Teatro dell'Opera di Roma. Trittico d'avanguardia per Puccini

Articolo di: 
Livia Bidoli
Gianni Schicchi

Al Teatro dell'Opera di Roma torna il Trittico puccianiano in una veste assolutamente d'avanguardia e di attenzione al sociale di primo livello: alla regia il giovane e arguto Damiano Michieletto, regista italico espatriato all'estero e che lo porta con un premio danese, il Reumert, in un allestimento del Det Kongelige Teater di Copenhagen e del Theater an der Wien, diretto da un altro giovane direttore dotato sul podio, Daniele Rustioni. Cast eccezionale, sia primo sia secondo con Patricia Racette e Asmik Grigorian; Roberto Frontali e Kiril Manolov; Ekaterina Sadovnikova nella parte di Lauretta in Gianni Schicchi, terza parte del Trittico dopo Il Tabarro e Suor Angelica. Fino al 24 aprile ha riempito il Teatro Costanzi.

Il nostro Puccini ha tenuto tanto a questo Trittico, ultima opera compiuta della sua vita, - Turandot rimasta incompiuta ed eccelsa punta peculiare di riletture sempre stimolanti nel finale – presentato in première assoluta al Metropolitan di New York alla fine del 1918 e dpo pochi mesi al Costanzi in prima europea, che si puo definire il suo testamento, per critici e per il pubblico che l'ha sempre o quasi osannato qui e oltreoceano. L'attualità delle tre opere, Il tabarro, Suor Angelica e Gianni Schicchi è, in questa rappresentazione del Teatro dell'Opera di Roma di una spietatezza evidente: l'avanguardia sociale di Puccini e la sua deduzione su quello che tormenta l'Italia ed i suoi modi retrivi di concepire la donna come succedanea all'uomo, come sottomessa alla famiglia, ad una concezione del peccato anticristiana - qui si intende secondo gli insegnamenti di Cristo non i dogmi della Chiesa - , vengono a galla prepotentemente sia in Il tabarro sia in Suor Angelica, vieppiù cresce la struggenza della musica, che espone delle parti ritmiche quasi vicine alle dissonanze berghiane nel primo, e commoventi citando Turandot nella seconda.

Ne Il tabarro si svolge la storia semplice di un matrimonio finito in una Parigi poverissima tra le barche dei pescivendoli, con Giorgetta che sogna una passeggiata con l'amante Lugi – bello e bravo Aksenov che conosciamo bene al Costanzi per l'ultima Dama di picche e Rusalka, solo per citarne due - al Bois de Boulogne, ed invece viene assassinato dal marito vecchio e vuoto – Michele, drammatico e straordinario Roberto Frontali  - e nascosto nel suo tabarro per ferire oltremodo la moglie giovane che non se l'aspetta: L'allestimento tra container di ferro è glaciale e pianemente esplicativa, tra bottiglie tracannate dagli scaricatori come unico conforto dalla vita. Come fare a non pensare alla situazione dei lavoratori sempre più depauperata di diritti nonché dello stesso accesso al contratto in una nazione come la nostra dove le donne continuano a rappresentare il maggior picco di disoccupazione nonché uccise ogni giorno senza la minima salvaguardia (leggi teoriche – omicidi all'ordine del giorno senza nessuna prevenzione)?

Puccini sapeva anche che la situazione delle “martiri del peccato” condannate per rapporti contratti fuori del matrimonio, colpiva solo le fanciulle, e tuttora un sostrato di pensiero pregiudizievole sussiste, senza arrivare alla contigente chiusura in convento delle “disgraziate” come avveniva nel '600 pensato per Suor Angelica. La musica apre in tremiti di struggenza presagendo la morte che attanaglia tutto l'atto unico di Suor Angelica, colpevole di aver avuto questa relazione colpevole ed essere rimasta gravida di un figlio che gli è stato requisito dalla famiglia “offesa” da tale comportamento. Chiusa in un convento nei dintorni di Siena, Michieletto gli conferisce la dimensione di un manicomio dove le poverette sono costrette a “lavare i loro panni sporchi” letteralmente, in una serie di vasche in parallelo sulla destra del palcoscenico. Costrette anche a “denudarsi di tutto”, come Suor Angelica dell'eredità che deve andare, per ordine della zia Principessa gelida e scostante (Violeta Urmana perfetta nella parte), alla sorella candida che va in sposa, e cioè ad Anna Viola.
La figura di Suor Angelica ci ricorda, con le sue ricette di fiori, quella della visionaria Ildegard von Bingen, e ce la tramanda per la sua fede nella Beata Vergine da cui riceverà la grazia che, in questa versione, è platealmente quella di rimanere gravida, con un colpo veramente ben assestato ai (mal)benpensanti. Abbiamo riconosciuto, come conferma il regista Michieletto nell'intervista a cura di Valerio Cappelli,  anche la citazione dal film di Mullan “The Magdalene Sisters” (2002) – premiato a Venezia col Leone d'Oro - su un caso vero di sfruttamento negli anni '50 del secolo scorso, delle fanciulle irlandesi rimaste incinte e trasferite in prigioni dove lavavano panni per meritarsi di stare lì, come se non avessero diritto alla vita a prescindere.
In queste due parti, di Giorgetta e di Suor Angelica, Patricia Racette ha svettato, sonoramente riconosciuta dal pubblico con applausi e grida di “brava!”: di un'intensità clamorosa in ambedue le parti, come un fiore tra i fiori: “per noi, nei fior, io morirò”, la sua voce ha il candore della grazia in Suor Angelica ed il temperamento di una grande attrice in ambedue i ruoli.

