Santa Cecilia. Il luminoso vitalismo dei Concerti Grossi di Händel

Articolo di: 
Daniela Puggioni
Il M° Sardelli e L'Accademia Barocca di Santa Cecilia

L'annuale appuntamento con L'Accademia Barocca di Santa Cecilia e il maestro Federico Maria Sardelli ha proposto i Concerti grossi op. 3 di Georg Friedrich Händel, una scelta salutata con grande entusiasmo dal pubblico presente, che ha lungamente applaudito gli interpreti.

Il concerto grosso come forma musicale, che fu a lungo elaborato da Arcangelo Corelli ( 1653- 1713), consiste nella presenza di due gruppi strumentali: il Concertino formato generalmente da due violini e violoncello come basso, definiti "obbligati" in partitura, e un gruppo più numeroso, il Concerto grosso, definito "ad arbitrio", con gli archi e al basso continuo il clavicembalo o l'organo, in dialogo con il Concertino . Corelli fu uno dei più importanti esponenti del barocco musicale romano, grande violinista e compositore, fu considerato anche ai suoi tempi un modello nella creazione della musica strumentale. La regina Cristina di Svezia e i cardinali Pamphilj e Ottoboni provvidero a tutte le sue esigenze, tra cui anche l'impiego di un cospicuo numero di musicisti per l'esecuzione delle sue composizioni. Per questo motivo, a differenza di altri fondamentali musicisti come Händel, Bach e Vivaldi, poté dedicarsi alla composizione senza l'assillo del denaro e di obblighi imposti dalla committenza. Tutto ciò gli permise di perfezionare negli anni la forma del concerto grosso come testimonia la sua ultima raccolta la n° 6 che fu pubblicata postuma. 

Händel nel suo prolifico soggiorno romano conobbe e collaborò con Corelli, di cui ascoltò le composizioni traendone un insegnamento che poi utilizzò nelle sue opere,mentre Corelli diresse la prima assoluta di un capolavoro del giovane musicista sassone, La resurrezione, oratorio composto per il principe Ruspoli. I sei concerti grossi op. 3 di Händel vennero pubblicati a Londra nel 1734 da John Walsh senza autorizzazione dell'autore, come l'editore faceva anche con altri celebri artisti, copiando e pubblicando le opere stampate in Olanda di famosi compositori come Scarlatti, Albinoni e Vivaldi. In questo caso assemblò composizioni scritte probabilmente tra il 1712 e il 1722 in diverse occasioni. 

Gli oboi predominano in tutti i concerti eccetto che nel terzo, dove l'orchestrazione prevede un flauto o un oboe ma sono presenti anche altri strumenti cosa probabilmente prevista anche nei Concerti Grossi di Corelli. Federico Maria Sardelli, flautista, direttore e musicologo, responsabile del catalogo delle opere di Vivaldi, in occasione del concerto  dedicato a Corelli, nella ricorrenza del trecentesimo anniversario della morte avvenuta  a Roma l’8 gennaio 1713, durante una breve intervista ci aveva detto che nel 1998, per il suo lavoro musicologico, in occasione dell'incisione de i Concerti grossi op. VI di Corelli, realizzata per Amadeus, aveva utilizzato gli studi di Franco Piperno che derivavano da quelli di Hans Joachim Marx. Da questi studi basati sull'analisi dei liste di pagamento dei musicisti che lavoravano per gli Ottoboni, Ruspoli e Pamphilj, si evince la ragionevole convinzione che, nelle occasioni di queste grandi esecuzioni in cui Corelli dirigeva i Concerti grossi, che a volte servivano da introduzione a oratori sacri, cerimonie, drammi per musica, non sempre, ma abbastanza  frequentemente ci fu la presenza di strumenti a fiato, di ripieno: soprattutto oboi, in seconda misura trombe e in terza battuta flauti.

