Santa Cecilia. La sfera cangiante di Lang Lang

Articolo di: 
Livia Bidoli
Lang Lang

A Santa Cecilia approda Lang Lang, il pianista dei record: d'ascolti, di seguito, di emozioni, perché vedere un suo concerto è una vera esperienza di condivisione che inizia da subito, non appena si osserva la compartecipazione “fisica” oltreché emotiva, al brano eseguito: lo scorso 3 marzo (concerti anche sabato primo e martedì 4), il pianista cinese ha proposto il Concerto n. 3 di Prokofiev guidato da Antonio Pappano e con l'Orchestra dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia, ed un enorme seguito di pubblico.

Il famoso Concerto n. 3 di Prokofiev però non era l'unico brano in cartellone, c'era deliziosa entrée, l'Ouverture dalla Dinorah di Meyerbeer, mai eseguita a Santa Cecilia, è che è stata diretta con notevole plauso da Pappano, e che la nostra percezione ha gradito per il suo fraseggio vivace e lirico degli archi, un bel legato tipicamente di secondo Ottocento da Grand Opéra, anche se  Dinorah, or Le pardon de Ploërmel, è registrata come un'opéra comique. In particolare un merito agli assoli del primo violino dell'Orchestra, Carlo Maria Parazzoli, che “affonda” su questa trama pastorale che, come vuole la tradizione, racconta di una contadina innamorata ed abbandonata, che poi ritroverà il suo innamorato, scoprendo che le è stato fedele e che solo le circostanze avverse lo hanno costretto ad allontanarsi. Particolarmente levigate le trame orchestrali che si ammantano di un velo fantastico per poi esplodere in un roboante finale a tutto fiato.

Lang Lang, il pianista cinese che ha unito il rock alla classica suonando One con i Metallica, che ha indetto un concorso, i 101 Pianists per fanciulli alla tastiera, profondendosi nella Rapsodia Ungherese n. 2 di Liszt imitando il suo Tom alla tastiera con Jerry nella famosa sequenza di Walt Disney. Un pianista superlativo: Lang Lang unisce alla performance delle mani tutto il suo corpo, l'espressione del viso muta secondo le cadenze pianistiche e comunica a tutto tondo il suo amore per la musica. E' sicuramente per questo che 40 milioni di piccoli cinesi si sono messi a studiare pianoforte dopo averlo ascoltato e visto: convince adulti e bambini al piacere della musica, come dovrebbe essere per tutti, senza frontiere o linee di separazione, riproducendo quel che Oscar Wilde disse per i libri, ed adattandolo all'esecuzione della musica: perché la musica ben scritta, deve essere accompagnata a quella ben eseguita.

Il suo cavallo di battaglia della serata, di cui ricordiamo la celebre ed indimenticabile interpretazione di Martha Argerich, è il Concerto per pianoforte n. 3 op. 26 di Sergej Prokofiev, dedicato al poeta Konstantin Bel'mont, russo e fuggito come lui dall'Unione Sovietica dopo il 1917. Il Concerto riassume sia l'anima russa, con le sue coloriture armoniche, sia l'apertura europea con le sue plurime variazioni e le riprese ostinate e concise di ritmi vitalistici, e a volte dissonanti che, oltrechè riflettere la cifra essenziale di Prokofiev, lo rendono peculiare in tutta la sua produzione, ed avvicinabile, come nell'incisione di Lang Lang per Sony, al Concerto n. 2 di Bartòk.

Il Concerto si snoda in tre classici movimenti che debuttano con l'Andante e la clarità di Lang Lang al piano espone il primo tema con grande profusione di note trasparenti che l'orchestra stessa esalta con brio, evidenziando le sfaccettature oltremodo virtuose della tastiera. L'Andantino che segue, ricolmo di variazioni si mostra come una sfera dai colori cangianti e ridondanti, nel cui fraseggio si concede al pubblico con magica veemenza, e dettagliate storie di suoni, seppur nella loro infinita dissolvenza (il pianissimo). La trama s'infittisce di secondo in secondo, presentando nel celebre contrappunto un ostinato cui le variazioni si sussseguono e si incorporano inebriandosi di colore financo ad dei touches jazzati. Il clima semielegiaco e lirico che ne profonde sembra quasi incastonato nei riflessi dell'acqua, e nei suoi motivi intimistici, rivela il suo massimo spessore. L'Allegro non troppo buffonesco alleggerisce il tessuto musicale, riprendendo come uno scherzo il primo tema e poi un meno mosso, trattenuto da una melodia, e che poi scroscerà elegante ed acuto nel finale. Un bis a grande richiesta è stato concesso da Lang Lang ad un pubblico giustamente entusiasta.

La seconda parte del concerto ci mostra con maggior evidenza un Pappano a suo agio con l’Orchestra di Santa Cecilia. La Sinfonia n. 3 in do minore per organo e orchestra op. 78 di Camille Saint-Saëns del 1886 è dedicata al suo caro amico Franz Liszt, che morirà qualche mese dopo nello stesso anno. La parte più evidente e trascinante di questa celebre sinfonia, è il tema lirico che ascoltiamo per la prima volta nell’Adagio, nella prima parte di una composizione che si apre a ispirazioni che vanno da Caikowskij a Schumann e Mendelssohn.

L’Allegro moderato ed il Poco Adagio che seguono, stemperano il vigore timbrico fluttuando su sinuose liricità che prendono il volo con l’organo solista di Daniele Rossi. Atipico nella partitura orchestrale, l’organo inserito da uno dei massimi organisti del tempo, il compositore stesso, Saint-Saëns lo introduce nella sua ultima sinfonia commissionata dalla London Philarmonic Society forse per rendere più maestosa la scrittura orchestrale che, nel finale ed omonimo Maestoso, arriva a punte di inusitata e brillante coreografia per variazioni e imponenza. Tra contrappunti gloriosi e gravi dei tromboni sulle veleggiate degli archi ci spiace solo per l’assenza di un organo completo in questa sala e per un’Orchestra che lo meriterebbero per esaltarne la vivace e accurata messe di concerti che nondimeno ci offre.

Nella Sinfonia sono previsti anche due pianoforti, e la complessità rifugge in un estremo lirismo conquistatore stimolato anche dai ritorni esortanti del Dies Irae. L’Allegro moderato ed il Presto della seconda parte, quest’ultimo più simile ad uno scherzo, mettono in risalto il piano nella scompaginata tessitura di ottoni e di archi.

Il Maestoso citato prima, conferisce un energico climax alle fughe attraverso la ridondante voce dell’organo, intrecciandosi subito a polifonie, corali, ed un interlude di parnassiana memoria, riconvertendo le melodie tutte in un nuovo slancio pindarico.

Pubblicato in: 
GN18 Anno VI 13 marzo 2014
Scheda
Titolo completo: 

Accademia Nazionale di Santa Cecilia
Stagione di Musica Sinfonica
Auditorium Parco della Musica - Sala Santa Cecilia
Sabato 1 marzo ore 18,00 - Lunedì 3 ore 20,30  - Martedì 4 ore 19,30
 
Orchestra e Coro dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia
Antonio Pappano direttore
Lang Lang pianoforte
 
Ciro Visco maestro del Coro
Meyerbeer     Dinorah: Ouverture
Prokof’ev       Concerto per pianoforte n. 3
Saint-Saëns   Sinfonia n. 3
Biglietti da 19 a 52 euro - Infoline 068082058

In collaborazione con il Palazzetto Bru Zane - Centre de musique romantique française.