino
Mary Cimetta “Cervia” (2015)

Due mostre di fotografia a Roma illustrano segmenti antitetici della storia e della tecnologia fotografica. A Palazzo Braschi, in piazza Navona, la mostra “L’incanto della fotografia”, aperta fino al 28 febbraio 2016, propone un centinaio di immagini tratte dalle raccolte – di circa seimila immagini - di Silvio Negro (1897-1959) e di Valerio Cianfarani (1912-1977), due appassionati collezionisti. Curatrice è Anita Margiotta.

Le raccolte sono state acquistate dal Museo di Roma di Palazzo Braschi nel 2003 e nel 2005 sulla base di un interesse prevalente per la documentazione fotografica della storia di Roma tra ‘800 e ‘900. In realtà, il legame di Silvio Negro giornalista e di Valerio Cianfarani, soprintendente alle antichità dell’Abruzzo e Molise, con il Museo di Roma era cominciato nel lontano 1953: in occasione  della ”Mostra della fotografia a Roma dal 1840 al 1911” alla quale avevano partecipato come curatori e prestatori.

La mostra di Palazzo Braschi sollecita un duplice approccio: la ricerca storica sulla città e lo studio dell’evoluzione dell’arte fotografica. Accanto ad antiche immagini degli anni 1850-1870, che documentano la nascita e il diffondersi a Roma della fotografia di intento illustrativo e paesaggistico, vi sono straordinarie foto di Istanbul nella seconda metà del XIX secolo. È la fotografia di cavalletto, di ritratto, pittorica e monumentalizzante. La raccolta Negro comprende anche fotografie collegate alla sua attività professionale: fu giornalista del Corriere della Sera prima a Milano e poi a Roma fin dal 1926. Si tratta di un più moderno genere di immagini: il fotogiornalismo di eventi e di celebrità. Al piano superiore dei locali della mostra si possono visitare i depositi per la conservazione delle fotografie antiche e dei negativi su lastra in vetro.

Se ci si sposta poi al Museo di Roma in Trastevere, in piazza di Sant’Egidio, si può vedere la mostra “Via! Fotografia di strada da Amburgo a Palermo”, aperta fino al 3 aprile 2016. Sono gli sviluppi di un progetto fotografico iniziato nel 2014 dal Goethe-Institut di Roma: dieci fotografi, cinque in Germania e cinque in Italia, nell’arco di un anno hanno fotografato le proprie città seguendo rigorosamente le regole della “Street Photography”. Con queste immagini si viene proiettati in un segmento del processo fotografico del tutto antitetico a quello di Palazzo Braschi. Sono immagini collocate - cronologicamente e tecnologicamente – più di cento anni dopo: c’è lo sviluppo vivo ed attuale della fotografia digitale e, in particolare, di quella che si definisce come la “fotografia di strada”. 

Questo genere di fotografia fu ideato e praticato da grandi maestri come Henri Cartier-Bresson e poi Elliot Erwitt, Robert Frank o Alex Webb: l’immagine viva della spontaneità dell’attimo. Il fotografo rinuncia a influenzare la situazione di scatto, rinuncia a programmarne il momento, la “location”, la prospettiva: scatta d’istinto quando il suo occhio coglie dentro il flusso del reale la “Gestalt”, la forma visiva di una fulminante narrazione. Anche questo genere di fotografia ha una sua storicità. Letta con i canoni estetici della post-modernità, la fotografia di strada del giorno d’oggi si presenta come una meta-fotografia: una “fotografia di immagini”. Ciò avviene sia per l’evoluzione del mezzo tecnologico (le fotocamere digitali), sia per l’evoluzione dello scenario urbano (sempre più attraversato da flussi iconici e comunicativi). Chi fa fotografia  senza ambizioni di “reportage” e senza premeditazione di “still-life” finisce oggi per fotografare altre immagini impastate alla quotidianità delle persone. L’“occhio fotografico” - saturato dalle migliaia di immagini viste attraverso i new media – coglie nell’immagine la riproduzione accresciuta di un’altra immagine e misura il contrasto (umoristico, paradossale) fra l’immagine morta e l’immagine viva.

Curatore della mostra è Christina Hasenau. La squadra dei fotografi è composta per la Germania da Fabian Schreyer di Augsburg, da Siegfried Hansen di Amburgo, dal fotografo berlinese Guido Steenkamp, da Marga van den Meydenberg fotografa olandese a Berlino, da Michael “Monty” May di Iserlohn. L’Italia è rappresentata da Umberto Verdoliva di Treviso, da Mary Cimetta di Bologna, Stefano Mirabella di Roma, Michele Liberti di Napoli e dal fotografo palermitano Giorgio Scalici.

Le loro fotografie si collocano a metà fra l’istintività sollecitata dai mezzi digitali e la formalizzazione ragionata dell’artista: sono state scattate camminando per la strada da Amburgo a Palermo, attraverso Berlino, Napoli, Augusta, Treviso, Bologna e in altre città tedesche e italiane. Sono scatti di momenti della vita quotidiana, ma anche costruzioni geometriche e visuali di dettagli architettonici, tracciati di luci, di forme, di riflessi. Le persone vi appaiono spiazzate, alle prese con una realtà che li avvolge e li travolge. Sono foto piene di humour, di ironia, di piccoli trucchi ed enigmi che sorprendono il visitatore e lo invitano ad identificare il suo occhio psico-fisico con l’occhio digitale.

Pubblicato in: 
GN16 Anno VIII 25 febbraio 2016
Scheda
Titolo completo: 

L’incanto della fotografia. Le collezioni Silvio Negro e Valerio Cianfarani al Museo di Roma - Salette piano terra

4/10/2015 - 28/02/2016

“Via!” – Fotografia di strada da Amburgo a Palermo - Museo di Roma in Trastevere

30/01 - 03/04/2016