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Siena. Torna a risplendere il Fonte battesimale del Duomo
Il 25 giugno scorso dopo tre anni di lavoro l’Opera della Metropolitana di Siena e l’Arcidiocesi di Siena, Colle di Val d’Elsa e Montalcino hanno presentato il riuscito restauro del magnifico Fonte battesimale del Duomo di Siena.
Il restauro si è svolto grazie alla collaborazione dell’Opera con l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, guidato dapprima dallo scomparso Marco Ciatti, poi da Emanuela Daffra. L’intervento è stato di notevole e innovativo livello tecnico sotto la sorveglianza dei funzionari della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Siena, Grosseto e Arezzo, prima diretta da Andrea Muzzi e, attualmente, da Gabriele Nannetti. Il personale dell’Opera e dell’Opificio si è avvalso anche della proficua collaborazione di restauratori e docenti universitari, che si sono avvicendati nel complesso restauro di un’opera di altissimo valore artistico.
Alla realizzazione del Fonte battesimale del Battistero di Siena, già pieve di San Giovanni concorsero i tre maggiori scultori toscani dei primi decenni del XV secolo: Lorenzo Ghiberti, Donatello e Jacopo della Quercia, facendo di questa opera una straordinaria testimonianza della scultura rinascimentale.
La sua struttura si innalza sopra due gradini che ripropongono la forma esagonale dell’ampia vasca in marmo, larga più di 2 metri. Agli angoli ci sono edicole marmoree di gusto ancora gotico, che ospitano sei statuette di Virtù, realizzate in bronzo come le grandi formelle con le storie della vita di San Giovanni Battista su ciascuno dei lati. Le sei statuette raffiguranti le Virtù, sono alte circa 50 cm, al senese Giovanni di Turino si devono ben tre di queste figure: la Giustizia, la Carità e la Prudenza, eseguite tra il 1429 e il 1431. A Donatello spettano altre due Virtù, la Fede e la Speranza (1427-1429). La Fortezza è stata realizzata dall’orafo e scultore senese Goro di ser Neroccio (1428-1431).
Nella parte interna della vasca, ricavata da un monolite marmoreo, al centro sorge il monumentale tabernacolo, che custodiva sia il crisma utilizzato per il rito del battesimo sia il pane eucaristico. La forma riecheggia un tempietto classicheggiante coperto da una cupola a spicchi ed è ornato da cinque Profeti entro nicchie. Uno sportello bronzeo dorato raffigurante la Madonna col Bambino, opera dell’orafo e scultore senese Giovanni di Turino (1434) chiude il sesto lato. Al di sopra della trabeazione erano posti in origine sei Spiritelli di bronzo a tutto tondo, di cui oggi ne restano in situ solo quattro, due di Donatello e due di Giovanni di Turino.
L’esecuzione delle formelle, di forma quadrata, con lati di circa 60 cm, non seguì la cronologia delle storie del santo, infatti, la formella con il primo episodio della narrazione, l’Annuncio a Zaccaria, fu l’ultima ad essere eseguita da Jacopo della Quercia nell’inverno del 1428-1429. Il racconto prosegue in senso antiorario sulle altre facce con la Nascita del Battista di Turino di Sano e Giovanni di Turino, la Predica del Battista di Giovanni di Turino, il Battesimo di Cristo e la Cattura del Battista di Lorenzo Ghiberti, e il Banchetto di Erode, detto anche Convito di Erode di Donatello.
In un unico riquadro Donatello inserì tre momenti successivi della storia narrata nei vangeli di Matteo e Marco. La realizzazione delle architetture del palazzo, dove si svolgono le scene della danza di Salomè e la presentazione della testa del Battista, è stupefacente nell'accentuare il senso prospettico, variando il rilievo delle varie componenti, anche con l’uso dello stiacciato donatelliano (rilievo con variazioni minime) ed evidenziando i singoli conci e le buche pontaie con vari travi troncate e in rilievo assieme al pavimento a riquadri scorciati.
Sono state anche realizzate indagini per verificare la statica della struttura architettonica e i parametri ambientali. La struttura architettonica del Fonte battesimale è interamente realizzata in marmo bianco di due differenti qualità: la parte inferiore è una varietà venata proveniente dalla Montagnola senese, mentre il marmo per tabernacolo e la figura del Battista proviene dal comprensorio apuano. I marmi, un tempo erano impreziositi da dettagli policromi blu e oro, e bronzi dorati.
