Santa Cecilia. La Russia colta di Shostakovich

Articolo di: 
Livia Bidoli
Temirkanov Butiashvili

Le due versioni di Dimitrij Shostakovich a Santa Cecilia con Yuri Temirkanov alla direzione e Lisa Batiashvili al violino dal 14 al 17 aprile 2012, intitolate più sobriamente i “Due volti”, in realtà presentano il tormento del musicista in un’epoca in cui chi non era “ideologicamente”, ossequiosamente, filologicamente, schierato con Stalin, meritava il gelo siberiano oppure, “semplicemente” non venivano più eseguite le sue musiche in tutta la Russia.

Sorte che molti, come Shostakovich e Prokofiev, subirono a fasi alterne, e qui ne vediamo un esempio lampante. I Canti delle Foreste, obbligatorio omaggio al regime, non assomiglia minimamente allo sferzante – soprattutto per il solista – Concerto per violino n.1 in la minore, sebbene conservi un certo fascino diciamo, “real-socialista” da avanguardia nazionalista.

Detto ciò, dobbiamo fare un’aggiunta importante: Shostakovich ha scritto opere, come la Settima sinfonia, la Leningrado, contro ogni totalitarismo e fu un convinto assertore della pace, ed il suo impegno fu sincero, nonostante Stalin, in particolare durante l’invasione nazista.

Mai due opere però, come il Concerto per violino n.1 in la minore op.77 ed i Canti delle Foreste, sono più distanti nella carriera di un autore come Shostakovich. Scritti inoltre a distanza di un anno circa l’uno dall’altro, - tra marzo 1948 e agosto 1949 - il primo dopo l’accusa di  “formalismo” ed il divieto di eseguire in pubblico opere di Shostakovich (come anche di Prokofiev e altri del livello di Katchaturian); l’altro dopo la “riabilitazione” di Shostakovich da parte di Stalin, con viaggio negli Stati Uniti a rappresentare la Russia “colta” all’estero, sono forieri di un clima da “Caccia alle streghe”, che negli Stati Uniti si ebbe poco dopo con il Maccartismo (la "purga anticomusista" anti-Hollywood di Joseph MacCarthy tra 1950 e 1954). Due facce della medaglia che anche oltreoceano fecero vittime illustri senza avere il minimo senso.

Lisa Butiashvili, georgiana, è un’esecutrice perfetta del Concerto per violino: l’orchestra ha poca parte in questo spartito, se non di accompagnamento e, sotto l’egida conosciuta di Temirkanov, Santa Cecilia segue col giusto respiro, soprattutto percussivo, secondo le indicazioni del direttore, con timbri esaltati e ritmi che reiterano il tema principale veicolato dal violino, con estrema puntualità.

Il Notturno (Moderato) iniziale, - il Concerto si compone di quattro movimenti con una Cadenza del solista su sui si esercitò Ostrakh per la premiere di Leningrado del 1955, dopo la morte del dittatore Stalin – corrisponde a note fosche e cupamente vibranti, saettate soltanto dai radi tocchi dello xilofono. Le sferzate del violino che Butiashvili maneggia con estrema precisione senza perdere una singola nota, e convolute in un cd con la Bayerische Rundfunk Orchester diretta da Esa-Pekka Salonen per Deutsche Grammophon, confluiscono in uno Scherzo (Allegro) dal tipico sapore shostakovicciano, diventando capricciosi passi di danza.

La seguente Passacaglia (Andante) riprende i temi del moderato iniziale ripetendoli ma meno mestamente, e lasciando poi spazio alla solista per un viaggio in completa autonomia su acuti e impervie asperità tecniche, comprese le scale cromatiche, che da sole valgono tutto il concerto e gli applausi dovuti del pubblico. La Burlesca (Allegro con brio), si presenta come il giusto finale, riprendendo il ritmo dello Scherzo e accelerando su note che si rivelano in ogni caso sotterraneamente inquietanti.

Apologetico e solenne, l’oratorio per coro e orchestra op. 81 dei Canti delle Foreste, in prima esecuzione nei concerti dell’Accademia di Santa Cecilia, nelle sua versione “rivista e corretta” del 1960 – non di certo migliore di quella “dettata” ds Stalin – è su testi di Evgenij Dolmatovskij, Dettando le sorti gloriose del socialismo in versione “agronoma”, si arricchisce anche di inni alle camicie verdi (riferite alle foreste e non a qualche spauracchio politico nordista). 

Eseguita con ritmo e respiro, i Canti delle Foreste conservano in ogni caso una freschezza nel coro principale come in quello di Voci Bianche, diretti dall’impeccabile Ciro Visco. Il tenore Viktor Lutsiuk del Marinskij (dal 1996 ne fa parte) di Pietroburgo di Gergiev, insieme al basso Vitalij Kowaljow, una carriera operistica che va da Sarastro a Onegin, sono due perfetti veicoli per un testo che racconta “l’avanzata dei boschi sulle agri steppe sovietiche”.

Tutto incentrato su do maggiore, con cui si apre e chiude il lavoro, soltanto nel terzo e quarto movimento si fa più cupo, un po’ riprendendo Musorgskij, senza disperare però torna il Gloria delle Voci Bianche nell’ultimo movimento, incitato nondimeno dai solisti “in nome di alberi, popolo e partito”.

Pubblicato in: 
GN24 Anno IV 23 aprile 2012
Scheda
Titolo completo: 

Auditorium Parco della Musica - Sala Santa Cecilia
Sabato 14 aprile ore 18,00 - Lunedì 16 ore 21 -  Martedì 17  ore 19,30

Orchestra, Coro e Voci Bianche dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia
Yuri Temirkanov  Direttore
Lisa Batiashvili Violino
Mikhail Agafonov Tenore
Vitalij Kowaljow Baritono

Dimitrij Šostakovič
Concerto per violino e orchestra n. 1 in la minore op. 77
Il canto delle foreste op. 81