Santa Cecilia. Il mandolino di Avi Avital e gli Archi di Santa Cecilia

Articolo di: 
Daniela Puggioni
Avital, Piovano e gli Archi di Santa Cecilia. Crediti Musacchio, Iannello e Pasqualini

Un insolito quanto interessante concerto ha aperto il nuovo anno della Stagione di Musica da Camera dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia, ne sono stati protagonisti Avi Avital, celebre virtuoso di mandolino, e gli Archi di Santa Cecilia diretti da Luigi Piovano.

La prima parte è stata incentrata sul mandolino, strumento legato alla tradizione popolare napoletana, soprattutto nella versione più nota. Il mandolino è un cordofono a pizzico di cui si conoscono varie versioni, quella più conosciuta è quella napoletana a quattro corde raddoppiate accordata come il violino, con la cassa armonica bombata e un cavigliere un po' reclinato, che ricorda la chitarra spagnola e la vihuela. La versione lombarda, derivata dalla mandola a sei corde doppie, è stata quella usata da Avital.

Due dei concerti, che sono stati eseguiti, furono composti da Antonio Vivaldi (1678-1741), caso esemplare in ambito musicale dell'arte di stupire tipica del barocco, a cui si aggiunge la sua peculiarità di essere polistrumentista, come il padre. A Venezia c'era anche una tradizione consolidata a cominciare da Adrian Willaert (1490-1562) nel 1500 di ricerca degli effetti timbrici nell'uso dei diversi strumenti, una pratica che fu introdotta anche all'Ospedale della Pietà nell'insegnamento alle “putte”. Luogo dove Vivaldi istruiva le ragazze orfane, le “putte”, che erano in grado di suonare i più diversi strumenti. L'analisi approfondita delle partiture, inoltre, dimostra che la conoscenza di Vivaldi degli altri strumenti, oltre il prediletto violino, non era solo teorica ma pratica.

Il Concerto per mandolino e archi in re maggiore RV 93, originariamente composto per liuto, è diviso secondo il classico schema vivaldiano in tre movimenti con i due violini con funzione di ripieno. Anche il Concerto per mandolino e archi in do maggiore RV 425 è tripartito, si suppone che sia stato composto per il marchese ferrarese Guido Bentivoglio d'Aragona, che amava suonare questo strumento. Il pizzicato degli archi accompagna il virtuosismo del mandolino nei due movimenti Allegro che aprono e chiudono la composizione, mentre nel Largo domina il malinconico canto del solista. Vivaldi usò il mandolino anche come strumento obbligato nell'aria di Giuditta “Transit aetas” nell’oratorio Juditha triumphans (1716), che chiuderà la Stagione di musica da camera, nella esecuzione de L’Accademia Barocca di Santa Cecilia, del Coro dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia e con la direzione di Federico Maria Sardelli.

La prima parte ha anche proposto il Concerto Italiano BWV 971 di Johann Sebastian Bach (1685 - 1750) per clavicembalo nella trascrizione per mandolino e archi di Antonio Piovano, che l'ha dedicata a Avi Avital, agli Archi di Santa Cecilia e a Luigi Piovano. Bach conosceva bene le composizioni di Vivaldi, ma questa non è una trascrizione bensì una creazione originale ispirata a quel modello, composta per il clavicembalo, in cui i due manuali dello strumento assumono uno, la funzione di Concertino, e l'altro dei Tutti del Concerto grosso. Spicca l'elegiaco Andante in re minore tra i due movimenti veloci, nell'introduttivo Allegro moderato dominano le variazioni mentre il trascinante Presto  è in forma di Rondò e chiude il brano.

Avi Avital non è solo un pregevole virtuoso, ma è anche dotato di una grande e sensibile musicalità che lo fa eccellere nelle parti meditative di cui esalta la cantabilità della melodia. Lungamente acclamato ha eseguito il Largo dal Concerto per flautino, archi e basso continuo di Vivaldi con gli Archi di Santa Cecilia e Luigi Piovano, che ha diretto al cembalo tutta la prima parte.

