Roma. Sotto la notizia Assange

Articolo di: 
Livia Bidoli
Free Julian Assange

Presso la sede dell'Associazione Stampa Romana si è svolto l'11 ottobre scorso un convegno sull'informazione e come viene veicolata: presenti Lazzaro Pappagallo, segretario dell'associazione Stampa Romana; a condurre la giornalista Monica Soldano; partecipanti il giornalista Vincenzo Vita (Art. 21 e presidente Aamod) ed il Prof. Di Sociologia della Comunicazione all'Università di Roma Tre Domenico Fiormonte. Nucleo fondante della discussione il girnalista Franco Fracassi che, insieme al padre Claudio Fracassi hanno rieditato ed ampliato un libro clou sulla manipolazione dell'informazione: Sotto la notizia niente, edizioni IndyGraf.

Dire che “E' la parola che conta”, è il versus contro il quale tutto si incontra, si modera, si raffronta l'intero problema odierno e lampante dell'informazione: la vita stessa di Julian Assange, in pericolo dal 2012 quando, rifugiatosi nell'Ambasciata dell'Ecuador a Londra è stato poi imprigionato nel carcere di massima sicurezza di Belmarsh, sempre a Londra. Il Professor Nils Melzer, che è lo Special Rapporteur on Torture delle Nazioni Unite, ha condotto un'investigazione sulle condizioni di salute di Assange insieme a due medici: il Professor Duarte Nuno Vieira del Protogallo ed il Dr. Pau Perez-Sales dalla Spagna. Il Professor Mlezer ha riportato il risultato allo European Centre for Press and Media Freedom (ECPMF): “Le condizioni sono critiche”, poco dopo Assange è stato trasferito nell'ala ospedaliera di Belmarsh e non ha potuto partecipare, nemmeno via video alle audizioni del suo processo. Un altro giornalista investigativo, John Pilger, ha riportato simili notizie all' ECPMF: “Chiuso in una piccola cella dell'ospedale di Belmarsh per 21 ore al giorno, ha perso quasi 15 chili: è in precarie condizioni di salute. Inoltre gli è vietato di fraternizzare con gli altri prigionieri  come di preparare la sua difesa perchè non può usare un computer e comunicare con il suo avvocato americano. Ha un coraggio straordinario.
Melzer, che ha scritto un libro su Assange dal titolo evidente: “The Trial of Julian Assange” (Il processo di Julian Assange), evidenzia ancora all'osservatorio  ECPMF: “I media mainstream ci informano sul gatto di Assange ed altre sciocchezze simili, ma non danno la stessa importanza alle centinaia di migliaia di civili uccisi in Iraq, Libia o Siria, a quelle guerre che sono state intenzionalmente orchestrate ed altri crimini che sono stati rivelati da Wikileaks(originale qui).

Vincenzo Vita aggiunge, su Assange: “La sua questione è centrale per l’informazione” e che, alla domanda sulla posibilità di una marcia per la pace, l’altra questione all’indice oggi: “Per il negoziato è necessario un motore e la manifestazione debba essere contro Putin e non per la pace”. Alchè Fracassi aggiunge:  “La pace non deve essere contro qualcuno”. Nel mio intervento cito l’Eurodeputato irlandese Clare Daly al Parlamento Europeo qualche giorno prima:
"Nessuno ha bisogno di questa guerra e non si tratta di essere per o contro qualcuno, si tratta di buon senso. Göring ha detto che la popolazione, anche nolente, sarebbe stata portata alla guerra."
Io mi chiedo: l'Europa vuole emulare un gerarca nazista o scegliere l'unica via possibile dei negoziati? La guerra è l’ultima cosa che conviene alla classe lavoratrice, come sostiene la Daly.

Per tornare al libro di Claudio e Franco Fracassi Sotto la notizia niente (ampliato con argomenti attuali ed appena ripubblicato), il problema è proprio quello della “selezione dell'informazione” (p. 32 del libro  Sotto la notizia niente), ovvero: “Occultare i fatti sgraditi; manipolare a proprio favore quelli graditi” (Ibid, p. 39). Come asserisce Franco Fracassi dal vivo in conferenza: “Tutto dipende dal consenso che, naturalmente, si fabbrica. Partendo dalle stesse parole: prendiamo la parola “complottista” che prima dell'assassinio Kennedy non esisteva e che dopo iniziò ad identificare tutti coloro che non erano d'accordo con la versione ufficiale, giornalisti in primis. Chi è che si occupa di questo? Le grandi agenzie di comunicazione come quella di David Finn creata conn William Ruder nel 1948, e che come primo cliente ebbe John Rockfeller III. Come si fa? Si crea un bel filone cinematografico dove i “complottisti” sono gli eroi in questo hollywoodiano regno di fantasia (pensiamo a Jason Bourne di “The Bourne Identity”, che ha a che fare anche con il progetto MK-Ultra della CIA, N.d.C.) ma che vengono comunque limitati al cinema, “mica penserai che quello che accade di fronte ad uno schermo è vero, è solo un film”, questo è ciò che si dirà il pubblico all'uscita, quindi del tutto incredibile e folle. Questo funzionò perfettamente dall'11 settembre 2001 in poi: tutti credettero alla versione ufficiale dei 19 arabi guidati in Afghanistan da Osama Bin Laden, nessun giornalista, per timore di essere etichettato come “complottista”, tentò minimamente di smontare la tesi istituzionale, ed il tutto fu risolto dall'FBI in 48 ore.” (Ibid, p. 10-13).

