Santa Cecilia. Il caleidoscopio iridescente di Mozart

Articolo di: 
Livia Bidoli
Akamus

Lo scorso 21 novembre, presso l'Accademia Nazionale di Santa Cecilia a Roma, Il flauto magico di Mozart in forma di concerto è stato eseguito con gli strumenti originali con cui fu orchestrato dall'autore: la specialità della Akademie für Alte Musik Berlin (Akamus) insieme al RIAS Kammerchor Berlin è infatti di rispettare la prassi esecutiva storica. Alle direzione René Jacobs, che ha registrato l'opera con loro in una premiata edizione Harmonia Mundi del 2010.

Il magico caleidoscopio favolistico di Mozart, Die Zauberflöte, aggrega nel suo incantatorio intreccio, diversi stili: dal Singspiel all'opera buffa, all'opera seria italiana rappresentata dalla partitura per la Regina della Notte (qui la turca Burcu Uyar), soprano di coloratura, opposto al basso profondo di Sarastro (il potente Marcos Fink), sia metaforicamente sia nel cantato dicotomico rispetto a lei. Tutti i personaggi della Zauberoper (l'opera magica) messa in scena nel 1791, due mesi prima della morte di Mozart nel Theater and der Wieden di Vienna, sono tutti emblematicamente rappresentati da parti musicali ricorrenti nell'intera orchestrazione, a differirli ampiamente e simbolicamente dai due personaggi in evoluzione, gli innamorati Tamino e Pamina, rispettivamente il Principe e la figlia della Regina della Notte. Come in ogni fiaba, saranno i due giovani iniziati a superare le prove del silenzio, dell'acqua e del fuoco, per essere ammessi come regnanti nel Tempio del buon mago Sarastro, che ha sottratto Pamina all'influenza nefasta della madre, che ne aveva accordato la mano allo stolido e brutto Monostatos. Meravigliosamente brillante il suono dello zufolo di Papageno, simbolico di una infantile quanto  pura naïveté, che con le sue promesse inconsapevoli conquista il cuore e rompe l'incantesimo di Papagena.

Nel peregrinaggio tra foreste ed animali incantati dal suono del Flauto magico di Pamino, - in cui il flauto solista si erge chiaro nella sua trascendente impronta al di sopra dell'orchestra, come in altri episodi si colora con gli archi ed i legni, in un gioco ancora più mirabolante e fiabesco -, su un tappeto di echi l'orchestra si fa memoria del canto del Principe, - la flessuosa voce calda di Topi Lehtipuu - seguendolo nelle sue fluttuazioni emotive che supereranno tutte le prove.

Nell'Egitto immaginato dal librettista Emanuel Schikaneder, anche lui massone come Mozart, – le prove dei due iniziati Tamino e Pamina (silenzio, acqua e fuoco); i riferimenti al numero tre (le tre damigelle come i tre fanciulli ed i tre geni); i tre bemolle nell'armatura in chiave di mi bemolle maggiore, la tonalità dell'opera, solo per nominarne alcuni – la luce di Sarastro rifulge con la tonalità di basso profondo – l'esperto ed espressivo Marcos Fink -, un ossimoro che rende sfolgorante la mozartiana partitura per lui, a dimostrazione che la tenebra può risplendere, se illuminata, dell'abbagliante vigore di un caleidoscopico chiarore. La dicotomia simbolica risolta in Sarastro si contrappone alla gelida aria di Astrifiammante Regina della Nottela turca Burcu Uyar, che come Fink ha lavorato già alacremente con Jacobs in altre produzioni del Flauto magico a Salisburgo – come alla figlia Pamina, rivelazione deliziosa della svedese Miah Persson, in particolare nel duetto con Tamino quando si avvicinano al Tempio di Sarastro (I atto), e nella disperata scena dopo il voto del silenzio di Tamino (che rimanda all'aria di Constanze in Il ratto del serraglio “Traurigkeit ward mir zum Lose”), e su cui l'orchestra arabeggia sinuosamente.

Tra i campanelli del Glockenspiel (il carillon magico di Papageno, l'uccellatore della Regina della Notte) e le voci belle e divertite delle tre damigelle, squilla divertita la voce di Papageno, meravigliosamente interpretato da Daniel Schmutzhardt – che presto debutterà alla Bayerische Staatoper di Monaco di Baviera, all'Opéra de Paris e con i Wiener Philarmoniker -, e che dà una prova trascinante insieme alla Papagena coreana di Sunhae Im, esplosivamente fuoriuscita dal pubblico in un abitino rosa confetto e sollazzante di grazia. I campanelli, delineati nell'immediatezza leggera mozartiana, sono la cifra ed il giusto contraltare all'irruenza del soprannaturale nella prova finale, dipingendo con estrema grazia quel candore che ha sempre caratterizzato Mozart nella sua composizione, anche nei suoi episodi più cruenti e dolorosi e che qui, grazie all'uso abile degli strumenti antichi da parte dell'Akamus diretta da Jacobs, risaltano tra le voci curate del RIAS Kammerchor, fluttuanti negli echi delle voci bianche dei fanciulli, rimembrando a tutti i versi di  Pamina e Tamino (Atto II, scena 28):

Con la potenza del suono passiamo
lieti attraverso la tetra notte della morte.

L'estremo e adamantino richiamo di Mozart all'essenza della musica, in un respiro ardente e flessuoso che il flauto, nel suo candido incanto, è atto simbolicamente a consacrare a suggello del suo bagliore vitale.

Pubblicato in: 
GN4 Anno V 26 novembre 2012
Scheda
Titolo completo: 

Accademia Nazionale di Santa Cecilia
Stagione di Musica da Camera 2012 - 2013
Auditorium Parco della Musica - Sala Santa Cecilia
Mercoledì 21 novembre 2012 ore 20,30

Die Zauberflöte – Il flauto magico
Opera tedesca in due atti KV 620
di Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791)
libretto di Emanuel Schikaneder

Akademie für Alte Musik Berlin
RIAS Kammerchor Berlin
René Jacobs direttore
Miah Persson    Pamina
Topi Lehtipuu    Tamino
Burcu Uyar    Regina della notte
Marcos Fink    Sarastro
Sunhae Im    Papagena
Daniel Schmutzhardt    Papageno