I trii per piano di Haydn. Lo spunto ritmico della musica da camera

Articolo di: 
Piero Barbareschi
Haydn

Prendiamo in considerazione per la prima volta su queste righe le composizioni di un autore, Franz Joseph Haydn, che merita sicuramente molto spazio. Avremo modo in futuro di rimediare condividendo l'ascolto di altre composizioni sia cameristiche che sinfoniche. Iniziamo in questo caso con alcune piacevolissime pagine cameristiche. Si tratta dei Piano Trios Hob. XV:27/28/29/30, nella splendida esecuzione del Trio Kungsbacka.

Haydn ha vissuto, nei posteri, lo stesso destino di altri autori del suo tempo: condividere la scena artistica con Mozart il quale, nella prima parte della sua vita e poi per sempre dopo la morte, ha offuscato con il suo splendore qualsiasi altro astro musicale. Con una differenza: Mozart non sarebbe stato lo straordinario autore di musica per pianoforte, da camera e sinfonica che oggi noi stupiti ammiriamo senza il contributo di “papà Haydn”, come i musicisti viennesi affettuosamente chiamavano il loro mito vivente.

Questa riflessione sorge inevitabile ogni volta che ascoltiamo una sinfonia di Haydn (ed avremo occasione di riaffrontare in seguito l'argomento) o, come in questo caso, la musica da camera.
Senza voler essere irriverenti di fronte a Mozart che tanto amiamo, bisogna ammettere che ascoltando questi trii si può far fatica ad attribuirne la paternità, tanto il linguaggio ed il modo di costruire i movimenti ci appare familiare.

Queste composizioni, come le sinfonie, dimostrano come Haydn costituisse un modello imprescindibile. Per tutti. Non solo, anche in questo caso appare nella sua disarmante chiarezza la straordinaria e tipica peculiarità dell'autore di sfruttare in ogni sua possibile caratteristica l'idea musicale o lo spunto ritmico, caratteristica questa non ugualmente presente in Mozart, che forse peccava in senso opposto, con uno “spreco” di idee musicali che nascevano spontaneamente.

L'esecuzione del Trio Kungsbacka ci è piaciuta particolarmente proprio per la capacità di far apprezzare all'ascoltatore, con una esecuzione sempre precisa, scorrevole e luminosa, le peculiarità della scrittura haydniana. Questo gruppo di trii fu composto a Londra, tranne forse l'Hob XV:30, fra il 1792 e 1793. sono pertanto opere mature a mai banali, sempre che si possa considerare tale la musica di Haydn.

Già dall'attacco dell'Hob XV:30, che apre il CD, i tre solisti si presentano orgogliosamente all'ascoltatore realizzando con disinvoltura la non facile scrittura ed esaltando il dialogo, sempre paritetico, dei tre strumenti.

Non mancano movimenti, come l'ultimo Presto dell'Hob XV:27, nel quale ci appare l'Haydn che aspettiamo: frizzante e nervoso in un rincorrersi di scattanti idee musicali, perfettamente evidenziate dal Trio Kungsbacka, oppure la malinconica poesia dell'“Andantino ed innocentemente”, il secondo movimento dell'Hob XV:29, che sfocia in un Allemanda finale che sembra voglia sdrammatizzare e riportare l'ascoltatore ad una visione più positiva ed ottimistica della vita. Ammirazione come sempre per “papà Haydn” ma anche plauso agli ottimi esecutori.

Pubblicato in: 
GN1 Anno V 3 novembre 2012
Scheda
Titolo completo: 

FRANZ JOSEPH HAYDN
Trii con pianoforte n. 27-30

KUNGSBACKA TRIO
Malin Broman, violino
Jesper Svedberg, violoncello
Simon Crawford, pianoforte

1Cd NAX 572062

CD Naxos