Torino Teatro Stabile. Roberto Herlitzka al passaggio della regina

Articolo di: 
Gianni Maria Saracco
Roberto Herlitzka

Non è un autore facile, Thomas Bernhard, questo è certo. Non è accattivante, non ammicca, non ammalia, non è avvincente nel senso più superficiale del termine. Con Elisabetta II al Teatro Gobetti per la Stagione del Teatro Stabile di Torino è stato in scena fino al 23 gennaio 2011.

Non coinvolge epidermicamente. Ben altri sono gli aggettivi che si addicono ai suoi testi, spesso angoscianti, molte volte oltre i limiti della claustrofobia, costantemente proiettati nel mettere lettore o spettatore di fronte a problematiche dense e complesse, che quasi sempre involgono uno o più dei grandi fantasmi (ovviamente irrisolti) della coscienza dell’Occidente.

Si ama Bernhard per qualità che è difficile rinvenire in altri autori del secondo novecento, anche perché è uno scrittore ostico, difficile, contorto e complesso. Sempre. Che molto dà ma del pari pretende. E che, proprio per questo, procede, passo passo, a convogliare attorno a sé un pubblico che continua a scoprirlo, un pezzo alla volta, quasi, e via via si fidelizza. Senza più abbandonarlo, per il solito.

La nuova, attuale, occasione per accostarsi all’autore austriaco è rappresentata da un’opera tarda, mai prima d’ora proposta in Italia (stando almeno alla locandina), l’Elisabetta II, appena andata in scena.

Rudolph Herrenstein è ebreo, è ricco, è potente, è vecchio, è immobilizzato su di una sedia a rotelle (ha perso entrambe le gambe in un incidente) è un mercante d’armi. È (tra l’altro e ovviamente) la sintesi di tutte le contraddizioni che rappresenta, e a cui non sfugge.

È costantemente accompagnato, sulla scena, da un servo quasi muto che peraltro, all’interno dell’azione, svolge una funzione altrettanto importante di quella del suo logorroico e proteiforme padrone. Alle spalle di questi, infatti, il domestico movimenta la sedia a rotelle, sposta il protagonista sul palcoscenico. Ascolta. Soprattutto

È  al servitore, al quale il più delle volte Herrenstein si rivolge, spesso parlando, di fatto, con sé stesso, perchè è il domestico che consente a Herrenstein non solamente di muoversi (sulla scena e quindi anche nella vita), ma anche di parlare e di esprimersi. È  il pubblico solitario di un singolare e fascinosissimo (nel lato oscuro) one man show.

Herrenstein odia l’umanità tutta, verosimilmente non solo a causa della sua inabilità, ed è anche per questo motivo che consente al nipote ed al suo entourage di accedere alla propria dimora, per assistere al passaggio della regina Elisabetta (da cui il titolo) dall’ampio balcone della sua abitazione.

Il balcone, sotto il peso dei numerosi ospiti fatti confluire dal nipote del padrone di casa cede (ovviamente, viene quasi da immaginare), lasciando però illesi magnate e servitore.

Superlativa l’interpretazione di  Roberto Herlitzka che dà voce e corpo a Herrenstein, ma bravi anche gli altri interpreti, proiettati, tutti, nel mettere in scena un testo che invera al meglio l’idea di Bernhard del teatro quale metafora (assoluta) dell’esistenza, del servilismo e dell’ipocrisia che contornano il potere; un potere malvagio di per sé, come gli uomini che se ne ammantano e lo perseguono.

Costante, come in gran parte dell’opera dello scrittore austriaco, il non celato attacco alla sua patria d’origine, ed alla sua società malata.

Pubblicato in: 
GN37 Anno III 31 gennaio 2011
Scheda
Autore: 
Thomas Bernhard
Titolo completo: 

FONDAZIONE DEL TEATRO STABILE DI TORINO
Stagione 2010/2011
dal 18/01/2011 al 23/01/2011
Elisabetta II
di Thomas Bernhard
con la traduzione di Umberto Gandini e la regia di Teresa Pedroni

interpretato da Roberto Herlitzka affiancato in scena da Gianluigi Pizzetti, Stefano Gragnani, Marisol Gabbrielli, Alessandra Celi , Mariella Fenoglio, Antonio Sarasso, Simone Faucci

scene di Alessandro Chiti, luci di Luigi Ascione, costumi di Roberto Posse e Nathalie Von Teufenstein e musiche di Arturo Annecchino
prodotto da Attori & Tecnici