Teatro dell'Opera di Roma. Un Barbiere tra Sondheim e Tim Burton

Articolo di: 
Livia Bidoli
Il barbiere di Siviglia

Al Teatro dell'Opera di Roma si festeggia il bicentenario di Il barbiere di Siviglia, l'opera buffa in due atti di Gioachino Rossini, una tra le più celebri delle sue e che è stata presentata al pubblico per la prima volta il 20 febbraio 1816 al Teatro Argentina. Il libretto del letterato Cesare Sterbini nasce dalla più eversiva commedia omonima di Beaumarchais del 1775. Nella versione di Davide Livermore alla regia, scene e luci, l'opera sarà diretta dal Maestro Donato Renzetti e Rosina avrà le voci di Chiara Amarù e Teresa Iervolino (13, 14, 17, 21); il Conte d'Almaviva, Edgardo Rocha e Merto Sungu (14, 17, 21); Figaro sarà interpretato da Florian Sempey e Julian Kim (14,17, 21).

La trama de Il barbiere di Siviglia è presto detta: racconta degli intrighi di Figaro per far sposare Rosina all’innamoratissimo Conte D’Almaviva che si nasconde dietro il nome di Lindoro per esser amato dalla sua morosa non per i denari ma per il cuore; intorno agli stratagemmi di Figaro per far si che Rosina incontri Lindoro, e non sposi il suo anziano tutore Don Bartolo si insinuano tutti i virtuosismi canori e lo sfrenato ritmo musicale che intesse e motiva l’intera trama dell’opera, ergo, una meraviglia.

Il sipario si apre ed osserviamo: la scritta “Rivoluzione” in bella posta a caratteri cubitali; ritratti di celebri dittatori, Stalin, Hitler, Saddam Hussein, Lugi XVI (insieme a tutti gli altri! Sic!), a cui viene tagliata la testa dopo aver messo la schiuma da barba; mongolfiere e aerei di varie dimensioni; tutto in bianco e nero tranne il sangue rosso che cola dai ritratti; un'ambientazione che sembra di essere in un film di Roger Corman, o della Hammer films (celebre per gli horror), ergo gotica. Ci sembra quasi di vedere Tim Burton che ci fa l'occhiolino. Poi leggiamo nel nostro bel libretto che nella “Conversazione tra Davide Livermore e Carlo Mayer”, Livermore afferma, testuale: “Dire rivoluzionario non è il caso (si riferisce al testo di Baumarchais, N.d.C.), tra Il barbiere di Siviglia e la ghigliottina di Place de la Bastille non vedo un rapporto sostenibile”. Alziamo gli occhi e vediamo una ghigliottina e dei soldati della Guardia Nazionale Francese: cadono altre teste. Al secondo atto, dopo il parapiglia generale, si apre addirittura un varco nella casa di Don Bartolo dopo un esplosione: sembra proprio che abbiano bombardato la Bastille (quella di Bartolo, naturalmente!)...

Se non fosse per la musica, egregiamente diretta da Donato Renzetti e brava l'Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma ed il Coro diretto dal Maestro Roberto Gabbiani, che ha sopportato bombardamenti e tagli di teste, nonché topolini dagli occhietti rossi che si aggiravano avanti ed indietro sul palco; nonché per il cast, preparato e che si è sottoposto ad un make up orrorifico, ed a costumi con riproduzioni di scarafaggi in bianco e nero (Rosina), si sarebbe pensato appunto di essere allo Sweeney Todd di Sondheim (The Demon Barber of Fleet Street del 1979, uno straordinario musical pluripremiato) o a quello piuttosto cinematografico di Tim Burton (2008), con citazioni dalla Famiglia Addams e Frankenstein Junior per Don Basilio. Nondimeno ci è piaciuto molto lo spettacolo d'illusionismo di Alexander, che è stata una bella trovata ma ridurre l'intero cast a grotteschi “maghi del terrore”, freaks redivivi, ha spento nell'oscurità, cosa che non ci voleva per il rossiniano fulgore. Le parole di Livermore che dice che ha voluto fare una reunion di tutti i Barbieri di tutti i tempi non ci convincono: si è passati dal 1816, al 1848, al 1889 e subito al 1893 della ghigliottina di Luigi XVI; al 1930; al 1960 fino agli anni '80 di Mary Quant: temevo nel fantasma di Bowie che si offendesse pure lui (sic!).

Complimenti alle voci di Rosina, con Rosa Iervolino che è entrata in tutti i costumi grotteschi di Gianluca Falaschi, e si è esibita con voce adeguata in entrambi gli atti e soprattutto nei duetti col bravo e bello – con indosso dei costumi in bianco e nero clowneschi, e finali smanicati anni '80 rosa chiaro - Edgardo Rocha; Figaro, poco lanciato nel ruolo, è stato Florian Sempey, in giacca rosa; il povero (anche se cattivo ci ha fatto pena) Simone Del Savio, nei panni di Don Bartolo, indossava un fez arabo sopra una testa bianca ed idrocefala, seduto sulla sedia a rotelle. Il pubblico ha applaudito soprattutto le voci e la musica, mentre si sono sentiti parecchi commenti increduli sulla resa scenica.

Pubblicato in: 
GN15 Anno VIII 18 febbraio 2016
Scheda
Titolo completo: 

Teatro dell'Opera di Roma
Stagione 2015/2016
Il barbiere di Siviglia
Musica di Gioachino Rossini

Opera buffa in due atti
Libretto di Cesare Sterbini
dall’omonima pièce di Beaumarchais

Direttore Donato Renzetti
Regia, scene e luci Davide Livermore
Maestro del Coro Roberto Gabbiani
Costumi Gianluca Falaschi
Illustrazioni Francesco Calcagnini
Video D-Wok
effetti magici Alexander

Interpreti principali
Rosina Chiara Amarù /
Teresa Iervolino 13, 14, 17, 21

Conte d'Almaviva Edgardo Rocha /
Merto Sungu 14, 17, 21

Figaro Florian Sempey /
Julian Kim 14,17, 21

Don Basilio Ildebrando D’Arcangelo /
Mikhail Korobeinikov 14, 17, 18, 21

Don Bartolo Simone Del Savio /
Omar Montanari 14, 17

Fiorello Vincenzo Nizzardo
Berta Eleonora de la Peña
Ambrogio Sax Nicosia

Un ufficiale Riccardo Coltellacci /
Fabio Tinalli 14, 17, 18, 21

Orchestra e Coro del Teatro dell’Opera di Roma

Nuovo allestimento

Con sovratitoli in italiano e inglese
 

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