Santa Cecilia. Arcadi Volodos solenne e nostalgico romantico

Articolo di: 
Teo Orlando
Arcadi Volodos

L’ultimo atto della stagione di musica da camera 2014-15 dell’Accademia nazionale di Santa Cecilia ha visto l’esibizione del pianista russo Arcadi Volodos, che il 13 maggio 2015 ha presentato un programma tanto sofisticato quanto di difficile esecuzione, che ha messo in risalto le sue eccezionali qualità interpretative. Volodos, nato a San Pietroburgo nel 1972, ha un profilo internazionale, avendo studiato, oltre che nel Conservatorio della sua città, anche in quelli di Mosca, Parigi e Madrid. Si è poi esibito nelle più prestigiose sale da concerto mondiali, dalla Philharmonie di Berlino alla Carnegie Hall di New York, dal Musikverein di Vienna al Théâtre des Champs-Elysées di Parigi.

Il primo brano in programma era costituito dal Tema e variazioni in re minore op. 18b dall’Andante del Sestetto op. 18 di Johannes Brahms.  Si tratta di un brano originato da un regalo di compleanno che il grande compositore tedesco inviò a Clara Schumann il 13 settembre del 1860, ossia la trascrizione per pianoforte a due mani del secondo movimento del Sestetto per archi in si bemolle maggiore per due violini, due viole e due violoncelli.

Il brano è costituito da un solo movimento, Andante ma moderato in 2/4, in tonalità minore tranne la quarta e quinta variazione. L’attacco è solenne, nobile e grave, e riesce a coniugare in modo mirabile la solennità e la sentimentalità romantica con le geometrie e il rigore costruttivo dell’eredità barocca, e segnatamente bachiana, al punto che nella seconda variazione ci sembra di cogliere lo spirito di una passacaglia. Nella sesta e ultima variazione ritorna il tema iniziale (caro anche a molti musicisti del progressive, che lo hanno liberamente riarrangiato), con la sua peculiarità melodica bipartita. Volodos interpreta il brano sottolineando maggiormente la passionalità romantica rispetto al retaggio barocco, ma mediando comunque efficacemente tra le due tendenze.

Il secondo brano vede sempre Brahms in primo piano, ma questa volta con i Klavierstücke op. 118, pezzi brevi per pianoforte composti tra il 1891 e il 1893 nella villeggiatura di Bad Ischl. Si tratta di pièces dal sapore intimistico, influenzate da analoghi brani di Schubert, Schumann e Mendelssohn. Anche qui però ritornano gli influssi barocchi, segnatamente quelli della raccolta di musiche Für Kenner und Liebhaber di Carl Philipp Emanuel Bach. Non a caso tra questi Klavierstücke il n. 5, Romanza, ha una sonorità bitematica a variazioni che evoca tonalità clavicembalistiche.  E anche altri Stücke, come la Ballata, ricordano un tipo di sonorità protoromantica, più vicina al mondo di Beethoven e di Schubert che a quello di Chopin e di Liszt.  L’esecuzione di Volodos risulta sempre misurata e concentrata, con un sapiente tocco che ben rende lo spirito di Brahms, che compose questi pezzi come se si trattasse di un hobby da vacanza, rimpiangendo il passato, da un lato, e prefigurando i tempi nuovi, dall’altro.

Il concerto si conclude con l’imponente Sonata D960 di Franz Schubert, pubblicata postuma dopo la sua morte, avvenuta nel 1828 quando il grande musicista aveva solo 31 anni. Da molti critici le sonate per pianoforte di Schubert sono considerate il contraltare delle sonate per pianoforte di Beethoven, che morì solo un anno prima del musicista viennese, ma che si era prima formato ideologicamente con i valori della Rivoluzione francese e poi si era alimentato delle disillusioni dell’età napoleonica, senza però perdere la fiducia nei valori umanistici e universali del 1789.

Schubert invece sperimenta la desolazione seguita alla Restaurazione e al Congresso di Vienna, chiudendosi in sé stesso e quasi rifiutando un contatto dialettico con il mondo, ma cercando semmai di trasfigurare la sua solitudine in una nostalgia (Sehnsucht) verso l’indeterminato, così tipica dell’anima romantica e di letterati-filosofi come gli Schlegel, Friedrich Hölderlin e Novalis. Ecco perché Theodor W. Adorno ha potuto scrivere che la musica di Schubert risulta “incomparabilmente molto più triste anche dei pezzi più malinconici di Beethoven”. In Beethoven, l’attività compositiva mira “all’intreccio indissolubile di tutto e parte”. In Schubert invece la tristezza “dipenderebbe allora non solo dall’espressione (che è essa stessa una funzione della complessione musicale), ma dalla liberazione del particolare”. Tuttavia, in Schubert prevale il momento negativo, e non quello positivo, perché il dettaglio liberato si presenta allo stesso tempo come qualcosa di abbandonato, isolato e sofferente.

Il primo tempo della Sonata (Molto moderato) presenta una struttura armonica tipica della forma sonata, con un rapporto si bemolle maggiore-fa maggiore mediato però dal fa diesis minore nell’esposizione e dal si minore nella riesposizione. Il tema principale dell’esposizione è in forma ternaria e consente di passare a differenti tonalità, che poi si espandono nei successivi tre movimenti (Andante sostenuto, Scherzo: Allegro vivace con delicatezza, Allegro ma non troppo).

La coda è composta di due parti, la prima piuttosto quieta e sommessa, che crea un senso di attesa, mentre la seconda è più animata e riesce a dissolvere la tensione finale in movimenti vibrati e agitati, terminando con ottave in fortissimo. Volodos, inizialmente un po’ a disagio, entra progressivamente dentro la struttura della sonata, che va eseguita senza empiti di passione, ma seguendo e delibando, per così dire, le sottili variazioni cromatiche che ne fanno quasi un Lied cameristico senza parole.

Il pubblico, non numerosissimo, applaude comunque in modo così convinto ed entusiasta che il pianista concede ben quattro bis: il Minuetto in do diesis minore D 600 di Franz Schubert, la VII delle Waldszenen op. 82 di Robert Schumann (“Der Vogel als Prophet”), la Danza spagnola n. 1, “La vida breve”, di Manuel de Falla e la trascrizione da parte di Bach di un Largo (“Siciliano”) di Antonio Vivaldi, incluso nel Concerto n° 5 in re minore BWV 596.

Pubblicato in: 
GN26 Anno VII 21 maggio 2015
Scheda
Titolo completo: 

Accademia Nazionale di Santa Cecilia
Stagione da Camera

Arcadi Volodos in recital
MERCOLEDÌ 13 MAGGIO 2015
SALA SANTA CECILIA ORE 20.30

Arcadi Volodos pianoforte

Johannes Brahms: Tema e variazioni dall'Andante del Sestetto per archi op. 18b
Johannes Brahms: 6 Pezzi op. 118
Franz Schubert: Sonata D 960

Voto: 
9