Le parti in bronzo, una lega di rame, mostrano una doratura ad amalgama di oro e mercurio, la cosiddetta “doratura a fuoco”, molto lacunosa per lo sfregamento delle parti più sporgenti del modellato. L’oro era offuscato per i consistenti prodotti di deposito e per stesure di varia natura, olii, cere, usati in precedenti interventi di manutenzione. A questo si aggiungevano abrasioni, graffi e consistenti alterazioni di colore verde, date dall'ossidazione del rame, che hanno generato anche cloruri (sali).
Lo stato di conservazione del marmo non era omogeneo, peggiore nella parte inferiore rispetto a quella elevata. Nell’area intorno alle formelle le forme più evidenti del deterioramento erano date da una alterazione cromatica e un degrado del marmo. Le cornici che inquadrano gli elementi in bronzo presentavano macchie brune originate dall’alterazione di prodotti di natura organica applicati per la manutenzione.
Dopo queste verifiche, si è proceduto al progressivo smontaggio degli elementi in bronzo dorato e delle fasce con iscrizioni dorate e smaltate in blu cobalto, allo scopo di risanare la parte marmorea. Le parti marmoree sono state restaurate in loco nel cantiere allestito all’interno del Battistero. La pulitura è stata condotta con solventi in forma libera o gelificata mentre i residui delle originarie cromie blu e oro, data l’estrema fragilità, sono invece stati trattati con laser.
Lo smontaggio ha consentito di valutare lo stato di conservazione delle superfici non a vista e di intervenire su zone con alterazioni consistenti, che altrimenti non sarebbero state accessibili ed inoltre ha permesso di acquisire dati interessanti. Le lacune più vistose a carico del marmo sono state sanate, in parte con stampe 3D e in parte con impasti modellati, e trattate con ritocco mimetico. Per i giunti è stata identificata una malta a base di calce e tufo in collaborazione con il Dipartimento di Scienze fisiche, della Terra e dell’ambiente dell’Università di Siena.
L'intervento diagnostico e conservativo degli elementi in lega metallica si è svolto all’interno dei laboratori dell’Opificio a Firenze, intervento che ha portato alla scoperta alcune caratteristiche nella realizzazione delle formelle. In particolare le realizzazioni di Giovanni di Turino (formella Nascita del Battista, formella Predica del Battista e Virtù Prudenza) si sono rivelate frutto di un ingegnoso assemblaggio di porzioni fuse separatamente. Inoltre lo studio della formella di Donatello, Convito di Erode, ha permesso di individuare la presenza, in passato, di tiranti applicati fra gli archi sovrastanti la scena che dovevano amplificare l’effetto prospettico e realistico dell’architettura, che propone ben tre diversi spazi in successione. In occasione del restauro questi elementi perduti sono stati riproposti e documentati, ma successivamente rimossi.
Alla spolveratura con pennelli morbidi è seguito un lavaggio a vapore, il trattamento con miscele di solventi gelificati e non, lavaggi ripetuti per eliminare le sostanze applicate, è stata utilizzata anche l’ablazione laser con lavaggi conclusivi. La rifinitura è stata effettuata con piccoli strumenti, di plexiglass, legno e anche con aculei di istrice. Sono state, infine applicate cere protettive nel retro delle formelle e nelle porzioni non dorate delle sculture. La pulitura delle fasce smaltate è stata condotta prevalentemente con mezzi meccanici e rifinitura a laser, recuperando l’originario contrasto tra le dorature e lo smalto blu opaco. Le osservazioni svolte dai restauratori sono state affiancate dagli studi tecnologici.
Il rimontaggio è stato complesso poiché ha richiesto lo studio e la realizzazione di nuovi elementi e giunti di fissaggio allo scopo di riadeguare le posizioni degli elementi architettonici marmorei non corrette. Per le sculture e per le fasce smaltate sono stati creati nuovi giunti in lega di rame e in acciaio.
Lo stato di conservazione e la necessità di rendere ispezionabili le parti non a vista delle formelle per un monitoraggio cadenzato nel tempo ha imposto la progettazione di una struttura di sostegno degli elementi lapidei che consenta di accedere al retro dei bronzi senza dover necessariamente smontare i blocchi di marmo.
Per il futuro saranno necessari un monitoraggio ambientale e l’adozione di sistemi di controllo dell’umidità, una esigenza che abbiamo constatato di persona avvertendo la sensazione di mancanza d'aria e l'eccessiva umidità quando abbiamo visitato il Fonte battesimale. Inoltre alla conferenza stampa di presentazione è stato annunciato un prossimo convegno in cui saranno approfondite alcune problematiche cruciali.