Persecuzione di Alessandro Piperno. Memoria e dolore nell'Italia degli anni '80

Articolo di: 
Giuseppe Talarico
Persecuzione

In un suo saggio il grande scrittore Alberto Moravia diede una definizione celebre ed assai penetrante del romanzo moderno, delineando una distinzione tra il romanzo ottocentesco, frutto della grande stagione letteraria del naturalismo, e quello novecentesco, di impianto ed ispirazione borghese ed esistenzialista. Appartiene al romanzo esistenzialista e borghese l’ultimo libro pubblicato da Alessandro Piperno, studioso di letteratura e brillante scrittore, intitolato Persecuzione (Milano, Mondadori, 2010).

In questo romanzo si avverte e si coglie la presenza dei temi, dei motivi e delle suggestioni letterarie che alludono e rinviano all’opera di Franz Kafka. All’inizio della narrazione compare l’interno di un'elegante villa borghese, situata nel quartiere prestigioso dell’Olgiata, situato nell'estrema periferia settentrionale di Roma, nella quale accade un fatto insolito e singolare. Dopo avere visto la sua fotografia in televisione durante il telegiornale, che informa la pubblica opinione del reato infamante di cui è accusato, Leo Pontecorvo, studioso di oncologia pediatrica, sopraffatto dall’imbarazzo e dalla vergogna, si rifugia nel pianterreno della sua villa, sottraendosi agli sguardi dei suoi familiari.

Leo Pontecorvo è accusato di avere tentato di commettere una violenza ai danni della fidanzata del suo secondo figlio. La famiglia Pontecorvo vive un'agiata esistenza, godendo dei privilegi e dei benefici garantiti dalla sua condizione borghese. Dopo la descrizione di questo episodio, con cui l’unità della famiglia si dissolve ed infrange per sempre, la narrazione è basata sui ricordi che, in preda alla sofferenza e alla disperazione, assediano la vita interiore di Leo Pontecorvo. Essendo Piperno uno studioso di Marcel Proust, appare inevitabile richiamare, per comprendere la struttura narrativa di questo romanzo, la poetica della memoria, che rappresenta il carattere precipuo e fondamentale dell’opera del grande scrittore francese. Grazie al flusso spontaneo ed inarrestabile dei ricordi del professore perseguitato da un'accusa ingiusta ed infamante, veniamo a sapere che, durante la Seconda guerra mondiale, la famiglia Pontecorvo, essendo ebrea, per sfuggire alle leggi razziali si è rifugiata in Svizzera. Peraltro, mentre Leo Pontecorvo appartiene ad una famiglia ebraica dell’alta borghesia romana, sua moglie Rachel proviene da una famiglia ebrea di modeste condizioni sociali.

Nel libro sono profonde le riflessioni per spiegare il rapporto che entrambi i coniugi Pontecorvo hanno con l’identità e la cultura ebraica. Per Leo Pontecorvo le tradizioni religiose sono spesso inutilmente rigide e severe ed appaiono intrise di uno spirito superstizioso, che si pone in netto contrasto con la fiducia del professore nella conoscenza scientifica, frutto della razionalità umana. Per la moglie Rachel, che pure esercita la professione medica, il ritualismo della religione ebraica impone la piena osservanza dei suoi precetti e dei suoi dogmi.

Va sottolineato che la vicenda drammatica vissuta dal professor Pontecorvo è ambientata negli anni Ottanta, periodo storico evocato e descritto da Piperno con la bravura e la maestria del grande scrittore. Il professore, dopo la crisi di Sigonella, durante la quale Il Presidente del Consiglio dell'epoca, il socialista Bettino Craxi, difese la sovranità nazionale, impedendo agli americani di catturare i terroristi palestinesi responsabili della morte di un cittadino statunitense di origine ebraica, avvenuta sulla nave Achille Lauro, diviene un sostenitore ed un ammiratore dei socialisti italiani.