Delirio di comicità grottesca intorno alla morte di Buoso Donati ed alla sua eredità situata a Firenze nel 1299: il Gianni Schicchi di Puccini è lo stesso che comprare nell'Inferno dantesco nel Canto XXX, dove si racconta quel che accade con il libretto di Giovacchino Forzano. Il girotondo dei parenti, la richiesta degli innamorati, la figlia di Schicchi, Lauretta, che è stata eccellentemente interpretata dalla soprano Ekaterina Sadovnikova – commovente l'aria "Oh mio babbino caro", con degni applausi a riaffermarne la bravura) e Rinuccio (il tenore Antonio Poli), di far intervenire Gianni Schicchi – grandioso di nuovo Roberto Frontali - per risolvere la questione dell'eredità che Buoso Donati vuole tutta per i frati, compone un meccanismo perfetto e rapido su cui si innerva come refrain il tema beffardo di Gianni Schicchi. Lui solleverà i parenti dalla questione ma non senza prendersene credito a favor suo – intimandogli con “Addio Firenze” che sarebbero condannati al taglio della mano e all'esilio in caso fossero scoperti insieme a lui nella contraffazione del testamento - e dei due giovani promessi sposi.

L'Orchestra del Teatro dell'Opera diretta da Daniele Rustioni eccelle sia nel ritmo delle risposte, particolarmente in Gianni Schicchi, ricco di cambi di battuta per voci e orchestra, sia per le opere precedenti, terse nella loro intrinseca drammaticità.

Pubblicato in: 
GN24 Anno VIII 28 aprile 2016
Scheda
Titolo completo: 

Teatro dell'Opera di Roma
Stagione 2015/2016
Il Trittico
Musica di Giacomo Puccini

Direttore Daniele Rustioni
Regia Damiano Michieletto
Regista Collaboratore Eleonora Gravagnola
Maestro del Coro Roberto Gabbiani
Scene Paolo Fantin
Costumi Carla Teti
Luci Alessandro Carletti

Orchestra e Coro del Teatro dell’Opera
con la partecipazione della Scuola di Canto Corale del Teatro dell’Opera di Roma

Allestimento del Det Kongelige Teater di Copenhagen e del Theater an der Wien
Con sovratitoli in italiano e inglese

IL TABARRO
Opera in un atto
Libretto di Giuseppe Adami
tratto dal dramma La Houppelande di Didier Gold

Michele Roberto Frontali / Kiril Manolov 20, 22, 24
Giorgetta Patricia Racette / Asmik Grigorian 20, 22, 24
Luigi Maxim Aksenov / Antonello Palombi 20, 22, 24
Il Tinca Nicola Pamio
Il Talpa Domenico Colaianni
La Frugola Anna Malavasi
Amante Ekaterina Sadovnikova
Amante Antonio Poli / Matteo Falcier 20, 22, 24
Un venditore di canzonette Vladimir Reutov

SUOR ANGELICA
Opera in un atto
Libretto di Giovacchino Forzano

Suor Angelica Patricia Racette / Asmik Grigorian 20, 22, 24
La zia principessa Violeta Urmana / Natascha Petrinsky 20, 22, 24
La Badessa Anna Malavasi
La suora zelatrice Alessia Nadin
Maestra delle Novizie Isabel De Paoli
Suor Genovieffa Ekaterina Sadovnikova
Suor Osmina/ La novizia Beatrice Mezzanotte
Suor Dolcina /prima conversa Chiara Pieretti
La suora infermiera Rossella Cerioni
Prima cercatrice Simge Büyükedes
Seconda cercatrice Erika Beretti
Seconda conversa Reut Ventorero

GIANNI SCHICCHI
Opera in un atto
Libretto di Giovacchino Forzano
ispirato a un episodio del canto XXX
della Commedia di Dante Alighieri

Gianni Schicchi Roberto Frontali / Kiril Manolov 20, 22, 24
Lauretta Ekaterina Sadovnikova
Zita Natascha Petrinsky
Rinuccio Antonio Poli / Matteo Falcier 20, 22, 24
Simone Domenico Colaianni
Betto Andrea Porta
La Ciesca Anna Malavasi
Gherardo Nicola Pamio
Nella Simge Büyükedes
Maestro Spinelloccio Matteo Peirone
Ser Amantio Francesco Musinu
Marco Roberto Accurso