Poesia e verità. La grande autobiografia di Goethe

Articolo di: 
Giuseppe Talarico
Goethe

Nella prestigiosa collana I Millenni, pubblicata dalla Einaudi, è da poco approdata nelle librerie un’opera capitale della cultura europea di cui è autore Johann Wolfgang Goethe, la sua autobiografia intellettuale intitolata Dalla Mia Vita. Poesia e Verità, a cura di Enrico Ganni. Nella sua dotta introduzione a questo libro straordinario, che trabocca genialità e sapienza letteraria, lo studioso di letteratura Klaus-Detlef Müller delinea una distinzione sottile e profonda tra l’autobiografia erudita, l’autorappresentazione pietistica e religiosa, e le storie personali di natura avventurosa.

Questo grande libro appartiene al genere dell'autobiografia erudita. L’obiettivo di un'autobiografia consiste nel mostrare l’essere umano dentro lo spirito del suo tempo, per capire se sia stato favorito oppure ostacolato dal suo ambiente  e in che misura sia riuscito a maturare una visione critica del genere umano e della civiltà. Il giovane Goethe nel suo libro descrive la passione per la pittura che suo padre coltivò, sicché nella sua casa, accanto alla stanza che conteneva la biblioteca, vi era una  camera sulle cui pareti erano esposti alcuni quadri realizzati a Francoforte, che riproducevano le vedute di Roma, realizzate da alcuni precursori di Piranesi.

Il giovane scrittore nei primi anni di vita esplora e osserva la sua città natale, Francoforte, e rimane colpito dal ponte che sovrasta il fiume Meno. Nota i ponti e le mura che segnano i confini della città vecchia, e comprende la storia del suo Paese, ossessionato dalla necessità di garantire la sicurezza della nazione. Infatti nel 1756 Federico II re di Prussia aveva invaso la Sassonia, una guerra che provocò lacerazioni e divisione nella famiglia dello scrittore. Suo nonno era a favore dell’Austria, suo padre invece parteggiava per i Prussiani. Fu il famoso terremoto di Lisbona del 1775 con le enormi devastazioni che produsse a indurre il giovane Goethe ad interrogarsi sulla natura di Dio, che aveva esposto alla medesima rovina i giusti e gli ingiusti, svelando l'indifferenza verso l’umanità da parte della natura.

In questi anni, Goethe apprende l’ebraico e studia il Nuovo e Vecchio Testamento, legge avidamente le Metamorfosi di Ovidio e l'Eneide di Virgilio, e, dopo avere accresciuto la sua inclinazione per la riflessione e la meditazione, comprende quanto sia importante la virtù della sopportazione, suggerita e ritenuta fondamentale dalla filosofia stoica. In seguito, nella vita adulta, sarà la scoperta dell'opera filosofica di Spinoza a fargli maturare l'idea di una religione naturale, per oltrepassare le divisioni, fonte di infiniti conflitti, tra i protestanti e i cattolici.  In tal modo, con l’immagine grandiosa della religione naturale, diviene possibile cogliere il divino grazie alla bellezza del mondo. Johann Michael von Loën a Francoforte suscitò l’attenzione di tutti nel mondo letterario con la sua opera intitolata L’unica religione autentica (Die einzige wahre Religion), rivolta a favorire la tolleranza tra luterani e calvinisti. Il giovane Goethe, prima di intraprendere i suoi studi giuridici, si innamora del teatro. Legge avidamente e vede rappresentati in teatro autori quali Racine, Diderot e Shakespeare e comprende quale relazione vi sia tra la realtà e la verosimiglianza delle opere letterarie grazie all’inganno benevolo prodotto dall'immaginazione poetica.

Nel libro vi è una riflessione sulla letteratura del suo tempo, l’epoca in cui la sensibilità romantica, grazie al movimento dello Sturm und Drang, stava dando forma a un grande cambiamento culturale. Mentre le arti figurative pongono l’immagine di fronte agli occhi umani, la poesia le evoca al cospetto della fantasia umana. Il meraviglioso è sempre capace di rappresentare in modo nuovo e sorprendente i sentimenti umani. Tuttavia, se non possiede una correlazione con gli esseri umani, il meraviglioso può risultare viziato da una vacuità sconfortante. Questa correlazione tra poesia e umanità si ha quando essa si rivela utile ed è capace di affrancare ed emendare gli esseri umani dalle loro imperfezioni e dai loro limiti. La poesia raggiunge i suoi obiettivi quando è utile sul piano morale.

Belle nel libro sono le pagine in cui Goethe ricorda le conversazioni su questi temi con il grande studioso di letteratura Johann Gottfried Herder, uno dei padri della cultura romantica. Un saggio di Goethe sull'architettura tedesca verrà inserito da Herder nel suo libro memorabile Scritti Intorno all’arte e all'architettura tedesca. Inoltrandosi nei boschi della sua terra con un amico, Goethe viene a conoscenza di un pensiero di Tacito, il grande storico di Roma antica, per il quale i progenitori dei tedeschi si accontentavano della sensazioni che la natura predispone con la sua schietta architettura per gli abitanti di questa terra. Nel libro Goethe si chiede se vi sia un culto più bello di quello rivolto verso la natura, per il quale si assiste alla fusione felice tra il sublime e la bellezza, quando si è circondati da una grandiosità che si pone oltre le capacità di comprensione della mente umana.

A proposito dell’amore, Goethe, autore di un classico memorabile come I dolori del giovane Werther, sosteneva che si ha la netta sensazione che la natura desideri che un sesso percepisca nell’altro l’immagine tangibile del bene e della bellezza. Un libro questo di Goethe, come ha notato il grande studioso di letteratura Piero Boitani, che aiuta a capire come sia avvenuto il mutamento tra l’Ancien Régime e l’epoca moderna.

Pubblicato in: 
GN3 Anno XI 17 novembre 2018
Scheda
Autore: 
Johann Wolfgang Goethe
Titolo completo: 

Dalla mia vita. Poesia e verità, traduzione italiana di Enrico Ganni. Con una prefazione di Klaus-Detlef Müller, Torino, Einaudi, 2018. Collana "I Millenni". Pp. 758. Euro 85,00.
(Titolo originale: Aus meinem Leben. Dichtung und Wahrheit).