Pantalei. Poesia in forma di rock

Articolo di: 
Teo Orlando
Pantalei

Con Poesia in forma di rock. Letteratura italiana e musica angloamericana (Roma, Arcana, 2016), Giulio Carlo Pantalei ci consegna un originale contributo che va ad esplorare un territorio finora non solcato da nessun imbarcazione critica: quello dei nessi intertestuali tra molte lyrics del rock recente (degli ultimi trent'anni) e la tradizione letteraria italiana. Non mancano certo gli studi, anche di livello accademico, che mettono in luce le relazioni tra i testi delle canzoni rock e la letteratura "alta", ma si tratta di solito di contributi "interni" alla tradizione letteraria della lingua o della nazionalità degli autori. A nessuno, o quasi, era finora venuto in mente di indagare le relazioni tra la nostra tradizione letteraria (seppure letta in traduzione) e i testi in lingua inglese dei più significativi artisti della scena rock.

A questa impresa Giulio Carlo Pantalei si è accinto con grande perizia musicale e cultura musicale. Il libro è preceduto da una breve prefazione di Carlo e Paolo Verdone, che sottolineano come un'operazione così insolita e audace sarebbe senz'altro piaciuta alla compianta Fernanda Pivano, amica e traduttrice di molti poeti della beat generation e molto vicina a Fabrizio De André. Nell'introduzione, Pantalei sviluppa una sorta di premessa metodologica, sottolineando come l'amore di molti artisti della storia del rock (da Bob Dylan a Patti Smith, da Mike Patton ai Radiohead) per la letteratura italiana sia un fenomeno tipicamente postmoderno: infatti, per Fredric Jameson, opportunamente citato da Pantalei, il postmodernismo nasce dal crollo della distinzione tra cultura di massa (quella "pilotata", secondo Horkheimer e Adorno, dall'industria dei media), cultura popolare e cultura d'élite (che spesso viene associata all'establishment e alle istituzioni non meno dell'industria culturale).

Questo superamento di tale distinzione produrrebbe uno stile ibrido con esiti imprevedibili: secondo Pantalei, ormai la musica rock, sia per la componente musicale, sia per quella testuale, si configurerebbe come uno dei territori privilegiati per la libera sperimentazione e il libero dialogo tra i codici e i linguaggi artistici highbrow e quelli lowbrow (anche se viene qui trascurata la polemica di Dwight McDonald contro il midcult e il masscult, che apparentemente configuravano una cultura middlebrow dotata di riferimenti culturali elevati, ma in realtà banalizzati e adattati al gusto triviale. Ma sull'argomento fu Umberto Eco, in Apocalittici e integrati, a sdoganare anche questo tipo di cultura). Per Jameson e Pantalei, del resto, alcune produzioni culturali odierne, pur di grande diffusione, costituite dalla letteratura black e femminile, dal rock inglese della classe operaia o dalla letteratura gay, non sarebbero ancora state invase dal mercato e dal sistema delle merci, svolgendo così una funzione critica e "antagonista" rispetto ai modelli della società dei consumi e al conseguente processo di serializzazione e commercializzazione dell'arte.

Certo, sostenere che Kurt Cobain leggesse avidamente Dante potrebbe sembrare uno slogan da fiera del libro, ma Pantalei con precisione documentaria e perizia analitica dimostra che si tratta di una circostanza veridica.  Come anche esplora le vie misteriose sulle quali Bob Dylan rilegge Dante e cita Petrarca, Patti Smith. Morrissey e gli Suede conoscono molto bene e citano Pier Paolo Pasolini, i Radiohead, i Joy Division, i Sepultura e i Nirvana si inoltrano nell'Inferno della Commedia, Sting evoca Italo Calvino, Mike Patton interpreta Edoardo Sanguineti, i Manic Street Preachers e Peter Hammill conoscono e riutilizzano i testi di Primo Levi.

Viene quasi proposto un canone alternativo della letteratura italiana declinata nei suoi profili più espressivi e anticonformisti: è notevole anche che questi contributi aprano una finestra sulla diffusione della nostra cultura all'estero nel secondo dopoguerra, anche in ambienti extraaccademici: viene così indagata l'intersezione tra musica e letteratura "in un territorio ancora inesplorato del postmodernismo", come avrebbe detto Umberto Eco.

Il primo capitolo è dedicato ai rapporti tra Bob Dylan, allora non ancora insignito del premio Nobel per la letteratura, e Dante Alighieri. Non mancano certamente gli studi che evidenziano le implicazioni letterarie dei testi del menestrello di Duluth, da Eliot a Rimbaud, da Poe a Whitman, da Shakespeare a Melville. E in "Desolation Row" arriva a citare Casanova. Ma il vero punto di contatto con la nostra tradizione letteraria è costituito da un verso di "Tangled Up in Blue", dove menziona "an Italian poet from the thirteenth century", che potrebbe essere tanto Guido Cavalcanti quanto Tommaso da Celano, tanto Dante Alighieri quanto Francesco Petrarca. Con molta abilità, Pantalei riscontra un nesso intertestuale tra i versi di Dylan e quelli di Dante, ovviamente in riferimento alle traduzioni inglesi (in particolare il verso "And glowed like burnin' coal" rimanda al canto III dell'Inferno, al "Caron dimonio dagli occhi di bragia" (nella traduzione inglese "with eyes of burning coal").

Questa operazione di riscontri intertestuali viene ripetuta per tutti gli autori del volume, e segnatamente, in riferimento a Dante, per i Radiohead, dato che Rachel Owen, la compagna del leader Thom Yorke, è anche un'apprezzata studiosa dell'iconografia dantesca. Un po' meno convincenti appaiono i nessi tra i Nirvana e Dante o tra Primo Levi e i Manic Street Preachers, giacché si tratta di riferimenti superficiali. Per una prossima edizione auspicheremmo una ricognizione anche dei testi delle grandi band del rock progressive, dai Pink Floyd ai King Crimson, dai Genesis ai Porcupine Tree, che potrebbero riservare notevoli sorprese.

Pubblicato in: 
GN7 Anno X 15 dicembre 2017
Scheda
Autore: 
Giulio Carlo Pantalei
Titolo completo: 

Poesia in forma di rock. Letteratura italiana e musica angloamericana. Prefazione di Carlo e Paolo Verdone, Roma, Arcana, 2016. Pp. 192. Euro 16,00