Rezzori. Il vulnerabile Abele

Articolo di: 
Giuseppe Talarico
Von Rezzori

I grandi autori della cultura mitteleuropea hanno saputo offrire attraverso le loro opere letterarie una rappresentazione di un mondo perduto, che è stato annientato e cancellato dalla violenza della storia nella prima parte del secolo XX. Appartiene a questa categoria di opere letteraria il libro di Gregor Von Rezzori La morte di mio fratello Abele, da poco ripubblicato dalla Bompiani con una bella introduzione di Claudio Magris.

Il libro è un vasto e straordinario racconto nel quale viene rappresentato un lungo periodo della storia europea, compreso tra la fine della Prima guerra mondiale e la fine degli anni Sessanta. Protagonista e testimone dei grande eventi della storia è un intellettuale che, a causa di  diverse e singolari circostanze, è rimasto privo di patria e si proclama apolide.

Da bambino, in preda all'angoscia, ha sperimentato e provato il dolore e la sofferenza, rimanendo da solo, dopo che la madre si era suicidata, gettandosi in un lago. Per questo è stato adottato dai suoi zii ed educato nella città di Vienna, in Austria. Von Rezzori nel descrivere gli eventi confonde i tempi della narrazione, sicchè il passato ed il presente si sovrappongono continuamente nel libro.

La narrazione, ed in questo il libro dimostra la sua modernità, è aperta, giacché il romanzo è intessuto di riflessioni, pensieri e attraversato da registri espressivi e generi letterari diversi e molteplici: autobiografia, confessione, poesia, saggio filosofico e letterario. L’io narrante, mentre assiste da bambino all’Anschluss, vale a dire all'annessione del’Austria alla Germania Nazista, comprende con sofferenza che la sua identità di mitteleuropeo ha subito una grave ed irrimediabile mutilazione.

Più che i genitori adottivi, zio Helmuth e zia Hertha, è lo zio Ferdinand che lo aiuta a capire e a scoprire la ricchezza della cultura Europea. Il ritratto di Zio Ferdinand è tra i più belli ed indimenticabili del libro. Per zio Ferdinand è importante considerare che mentre i francesi hanno una forte identità ed un culto della forma, per dare ordine al caos della vita grazie al pensiero di Cartesio, i tedeschi, in base alla lezione di Goethe e Hölderlin, sono obbligati a separare il germanesimo dallo spirito tedesco per esprimere la loro creatività artistica.

Il protagonista del libro diventa in età adulta uno sceneggiatore, che coltiva l’ambizione di scrivere un libro con il quale cogliere lo spirito del tempo (Zeitgeist). Infatti è convinto che ogni individuo sia una semplice e fragile foglia mossa in modo imprevedibile dallo spirito del tempo. Nel libro sono meravigliose ed indimenticabili le pagine nelle quali viene mostrata come Berlino ed altre città europee erano ridotte, in seguito ai bombardamenti provocati dalla Seconda guerra mondiale. Le città apparivano come luoghi spettrali e colmi di macerie, nelle  quali aveva inizio la ricostruzione della Europa, offesa nella sua identità culturale dagli orrori perpetrati dal totalitarismo nazista e  fascista.

Tre per il narratore di questo libro, vero alter ego di Von Rezzori, sono gli eventi fondamentali che hanno segnato la storia del Novecento: Il processo di Norimberga contro i gerarchi nazisti, la riforma monetaria del 1948 in Germania con cui nacque il marco, la ricostruzione dopo la fine della Seconda guerra mondiale. L’altro grande personaggio che, in questo vasto e meraviglioso romanzo, il lettore incontra è l’intellettuale Johannes Schwab. Si tratta di un letterato che lavora come lettore in una casa editrice, a cui l’io narrante si rivolge, giacché il libro che sta scrivendo dovrà essere giudicato e valutato proprio da Schwab. In questa parte del libro il lettore viene colpito da una riflessione di grande profondità sulle forme del romanzo nella cultura moderna, poiché l’io narrante osserva lucidamente che nella cultura novecentesca non è più immaginabile un narratore che sia capace di proporre un quadro della realtà in modo oggettivo,  senza comprendervi la persona che quella realtà ha sperimentato e conosciuto in modo diretto.

