Palermo Teatro Politeama. La grottesca arabescata di Shostakovich

Articolo di: 
Livia Bidoli
Damian Iorio

Nell'affrescato Teatro Politeama di Palermo, dove sui bordi dei plachetti, sull'antistante balcone davanti alla platea, muse sono ritratte vicino al busto di Garibaldi, abbiamo ascoltato un concerto dell'Orchestra Sinfonica Siciliana con Giulio Biddau al pianoforte per il Concerto per pianoforte e orchestra in re minore op. 15 di Brahms e la Sinfonia n.15 in la maggiore op. 141 di Dimitrij Shostakovich: l'Orchestra è stata diretta dal Maestro Damian Iorio, nelle serate del 23 e del 24 gennaio scorsi.

Il giovane pianista cagliaritano Giulio Biddau che abbiamo ascoltato con il Concerto per pianoforte e orchestra in re minore op. 15 di Brahms, ha studiato tra l'altro con Aldo Ciccolini ed attualmente studia alla Hochschule für Musik "Hanns Eisler" di Berlino con Fabio Bidini, e si è perfezionato all'Accademia di Santa Cecilia con Perticaroli; ha ultimato inoltre nel 2012 l'integrale delle Barcarole e Thèmes e variations di Gabriel Fauré, edito da Aparté e distribuito qui in Italia da Harmonia Mundi. Il Concerto n.1 è stato ultimato da Brahms nel 1858 e si presenta, a differenza di altri concerti, con spazi omologhi sia per l'orchestra sia per il piano questo perchè in fondo il compositore stava cercando di arrivare alla composizione di una sinfonia che ancora non vedeva la luce. In tre movimenti, il Maestoso è centrale oltre che d'apertura, per l'estrema lunghezza dell'episodio – quasi metà del concerto – e la complessità eroica della scrittura: qui abbiamo trovato  una certa rigidezza nell'interpretazione che invece è scomparsa nel secondo e terzo movimento, come se finalmente sia l'Orchestra sia Biddau avessero raggiunto un'intesa fortemente sincronica. L'Adagio ci è sembrato evocare luminosità dolci e di estrema intensità: nei momenti più riflessivi riluceva il piano ben assecondato dall'Orchestra. Il Rondò liberatorio è brillante e di intesa lirica tra le due parti che convergono in vivace confidenza al finale.

L'opera finale di Shostakovich, la Quindicesima sinfonia, che presentò col figlio Maxim alla direzione a Mosca l'8 gennaio 1972, è di una ricchezza compositiva straordinaria e foriera di citazioni, dall'ouverture del Guglielmo Tell di Rossini al motivo del destino dalla Walkiria di Wagner. La direzione dell'Orchestra Sinfonica Siciliana di Damian Iorio è decisamente eccellente, ed il valore dell'Orchestra si dispiega in tutta la sua brillantezza fin dal primo movimento, l'Allegretto, che inebria con il suo attacco vivace e ironico, glockenspiel in primis, basso tuba e xilofono che colorano intesamente il suono, tramutandolo in un motivetto quasi infantile, intersecato dalle solite marcette che ben conosciamo dalle sinfonie precedenti. Il sarcastico trionfo evocato da quest'ultime, onnipresente in Shostakovich tanto avversato nella sua creazione da Stalin – come altri, Prokofiev, un nome per tutti -, ci ricorda anche l'opera Il naso (1928, composto a 22 anni), con cui si prese la prima condanna per “formalismo” dal despota, e naturalmente rappresentano la sua risposta musicale all'esproprio ignorante del dittatore dalla propria musica.

Il secondo movimento inizia con maestosa solennità con corni, trombe e tromboni, rivelando poi un notevolissimo assolo di violoncello al quale Nicolae Timiras dona una caratura di struggente bellezza che disegna un'ombra indissolubile, fortemente patetica, che mi riporta in mente una delle più cupe ed enigmatiche poesie di Nerval, El Desdichado (Il diseredato, 1854, fa parte di Les Chimères) e che vorrei dedicare a questa memoria elegiaca in musica del nostro Shostakovich:

Et j’ai deux fois vainqueur traversé l’Achéron :
Modulant tour à tour sur la lyre d’Orphée
Les soupirs de la Sainte et les cris de la Fée.

Il poeta in musica Shostakovich l'avrebbe sicuramente gradita, poiché in questo Adagio, autocitando
la sua Undicesima Sinfonia, e nel successivo Allegretto, è grandioso con quella punta di asprezza, quasi un rimprovero che si rivela particolarmente romantico nei legati nella sua ingannevole serenità. In quest'ultimo infatti, il clima scanzonato in cui prevalgono i fiati e gli strumenti a percussione, il triangolo, le nacchere, la raganella, wood block, frusta, fa terminare di colpo, come uno scherzo, l'intero movimento.

L'Adagio finale viene aperto dalla citazione wagneriana del leitmotiv dell'”enigma del destino” dal Ring, riprendendo l'umore tetro del secondo movimento, quando all'improvviso una passacaglia lo vivacizza facendo tessere il puzzle dagli strumenti a corda, riconducendo poi all'angoscia degli ottoni, come se i due estremi del comico e della tragedia, i sovracitati Rossini e Wagner, fossero ben amalgamati nella celebre grottesca arabescata di cui tinge tutta la sua musica, dal concerto n. 2 per violoncello ai meccanismi della Quarta, in un flusso sempiterno.

Pubblicato in: 
GN11 Anno VII 29 gennaio 2015
Scheda
Titolo completo: 

Palermo – Teatro Politeama
23 e 24 gennaio 2015

Orchestra Sinfonica Siciliana
Direttore Damian Iorio
Piano Giulio Biddau

Johannes Brahms 
Concerto per pianoforte e orchestra in re minore op. 15
Dimitrij Shostakovich
Sinfonia n.15 in la maggiore op. 141