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REF 24. Sasha Waltz ed i raggi di luce di Beethoven
Si arriva all'Auditorium della Conciliazione, davanti a San Pietro dopo aver attraversato Ponte Vittorio, con Castel Sant'Angelo riflesso in modo suggestivo nelle acque del Tevere con una calda luce giallognola. In questa sede, così vicina al fulcro del prossimo Giubileo, Sasha Waltz & Guests hanno presentato a Roma il suo Beethoven 7 per il Romaeuropa festival 2024 gli scorsi 13 e 14 settembre.
Ricordo di aver visto uno dei primi spettacoli di Sasha Waltz all'Accademia Tedesca di Villa Massimo, immersa e rispecchiata nella natura, sia le sue danze sia la musica scelta per le performance. Sono passati parecchi anni e lo spettacolo seguito la sera del 14 settembre è stato diviso in due parti, quasi del tutto inconciliabili.
Musica tecno e fumo (il celebre ghiaccio secco) inondavano tutta la sala: come esplicitamente avvisava il "nota bene" per il pubblico: "Si avvisa il gentile pubblico che all’interno dello spettacolo sono presenti effetti stroboscopici e volumi audio elevati". Così è stato. Diego Noguera, il dj, era in postazione per rendere dal vivo la sua "lettura acustica" della Settima di Beethoven.
Tre ballerini si presentano vicino alla consolle di Noguera e lentamente si muovono, in un linguaggio estetico che imitava una conversazione minima tra di loro. Indossavano una maschera a becco che assomigliava ad un occhio laterale, - l'occhio di Horus? - da una parte e dall'altra. Erano vestiti di celestino, ed i costumi erano delle leggerissime tutine composte da una tunica e dei pantaloni aderenti quasi incosistenti.
La musica di Noguera era sibilante e assordante, ed aumentava di volume gradualmente: con un'esplosione quando i presunti "alieni" sul palco sono stati raggiunti dall'intero corpo di ballo che, in modo agitato ed angosciato, si dimenava sul palco sotto una luce rutilante. Il livello del rombo del suono cresce fino a imitare i battiti rullanti di un cuore: alchè sono uscita per il volume sporporzionato e per timore di perdere parte delle capacità uditive.
Ho trovato alcune persone fuori con cui mi sono messa a chiacchierare e che poi ho intervistato, ho fatto domande anche ai due addetti di sala. Ho chiesto come mai erano usciti, ecco le loro risposte:
Addetto di sala: "Anche ieri sono uscite alcune persone disturbate dal fumo e dalla musica roboante; alcuni di loro, nonostante gli abbiamo spiegato che la seconda parte era di tutt'altro genere, sono voluti andare via."
Una signora col marito: "Ci è sembrato un rave: forse a ricordare il 7 ottobre nel deserto d'Israele. Era disturbante, soprattutto per il cuore. Un'aggressione in piena regola: una sorta di bolgia di ballerini sul palcoscenico." Una ragazza aggiunge: "Anche a me è sembrato un rave: ci sono stata un paio di volte in provincia di Milano e ci si trova quasi in trance, lo stesso tipo di musica, si è quasi ipnotizzati e sferzati dall'acustica rombante, e si danza come inebetiti, un pò come i ballerini di questa sera."
La seconda parte ha presentato l'intero corpo di ballo della compagnia di Sasha Waltz con 8 ballerine e 5 ballerini, alcune ed alcuni particolarmente alti e corpulenti, a sostanziare una danza molto plastica che ha richiesto loro uno sforzo muscolare.
Per la musica della coreografia sono stati scelti il secondo ed il quarto movimento della Sinfonia n. 7 in la maggiore op. 92 di Ludwig Van Beethoven (Bonn, 16 dicembre 1770 - Vienna, 26 marzo 1827). Di recente la Settima l'ho ascoltata dal vivo poichè è stata scelta il 7 settembre scorso dall'Orchestra Sinfonica G. Rossini, con la direzione di Svevia Borzak, per la serata conclusiva dei concerti dedicati al "sommo" di Bonn nell'ambito della IV edizione del Festival “Incontri con la Musica” al Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia. Una sinfonia dedicata al veleggiare dei corpi, come ricorda Richard Wagner: "l'apoteosi della danza", che ebbe la sua prima a Vienna il 13 Maggio 1812.
L'allegretto in la minore del primo movimento, nostalgico, fa incontrare i ballerini su un tappeto di suoni che avvicinano i ballerini, flessuosi, gli uni agli altri, sebbene melanconicamente. L'allegro con brio finale è in fondo una rivoluzione e qui vi è una metafora molto forte, conferita dalle mani che si levano verso l'alto, verso un immaginario sole, radiante, e ne prelevano i raggi e la potenza per appropriarsene e liberarli, un movimento bellissimo che fa comprendere quanto la luce ingeneri ed elevi il movimento, anche nei momenti piu' bui, come intende la dedica di Beethoven ai soldati austriaci e bavaresi feriti nella battaglia napoleonica di Hanau.
Nel 1812 Beethoven si chiedeva in proposito ed in riferimento alla guerra: “Le persone reali sono schiave dell’ambiente in cui vivono, o possono dirsi libere?”. La risposta coreografica finale è del tutto evidente: appropriarsi della luce e dei propri spazi, per suggerne la vita e allontanare le ombre. Ed alla fine sventolare una bandiera trasparente, come hanno fatto i balerini in scena, a sorvolare i confini delle nazioni ed i loro colori rispettivi.