Tornando a Händel anche in queste composizioni spicca la stupefacente abilità del compositore di assimilazione e reinvenzione delle forme musicali di diversi ambiti culturali. Il concerto n° 1 si bemolle maggiore fu forse il primo della raccolta ad essere composto, segue il modello italiano in quanto è articolato  in tre movimenti. Nel primo movimento Allegro dialogano gli oboi con i violini, nel Largo si aggiungono i flauti in un'atmosfera pastorale di gusto veneziano e infine nell'Allegro conclusivo sono presenti due fagotti solisti. Nel concerto n° 2 in si bemolle maggiore sono chiaramente indicati in partitura Concertino e Concerto grosso nel Vivace di apertura gli oboi raddoppiano i violini, mentre nel Largo, che segue l'oboe assurge al ruolo di protagonista,nell'Allegro, invece, gli oboi tornano alla loro funzione di raddoppiare i violini del Concertino. I due movimenti successivi non hanno indicazione il primo è in ritmo ternario il secondo è più veloce e brillante in ritmo danzante, ma in entrambi i due oboi tornano ad essere protagonisti. Il concerto n° 3 in sol maggiore è aperto dall'intenso dialogo del violino con l'oboe, il Concertino, mentre nell' Adagio, l'oboe ha il ruolo di solista, l'Allegro che conclude il concerto è un fugato a cui partecipano tutti gli strumenti. 

Il concerto n°4 in fa maggiore si apre con una ouverture "alla francese" in tre tempi, che forse apriva il secondo atto dell'opera Amadigi (1715), nell'Andante successivo rifulge il canto dell'oboe accompagnato dal violoncello e dagli archi del Concertino. L'Allegro è cratterizzato da un brillante contrappunto e la composizione viene conclusa da una Gavotta con la coppia di oboi che dialoga con gli archi. Il Concerto n°5 in re minore, vede sempre nel ruolo di protagonisti gli oboi nel Largo di apertura, segue l'Allegro che presenta una fuga, nel successivo Adagio dialogano il violino del Concertino e l'oboe, il brano si chiude con due brillanti Allegri. Al Concerto n°6 in re maggiore, manca un movimento il maestro Sardelli ha spiegato al pubblico che dopo essersi consultato con Andrea Coen, esperto ed eccellente organista, ha deciso di aggiungere un brano per solo organo, soluzione pertinente in quanto l'ultimo movimento del concerto prevede l'organo concertante. Händel fu, secondo le testimonianze dell'epoca, un eccelso organista e clavicembalista e come tale si esibiva spesso come solista. Andrea Coen, che nel concerto ha suonato sia il clavicembalo di basso continuo sia l'organo concertante, ne è stato autore e l'ottimo interprete. Il brano è incorniciato da un Vivace e un Allegro, che come già detto, prevede l'organo concertant,e probabilmente derivante da un concerto per organo e orchestra utilizzato come ouverture per l'opera Pastor fido del 1712.

Federico Maria Sardelli  ha magistralmente guidato i bravi musicisti de L'Accademia Barocca in una interpretazione che ha trasmesso al pubblico il piacere nel fare musica con levità ed eleganza nella cantabilità, fraseggio, colore e dinamica, rendendo magnificamente tutta la vitale e originale inventiva del “Caro Sassone”così da offrire agli ascoltatori un godimento per l'animo e i sensi. Ricordiamo l'eccellente Paolo Pollastri, all'oboe, un pilastro della compagine, in questi concerti, in cui il suo strumento ha un ruolo di protagonista, ha reso perfettamente lo stupefacente virtuosismo e la cantabilità di Händel, affiancato dalla bravura di Simone Bensi, come secondo oboe. Ricordiamo anche i Paolo Piomboni, e Ruggiero Sfregola, impegnati come primo violino e secondo violino di Concertino. Il concerto ha riscosso un grande entusiasmo nel pubblico che ha lungamente e calorosamente applaudito gli interpreti.

Ci auguriamo di poter ascoltare nuovamente e con più frequenza L'Accademia Barocca di Santa Cecilia nei programmi della Stagione di Musica da Camera dell'Accademia, non solo nella musica  strumentale ma anche in quella sacra e negli oratori, con un pubblico più sensibile e recettivo verso questo tipo di composizioni di quello della Stagione di Musica Sinfonica.
 

Pubblicato in: 
GN13 Anno XI 5 febbraio 2019
Scheda
Titolo completo: 

Accademia Nazionale di Santa Cecilia
Stagione da Camera 2018-2019

Auditorium  Parco della Musica
mercoledì 30 gennaio 2019
Sala Sinopoli  ore 20.30

L'Accademia Barocca di Santa Cecilia
Federico Maria Sardelli direttore

Händel Sei Concerti Grossi op. 3