Sala Umberto L'inganno. La scacchiera della dialettica

Articolo di: 
Livia Bidoli
L'inganno

Conosciuto in Italia attraverso il film Gli insospettabili di Joseph L. Mankiewicz del 1972, con Laurence Olivier e Micheal Caine, Sleuth in originale è una pièce teatrale di Anthony Shaffer, e sua è anche la riduzione cinematografica:  L’inganno è il titolo italiano scelto da Glauco Mauri per la sua versione italiana al Sala Umberto di Roma insieme a Roberto Sturno dall’8 al 20 marzo 2011.

Il dramma-thriller di Shaffer, ben poco della commedia rimane a parte le battute alla Lord Henry Wotton da Il ritratto di Dorian Gray di Oscar Wilde, sardoniche e sarcastiche: si, perché Andrew Wyke, è uno scrittore come l’autore, famoso per i polizieschi sulla falsariga di Conan Doyle, forse una sorta di doppio di Shaffer che si è occupato anche delle pregevoli sceneggiature di Frenzy (1972) di Hitchcock, di Assassinio sull’Orient Express (1974) e Assassinio sul Nilo (1978) oltrechè di Sommersby (1993).

L’artistocratico Wyke però ha una moglie, e questa moglie ha un amante nella persona non aristocratica di un agente di viaggi (nell’originale era un parrucchiere): Milo Tindle, figlio di un italiano e di origine ebree, in un’epoca, quella tra ’60 e primi ’70, di piena crisi economica in Inghilterra, dove era vietato a chi non avesse un vero antenato inglese, di emigrare in Albione. Il livellamento degli stipendi avrebbe presto condotto a quello delle classi sociali, e Wyke è ben timoroso che questo consenta addirittura un matrimonio tra questo giovane e belloccio rampante delle “public school” e l’elegante moglie di uno scrittore.

Dapprima Mauri, nella parte che era di Laurence Olivier, cerca di convincere Milo Tindle, ovvero Roberto Sturno, che non se la può permettere; visto che non vi riesce, gli propone di aiutarlo nel mantenimento “permettendogli” di rubare i gioielli nella cassaforte di cui, essendo assicurati, la garanzia gli riaccrediterebbe l’intero importo. Oltre nella trama non andrò per tutti coloro che non hanno visto né il film di Mankiewicz, né quello di Kenneth Branagh del 2007 con Michael Caine nella parte di Olivier e Jude Law in quella dell’amante della moglie. In quest'ultima versione la scenografia postmoderna e la riduzione cinematografica redatta da Harold Pinter rendono il film più dark ed affilato rispetto all’originale.

Le due parti che hanno scelto Mauri e Sturno sono di una difficoltà tutta giocata sul tempo e ritmo dialogico: l’uno batte la grancassa all’altro per una battaglia dialettica che non ha punti morti ed è ricca di effetti a sorpresa. Il burattino Jolly Jack vestito da marinaio, che c’era nel film, la cui risata macabra e “a comando” sarà ricordata da tutti coloro che hanno visto il film con Olivier, stabilisce un trait d’union sintomatico con la versione cinematografica di Mankiewicz, da cui riprende le scelte sceonografiche Giuliano Spinelli, sebbene più essenziali e minimali; ed i costumi di Simona Morresi, che fuoriescendo dal cestino posto nel camino, riconducono alla sciarada di Caine/Sturno, negli abiti clowneschi venati di malinconia, rinvenibile in tutta la pièce.

Di base, il conflitto sempre moderno tra un giovane che seduce la moglie di un vecchio che, essendo uno scrittore di polizieschi, trasforma l’incontro che pensava improbo, in una inevitabile kermesse dialettica, alla quale però Milo Tindle né si sottrae e tantomeno non ne è all’altezza. Il conflitto che doveva essere impari muta in un incredibile gioco a scacchi in cui, come nel film di Bergman, Il settimo sigillo (1957), le mosse non saranno prevedibili e nemmeno corrette.

Pubblicato in: 
GN43 Anno III 14 marzo 2011
Scheda
Titolo completo: 

Teatro Sala Umberto
dall’8 al 20 marzo 2011
Glauco Mauri - Roberto Sturno

L’inganno

Sleuth
di Anthony Shaffer
traduzione e adattamento Glauco Mauri
scene   Giuliano Spinelli
costumi Simona Morresi
musiche Germano Mazzocchetti

regia Glauco Mauri
produzione Compagnia Mauri Sturno