Teotihuacán al Palaexpo. L'enigma della città dove nacquero gli Dei

Articolo di: 
Livia Bidoli
Serpente piumato che riversa dalla bocca un fiotto d'acqua 400-650 d.C.

Dedicata alla Città degli Dei Teotihuacán, scomparsa durante la metà del VI secolo d.C., la mostra inauguratasi il 9 novembre 2010 e che permarrà al Palazzo delle Esposizioni fino al 27 febbraio 2011, è a cura e omaggio al compianto Felipe Solis Olguin (1944-2009), direttore del Museo Nacional de Antropologia di Città del Messico. Correlati alla mostra di questa città che ancora permane un enigma per gli studiosi, una serie di conferenze a cura dell’Ambasciata del Messico ci accompagnano negli approfondimenti di sicura necessità.

La città di cui viene profilata la storia e la cultura si trova a circa 50 km dalla capitale Città del Messico e si tratta del più grande sito archeologico precolombiano del Nord America. Il nome, datogli dagli aztechi che ne hanno scoperto le rovine circa 700 anni dopo la sua distruzione – a causa di incendi e conflitti interni alla vita politica della città – le diedero il nome in lingua nahuatl di “città dove furono creati gli Dei”. I tre templi che sorgono sull’altipiano a più di 2000 metri d’altezza ricoprono circa 22 chilometri quadrati ma in realtà le rovine si estendono per quasi 80 chilometri quadrati. Dichiarata Patrimonio dell’umanità dall’Unesco nel 1987, e con una popolazione tra I° e VI° secolo fra i 100 ed i 150.000 abitanti, Teotihuacán è l’emblema di una civiltà che, nonostante non conoscesse i metalli, era progredita, usando l’ossidiana come mezzo per dare una forma agli utensili e fabbricare armi, come notiamo dai due coltelli di ossidiana grigia a forma di Serpente Piumato.

Quetzalcoatl, il Dio del Serpente Piumato è un dio piuttosto diffuso nel Mesoamerica ed in Teotihuacán gli è stato eretto un tempio nella Cittadella, lungo il Viale dei Morti. La Piramide di Quetzalcoatl è decorata con 360 teste di serpente a scopo calendariale: nella mostra si trovano delle sculture con la sua testa nella sezione dedicata al Sacrificio, uno dei motivi presenti in tutta la mostra in quanto parte stessa della vita pubblica.

A Teotihuacán come nelle altre civiltà precolombiane, pensiamo ai Maya ed agli Aztechi in particolare - di cui sono in mostra delle sculture – il sacrificio è visto come una forma di ringraziamento dovuto agli dei per il sostentamento garantito all’uomo attraverso la natura. A volte i rituali sono piuttosto sanguinari e spesso i sacrificati sono interrati vivi proprio sotto i templi, anche per loro stessa volontà, per immolazione. Sotto il Tempio del Serpente Piumato sono stati ritrovate 190 persone e ci sono voluti 50 anni per costruirla, il che significava una serie di sacrifici annuali che garantisse la riuscita della costruzione. Il meccanismo dell’offerta sacrificale non riguardava solo gli umani ma anche gli animali. In questi siti sono stati ritrovati anche resti di individui maya – presenze dimostrate anche dalle pitture murali nel complesso residenziale di Tetitla e dalle ceramiche policrome nel Quartiere dei Mercanti-, come nella Piramide della Luna, all’altro capo di quella gigantica del Sole che si estende per 63 metri di altezza e 225 di larghezza.

La città in ogni caso rimane un mistero per molti versi: prima di tutto si conosce solo un sistema numerico di riferimento esadecimale ma non la scrittura, non sono stati difatti ritrovati documenti linguistici se non in senso simbolico, ovvero i glifi, che vengono adoperati soprattutto per indicare il rango e lo status sociale dei personaggi ai quali sono associati (cfr. James C. Langley, Canadian Society for Mesoamerican Studies, 1986). Importante a questo scopo lo studio delle pitture murali e sulle ceramiche, molte presenti in mostra che, oltre ad esporre usi e significati religiosi descrivono anche il tipo di vita degli abitanti di Teotihuacàn. 

Oltre all’ossidiana, alle pietre semipreziose e alle conchiglie, la ceramica più usata era quella di colore arancione con cui si fabbricavano quasi tutti gli utensili per la casa, ma anche maschere, vasi, bracieri ed incensieri per gli dei. I più importanti a Teotihuacàn erano, oltre al già nominato Dio del Serpente Piumato, evidente nelle pitture murali coloratissime come anche il Dio Tlàloc, Dio della Pioggia o della Tempesta, che aveva il compito di conservare le acque cariche di forza vitale e spesso dipinto su vasi detti Tlàloc dal suo nome; la divinità azteca del Dio Vecchio Huehuetéotl, Dio del Fuoco e del Tempo e protettore del focolare domestico, presente in mostra con una scultura in pietra di vecchio ricurvo; ed il culto della fertilità associato alla madre terra che viene rappresentata in forma di fiori, farfalle, frutti e conchiglie negli incensieri tipo “teatro”.

I teotihuacani giocavano anche a palla e questo si nota dalle innumerevoli sculture relative al gioco come la Stele della Ventilla oppure la scultura del marcatore che ci mostrano come in questa gloriosa città precolombiana, nonostante fosse abitata soprattutto da guerrieri, sacerdoti e mercanti – i contadini erano ubicati in periferia lontano dal centro – fosse presente una vita quotidiana intensamente vissuta, a partire dai commerci delle pietre semipreziose per concludersi nei tanti laboratori artigianali, dove si sono prodotte le 450 opere di questa mostra ontologicamente ricca sulla civiltà teotihuacàna.

Pubblicato in: 
GN27 Anno III 17 novembre 2010
Scheda
Titolo completo: 

Mexico. Teotihuacàn. La città degli dei

9 novembre 2010 - 27 febbraio 2011
A cura e omaggio a Felipe Solis Olguin (1944-2009)
Ambasciata del Messico

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Lunedì: chiuso
L'ingresso è consentito fino a un'ora prima della chiusura

Consigli di lettura
David Herbert Lawrence - Il serpente piumato
A cura e traduzione di Walter Mauro ed. Newton Compton