Chi è che oggi mostra invece il dissenso rischia la galera come Julian Assange o Edward Snowden che dal 2013 risiede in Russia per proteggersi dopo aver esposto al Guardian il piano dell'NSA (National Security Agency) statunitense di controllo dei cittadini di tutto il mondo. Mettendo in prigione Assange, che forniva documenti e prove inconfutabili di ciò che esponeva attraverso la sua fondazione Wikileaks, si mette il tappo sulla bocca al dissenso, fondamento stesso della democrazia, e prima di tutto alla possibilità di far accedere l'opinione pubblica all'informazione nuda e cruda, quindi, come riassume compiutamente Franco Fracassi: “Si impedisce a chiunque non sia d'accordo con la narrazione ufficiale di essere ascoltati, perchè lo stigma del complottista, del matto, del terrapiattista ormai è sulla bocca di tutti. Si è costruita la gabbia per il giornalista, costantemente rinchiuso in cattività.”

L'altra questione preponderante di cui parla Franco Fracassi è oggi: "Il racconto di guerra: una volta c'erano gli inviati sul posto, i giornalisti che andavano da soli, con le proprie risorse o quelle del proprio giornale, a sondare il terreno in prima persona nei cosiddetti “teatri di guerra”. Oggi vengono organizzati i viaggi dai ministeri: il giornalista non spende nulla, è tutto gratuito, viene tradotto nel paese destinatario, poi nei vari luoghi scelti dal ministero del paese (ospitante o dal quale proviene) tipo “pacco postale” e ascolta qualcuno che, scelto dal ministero, “gli racconta la guerra. Poi, aggiungo io, magari lo stesso giornalista si informa seguendo le “vie dell'algoritmo”, attraverso Wikipedia o il Washington Post, che vengono assemblati da “giornalisti-bot” (tutti i giornali di grandi proporzioni li hanno) che riassumono parti di notizie o di informazione seguendo l'ordine dei “tag”, che è regolato da una censura che non solo operano loro ma in principio fu Google, e quindi, come ricorda il Prof. Di Sociologia della Comunicazione a Roma Tre Domenico Fiormonte: Il problema metodologico su come riconoscere e affidarsi o meno alle fonti, è alla base di tutto, visto che la manipolazione è un lavorìo costante ed operato oggi tramite l'intelligenza artificiale: in proposito bisogna approfondire la questione del “trattamento della conoscenza” poichè i monopolisti della conoscenza hanno un potere illimitato e studiare i meccanismi geopolitici di accesso all'informazione." Attraverso un articolo del Prof. Fiormonte che titola Il grande reset della conoscenza, ed esplicita come con l'istruzione online a qualsiasi livello, è la piattaforma che regola la conoscenza e la “detiene”, conferma che sono sempre piu' ristretti gli ambiti di autonomia.

Concludiamo con il pensiero del padre di Franco Fracassi, Claudio, che ha diretto Paesesera e Avvenimenti, su come si forma l'informazione, e lo citiamo: “La realtà è un processo e bisogna chiedersi prima di tutto come si forma, questo perchè la realtà è formata dai processi narrativi, di per sé non esiste, come asseriva Giordano Bruno, che è stato bruciato proprio perchè aveva scoperto questo, che la realtà, essendo un processo, investe la struttura intera dell'universo": questo ci deve far riflettere.

Pubblicato in: 
GN47 Anno XIV 19 ottobre 2022
Scheda
Titolo completo: 

Associazione di Stampa Romana

Convegno sull'informazione
Franco e Claudio Fracassi
Sotto la notizia niente
Indygraf

11 ottobre 2022

Partecipano
Lazzaro pappagallo Presidente Associazione Stampa Romana
Vincenzo Vita L'Avvenire
Prof. Domenico Fiormonte Università Roma Tre

Approfondimenti

Julian Assange Articolo del Guardian

Domenico Fiormonte Il Reset della conoscenza

Manifestazioni per Assange