Per suffragare questa tesi, l’io narrante cita e  richiama i modelli insuperabili del romanzo novecentesco: il narratore  della Recherche di Proust, Stephen Dedalus dell’Ulisse di Joyce, Ulrich dell’Uomo senza qualità di Musil. Poiché è l’Es, l’inconscio, che ispira la creatività artistica, il lavoro dello scrittore inizia al di là della lingua, laddove ogni autore si pone di fronte a sé stesso e al mistero inafferrabile del proprio Io, in cui è rinchiuso. Grazie alla stilizzazione, che rende possibile la simbiosi tra il reale e la finzione, è possibile evocare sulla pagina una diversa dimensione, che viene designata con l’espressione di irrealtà. Molti di questi pensieri nel libro si trovano disseminati in lunghi monologhi, che l’io narrante rivolge al suo amico Schwab, morto dopo avere ingerito delle pillole per placare la sua angoscia e la sua sofferenza, mentre vaga di notte con la sua automobile tra le principali capitali europee, Parigi, Berlino, Amburgo, Vienna.

Riflettendo sulla vulnerabilità della condizione umana, ricorda come si sia innamorato di sua moglie Christa, osservandola incantato e meditabondo mentre mangiava nella mensa del tribunale di Norimberga, dove era in corso il processo nei riguardi dei criminali nazisti. Sono di inarrivabile profondità i pensieri e le immagini letterarie con cui viene descritto il nostro Io e indagato il mistero dell'identità umana. Infatti proprio in un lungo e indimenticabile saggio, posto all’interno della narrazione, l’io narrante, inorridito per il crimine unico ed irripetibile della Shoah, con cui si è tentato di eliminare un popolo ed una civiltà, con disincanto afferma che il male che è presente nella vita interiore di ogni uomo interpella e chiama in causa il mistero di Dio e della creazione.

Contemplando in preda allo stupore il cielo azzurro da una finestra di un piccolo albergo di Parigi, l’io narrante rievoca il tempo successivo alla fine della guerra. In quel periodo, sognando l'edificazione di una nuova società basata sull’amore del prossimo e sul rifiuto dell’odio e dell'avidità umana, spesso si riuniva con altri intellettuali in una parte della villa diroccata, dove viveva con sua moglie Christa. Proprio durante questi incontri, a cui era presente lo scrittore rivale Nagel, che in seguito avrà successo, apparve la figura straordinaria del Professor Hertzog. Durante le conversazioni intellettuali con il Professore Hertzog, vennero  delineati i fondamenti di una nuova cultura umanistica per rendere possibile la formazione di una nuova società basata sul rispetto del prossimo.

Ricorda l’io narrante che, nel periodo successivo alla fine della guerra e dopo l’inizio della ricostruzione dell'Europa, irruppero sulla scena pubblica e nella vita europea personaggi animati da avidità e faccendieri spregiudicati  che resero impossibile la realizzazione della nuova società, in luogo della quale si ebbe l’egemonia greve e opprimente del capitalismo e del denaro. Il libro si conclude con due episodi che il lettore difficilmente potrà dimenticare per la loro bellezza letteraria e poetica.

Nel primo, l’io narrante partecipa al funerale del suo amico letterato Schwab, alla presenza di quanti lo avevano conosciuto e frequentato. Con lucidità medita sulla circostanza innegabile  che la nostra vita al momento della nascita sia una promessa, che molto spesso si infrange contro il muro invalicabile del tempo, visto che non sempre è possibile realizzare i propri desideri e le proprie aspirazioni.

Nella seconda scena, l’io narrante descrive i momenti principali del processo di Norimberga, durante il quale i criminali nazisti furono incapaci di ammettere le loro terribili colpe. Infatti la gravità dei crimini, di cui si resero responsabili, ha prodotto l’effetto sorprendente di rendere impossibile il rapporto di causalità tra la colpa e l'espiazione della pena. Per una colpa immane, quale fu indubbiamente  quella dei nazisti, il giudizio dei tribunali ha un valore relativo. Belle le pagine sulla colpa collettiva che a lungo ha gravato sulla vita pubblica della Germania, divisa dalla cortina di ferro dopo la fine della Seconda guerra mondiale. Un libro eccellente e notevole, che si situa nella migliore tradizione della letteratura mitteleuropea.

Pubblicato in: 
GN41 Anno Vi 24 settembre 2014
Scheda
Autore: 
Gregor von Rezzori
Titolo completo: 

La morte di mio fratello Abele, a cura di Andrea Landolfi, Milano, Bompiani  (collana I grandi tascabili), 2014, 748 p. € 25,00.