La seconda si aperta con la raffinata Terza Suite delle Antiche danze e arie per soli archi di Ottorino Respighi (1879 - 1936), compositore noto soprattutto per le composizioni dedicate a Roma: I Pini, Le Fontane e Le Feste, in cui rifulge la sua eccellente abilità nell'orchestrazione appresa da quello che era considerato un maestro indiscusso: Rimskij-Korsakov, autore di un celeberrimo manuale su questo argomento. Appartenente alla cosiddetta “Generazione dell’ottanta” fu tra i musicisti che si dedicarono alla riscoperta della musica del passato, tra cui ricordiamo Casella e Malipiero. Le tre Suites delle Antiche danze e arie sono tra le composizioni note di Respighi, la terza per soli archi contiene trascrizioni dal liuto rielaborate per orchestra archi. Divisa in quattro brani contiene pezzi anonimi insieme a sei arie di corte di Jean Baptiste Besard (1567 circa- 1625) e una Passacaglia (1692) del nobile Lodovico Roncalli, tratta da i Capricci armonici per chitarra spagnola dedicati al cardinale Pamphili. Il primo brano si apre con un Andantino elegiaco basato su una composizione anonima della fine del '500, poi si susseguono alcune delle affascinanti Arie di Besard che alternano tempi diversi, poi la languida Siciliana di Anonimo e infine la vivace Passacaglia su cui l'autore crea una serie di variazioni.

Si tratta di un brano che mette in luce tutta l'abilità degli esecutori per raffinatezza timbrica ed espressiva, caratteristica condivisa dal brano che ha chiuso lo spettacolo il Concerto per archi di Nino Rota (1911 – 1979). Nino Rota è conosciuto per le splendide colonne sonore di film, in primis quelle scritte per Federico Fellini cui lo legava un rapporto che andava oltre gli aspetti professionali, il regista lo considerava anche il suo portafortuna, compose anche per Visconti, Zeffirelli, Monicelli, Coppola. Rota apprezzò molto Stravinskij e il suo neoclassicismo, che ispira questa composizione (1964-65) in quattro movimenti ed è nella tradizione del concerto non solistico. Il Preludio, che apre ol Concerto, esibisce una raffinata varietà timbrica, il seguente Scherzo dal ritmo incalzante e con venature ironiche ha echi provenienti da Prokoviev. Nel terzo movimento, Aria, predomina la cantabilità della melodia mentre il conclusivo Allegrissimo sposta l'accento sul virtuosismo della compagine.

Gli Archi di Santa Cecilia sotto l'abile direzione di Luigi Piovano hanno messo in mostra un'ottima duttilità interpretativa nei diversi brani e negli ultimi due, che mettono alla prova la bravura della compagine, hanno messo in luce la variegata complessità della tavolozza timbrica e ritmica insieme alla cantabilità melodica. I lunghi e calorosi applausi alla fine hanno convinto a concedere un bis la vivace e popolare Pizzicato polka composta in collaborazione dai fratelli Strauss Johann jr e Joseph.

Pubblicato in: 
GN11 Anno XII 16 gennaio 2020
Scheda
Titolo completo: 

Accademia Nazionale di Santa Cecilia

Mercoledì 8 gennaio 2020 ore 20.30
Stagione da Camera
Sala Sinopoli - Auditorium Parco della Musica

Archi di Santa Cecilia
Luigi Piovano direttore
Avi Avital mandolino

Vivaldi Concerto per mandolino e archi in re mggiore RV 93
Bach Concerto Italiano in fa maggiore BWV 971 per mandolino e archi (trascrizione di Antonio Piovano)
Vivaldi Concerto per mandolino e archi in do maggiore RV 425
Respighi Antiche danze e arie (Suite n.3)
Rota Concerto per archi