Crede che Bettino Craxi possa modernizzare la sinistra italiana, liberandola dalla cultura ideologica del passato, e riformare profondamente il paese. In questi anni, al culmine del suo successo professionale, Leo Pontecorvo riesce a creare un reparto di oncologia pediatrica, capace di sperimentare le nuove terapie per debellare il cancro, di cui sono vittime i bambini innocenti. Commoventi e bellissime sono le pagine in cui il professore riflette sul rapporto tra la sofferenza, provocata dalla malattia, e i bambini, a cui preferisce dire la verità e non nascondere la gravità ed i rischi della loro condizione. Proprio quando la sua vita sembra avviata ad ottenere tutto ciò che aveva desiderato, Leo Pontecorvo viene accusato da Camilla, la fidanzata del suo secondogenito Samuel, detto Semi, di avere tentato di violentarla. Camilla, adolescente dalla mente confusa e visionaria, durante le vacanze trascorse con la  famiglia Pontecorvo in montagna, inizia a scrivere delle lettere d’amore a Leo, il quale in un'occasione, per gioco e senza prevedere le conseguenze del suo gesto, le risponde. Accusato ingiustamente dalla giovanissima Camilla, Leo Pontecorvo assisterà alla distruzione e all’annientamento della sua immagine pubblica. Perderà il lavoro di docente universitario; sarà costretto a rinunciare all’esercizio della professione presso la clinica dove c’era il suo studio; si troverà solo ed abbandonato.

Arrendevole ed incapace di proclamare la sua innocenza, come (suggerisce l'autore) si sarebbero dimostrati gli ebrei quando furono perseguitati e deportati dai nazisti, Leo Pontecorvo, a causa dell’odio, delle calunnie e delle accuse infamanti pubblicamente rivolte contro la sua persona, finirà in carcere. Rinchiuso nell’istituto di pena, durante la detenzione rischia di essere brutalizzato dai detenuti, presentati nel libro come reietti incapaci di provare il sentimento della pietà e della compassione.

Durante il periodo di detenzione, il protagonista, con l’animo dominato dalla sofferenza e dal dolore, percepisce la presenza dei genitori che, dal sepolcro dove sono sepolti, lo raggiungono spiritualmente per dargli il loro conforto morale. Quest'immagine letteraria è una fra le più belle e strazianti del libro. Dopo avere ottenuto la libertà, Leo Pontecorvo ritorna a vivere, solo ed abbandonato dai suoi familiari, nel seminterrato della villa all’Olgiata.

Appena rientrato dal carcere nella sua casa, Leo vede effigiato e raffigurato sul muro della villa un uomo a cavallo con un cappio stretto intorno alla gola, che riproduce una sua fotografia pubblicata su di una rivista nel periodo del suo massimo fulgore professionale. Questa foto dimostra a Leo fin dove si è spinta la campagna di odio scatenata nei suoi riguardi dall’apparato e dal sistema mediatico e giudiziario. Pontecorvo, assistito dall’avvocato Herrera, in passato suo amico d’infanzia, del quale nel libro vi è un meraviglioso ritratto letterario, considerandosi vittima di una situazione kafkiana e intuendo che lui è divenuto il simbolo del male assoluto ed il capro espiatorio di una società intrisa di ipocrisia e incline a distruggere un uomo di successo, dichiara di non credere più alla giustizia degli uomini e decide di non abbandonare il luogo in cui si è  rifugiato.

Alla stessa maniera del protagonista del celebre racconto di Franz Kafka, La metamorfosi,  Pontecorvo, rimanendo rinchiuso nel seminterrato della villa, spezza ed interrompe ogni legame con la società degli uomini, poiché matura la convinzione che, in un mondo dominato dall’odio e dalla cattiveria umana, non sia possibile distinguere la verità dalla menzogna, la giustizia dall’arbitrio. Proprio mentre vive con la mente sopraffatta dai ricordi e contempla  a distanza i familiari che lo hanno ripudiato, Leo Pontecorvo avverte la presenza di Dio. Infatti troverà sotto la porta d’ingresso del seminterrato alcuni disegni, realizzati da una mano ignota, che lo ritraggono in momenti della sua esistenza che gli hanno causato imbarazzo e un insostenibile senso di vergogna. Temi questi che ci fanno considerare il romanzo di Alessandro Piperno un'opera notevole e di rara raffinatezza letteraria.

Pubblicato in: 
GN36 Anno III 24 gennaio 2011
Scheda
Autore: 
Alessandro Piperno
Titolo completo: 

Persecuzione. Il fuoco amico dei ricordi, Milano, Mondadori, 2010, pp. 417. Euro 20,00.

Anno: 
2010
Voto: 
8.5