Teatro Vascello. La macchina per il futuro

Articolo di: 
Livia Bidoli
Die Fortinbrasmaschine

Tratto da Die Hamletmaschine di Heiner Müller degli anni '70,  revisionato e postmodernizzato doppiamente da Roberto Latini e Barbara Weigel, la Macchina di Fortebraccio, la Fortinbrasmaschine che è stata per due giorni messa in moto al Teatro Vascello di Roma, celebre per le scelte d'avanguardia fin dagli anni '90, ha calcato un palcoscenico affine per struttura e nomenclatura potremmo dire, il 14 e 15 aprile scorso. 

Originariamente Amleto, il dramma per antonomasia di William Shakespeare, l'antesignano dell'eroe esistenzialista moderno, colui che “non agisce ma pensa, riflette” in solitudo sulla sua sorte, sulle azioni da prendere e da non prendere, sul palco del Vascello (fantasma anche lui topico), agita il suo vessillo attraverso vari personaggi, forieri di un correlativo oggettivo piuttosto vasto, sopra e sotto l'armatura di Fortebraccio il nuovo conquistatore; sul ruscello ove dorme per sempre Ofelia; su quella terra dove Amleto varca l'orizzonte della percezione, immergendosi in sé stesso ed il perduto padre, nei suoi e nei di lui spiriti (fantasmi fin troppo reali). 

Una corona scende dall'alto, un cerchio enorme di neon, una spada che sporge da una tavola vuota, in bilico sulla testa di un protagonista biondo e ceruleo in volto: una grande tonaca bianca lo avvolge, il colore cinese dei morti, è già in lutto e quel bianco riluce quanto e più del nero originario, metafora di quella strage che avverrà alla fine del dramma, compimento scontato di una luce profetica che soverchia tutto e tutti, ostile come una condanna. 

Roberto Latini è solo sul palco, acceso dalle luci di  Max Mugnai, circondato dai suoni di Gianluca Misiti (suo collaboratore di sempre): un unione stroboscopica all'ennesima potenza, soverchiante nella sua apoteosi energetica quanto muscolare, chiaro riflesso della pericolosità stessa dello spettacolo, che fa alzare in volo Latini su un oscillante tavola da equilibrista e sciorina al pubblico i cinque capitoli della rilettura di  Müller da cui è ispirato: Album di Famiglia; L'Europa delle donne; Scherzo; Pest a Buda Battaglia per la Groenlandia; Nell'attesa selvaggia, Dentro la orribile armatura, Millenni.

Sono rivoltati ossimori di sé stessi questi capitoli e richiedono quella vista cieca inutile a chiunque: sintomi di un nistagmo prolungato come dei danseurs strabici in preda ad attacchi epilettici che ripetono: “Where is this sight?” La vista manca, le luci abbacinano le orbite e compare l'ultimo patetico discorso dell'androide di Blade Runner: il biondo Rutger Hauer che racconta come “tutto sarà perduto nel tempo come lacrime nella pioggia” (“all will be lost in time like tears in rain”). E quello che ci ritroviamo alla fine, nella domanda di futuro consegnata a Fortebraccio come nella scena finale di Amleto, è un grandioso Fragezeitung, un interrogativo, perché nulla di coerente nella nostra vita come nello spettacolo ci guida verso questo rantolo di avvenire, è inimmaginabile, forse possiamo raccontarlo, nella frammentazione infinita che ci avvolge col suo manto perlescente, cangiante nel suo Big Data pronunciation, una direttiva comune non c'è, solo quella di scegliere una seppur qualsiasi strada che sia la nostra, come ha fatto Roberto Latini, che null'altro potrebbe fare, se non il teatro. Assolutamente da vedere, tutti.  

Pubblicato in: 
GN22 Anno X 17 aprile 2018
Scheda
Titolo completo: 

Teatro Vascello - Roma
http://teatrovascello.it/
4 e 15 aprile 2018 | PROSA
sabato h 21 – domenica h 18
AMLETO + DIE FORTINBRASMASCHINE
di e con Roberto Latini
musiche e suoni Gianluca Misiti
luci e tecnica Max Mugnai
drammaturgia Roberto Latini, Barbara Weigel
regia Roberto Latini
movimenti di scena Marco Mencacci, Federico Lepri, Lorenzo Martinelli
organizzazione Nicole Arbelli
foto Fabio Lovino
produzione Fortebraccio Teatro
in collaborazione con
L'arboreto - Teatro Dimora di Mondaino
ATER Circuito Regionale Multidisciplinare – Teatro Comunale Laura Betti
Fondazione Orizzonti d'Arte
con il contributo di
MiBACT
Regione Emilia-Romagna
Durata 70 minuti (senza intervallo)