Palazzo Braschi. La religio russo-ortodossa a Roma

Articolo di: 
Nica Fiori
Madre di Dio Odigitria di Suja

Nel Museo di Roma a Palazzo Braschi sono in mostra fino al 3 dicembre 2017 quasi 40 icone provenienti dalla Russia, che ci dispensano i loro doni di sapienza e di luce. “L’icona russa: Preghiera e Misericordia” – questo il titolo dell’esposizione - vuole sottolineare l’orientamento di vita spirituale e di servizio sociale che accomuna persone di diverse nazionalità e paesi, sia nella chiesa cattolica sia in quella ortodossa. La mostra è dedicata al 25° anniversario delle relazioni ufficiali tra la Russia e il Sovrano Militare Ordine di Malta, relazioni che in realtà erano state già avviate al tempo dello zar Pietro il Grande.

D’altra parte l’Ordine di Malta accoglie persone che della misericordia hanno fatto una scelta di vita. Nati inizialmente come Cavalieri di San Giovanni, o Ospedalieri, i “monaci guerrieri” che ne facevano parte avevano il compito di assistere i feriti all’epoca delle crociate e di difendere il Santo Sepolcro. Trasferitisi a Rodi dopo la caduta del regno di Gerusalemme, ebbero come successiva sede l’isola di Malta. Ed è proprio il Sovrano Militare Ordine di Malta insieme all’Ambasciata della Federazione Russa presso la Santa Sede ad aver patrocinato la mostra, promossa dalla Sovrintendenza Capitolina ai Beni culturali e realizzata con la collaborazione di due musei russi, uno statale e l’altro privato.

Al di là degli scopi del progetto espositivo, curato da Lilija Evseeva, direttrice della sezione studi e ricerche del Museo Andrey Rublev di Mosca, da cui provengono diverse opere, la mostra è indubbiamente affascinante, perché l’arte sacra fa rivivere le emozioni di una storia religiosa che si ripete innumerevoli volte, ma non si esaurisce nella ripetizione. Si tratta di uno straordinario patrimonio dello spirito cui ci accostiamo, se credenti, per la preghiera, ma che può incantare anche gli atei. Scene e personaggi risultano dai testi, ma l’artista li inventa, ispirato da un ricordo immateriale, e ce li propone come se fossero reali.

Ed ecco che queste immagini appaiono come per miracolo davanti ai nostri occhi e noi non possiamo che pensare: questo è Dio in terra, questa è la Madonna, questi sono i Santi, questi sono gli Angeli, perché riconosciamo i loro volti, i loro atteggiamenti, i loro simboli. Le icone in mostra, in particolare, riguardano un periodo compreso tra il XVII e il XVIII secolo, ma, pur aperte alle tendenze stilistiche della loro epoca (si intravede qualcosa di barocco che gli artisti russi avevano evidentemente percepito dai loro viaggi in Europa e soprattutto in Italia), mostrano Cristo, la Vergine Maria, gli Angeli e i Santi secondo la solita iconografia che risale a una antichissima tradizione.

Proviene dalla tradizione bizantina la Madonna Odigitria (parola greca che letteralmente significa “che indica la via”, ovviamente la via da seguire, ovvero Gesù), presente in mostra nell’icona di Šuja (con santi sullo sfondo) e in quella di Tichvin, entrambe del XVII secolo. Quella di Šuja, caratterizzata da un colorito ambrato scuro tipico delle province e da linee argentee sul mantello, aggiunge alla preziosità dell’insieme qualcosa di più, ovvero il ricordo della cessazione di un’epidemia di peste poco dopo l’esecuzione dell’opera. Del resto la diffusione dell’Odigitria in Russia era legata proprio al ricordo della miracolosa apparizione di una sua immagine nel 1383 nella torre di Novgorod.

È in mostra anche un’altra Madonna, ovvero la Madre di Dio “Gioia di tutti gli afflitti(1692), il cui nome deriva dai canti liturgici. Si tratta di un’iconografia che ha avuto molto successo dopo l’esposizione solenne di un’immagine simile nella chiesa della Trasfigurazione nella via Ordynka di Mosca. Raffigura la Madonna in piedi, incoronata e in abiti regali, mentre apre il mantello sopra i fedeli sofferenti. Ricorda la Madonna della Misericordia della tradizione occidentale, ma è presente anche la raffigurazione simbolica del Paradiso terrestre in alto e in basso Satana in un abisso infernale.

Diverse sono le immagini cristologiche, che vanno dal grande Cristo Pantocratore in trono (inizio XVIII secolo), che affonda le sue radici nei ritratti imperiali romani, alla Trasfigurazione del XVII secolo, all’Epifania (che in realtà raffigura il Battesimo nel fiume Giordano) del XVII secolo, all’Entrata del Signore a Gerusalemme e alla Resurrezione (entrambe del XVII secolo), per finire con Il Santo Mandylion (l’immagine del Volto Santo impressa nel telo) in cornice con leggende. Ricordiamo che il Santo Volto doveva essere quello venerato a Edessa e poi traslato a Costantinopoli e da alcuni messo in relazione con la Sindone di Torino e con il velo detto Veronica (vera icona), un tempo conservato a Roma nella Basilica di San Pietro e poi scomparso misteriosamente.

Altre tavole raffigurano San Michele Arcangelo, San Giorgio con il leggendario drago, San Nicola taumaturgo, i Santi Quirico e Giulitta, la Grande Martire Parasceve, San Sergio di Radonez e altri santi russi. Alcune di queste icone, relative a santi minori per noi sconosciuti, ci incantano comunque per le raffigurazioni architettoniche di città e monasteri russi, resi con una grazia molto naif. Sono pure esposte un’opera pittorica del Novecento, Composizione con superfici trasparenti, di Vladimir Tatlin (1916), e una scultura contemporanea, Madre di Dio Grande Panagia, di Dmitrij Gutov (2012), a dimostrazione che l’arte dell’icona in Russia è sempre viva.

Pubblicato in: 
GN49 Anno IX 20 ottobre 2017
Scheda
Titolo completo: 

L’icona russa: Preghiera e Misericordia

Museo di Roma a Palazzo Braschi
Piazza Navona, 2; Piazza San Pantaleo, 10

10 ottobre-3 dicembre 2017
Orario: da martedì a domenica10-19 (la biglietteria chiude alle 18); chiuso il lunedì
Tel. 060608;
www.museodiroma.it
www.mondomostre.it