La vedova allegra a Verona. Tiezzi dirige un'operetta avveniristica da Chez Maxim

Articolo di: 
Alessandro Bravi
La Vedova Allegra

La Fondazione Arena di Verona ha inaugurato la stagione invernale con la celebre operetta La vedova allegra, musicata dall’altrettanto famoso compositore austro-ungarico Franz Lehár. L'operetta è andata in scena dal 13 dicembre al 2 gennaio 2011 con sette rappresentazioni, che hanno visto alternarsi un doppio cast nei protagonisti.

La vedova allegra, nell’immaginario collettivo di un pubblico non più giovanissimo, è l’Operetta per eccellenza. Forse per questo il Teatro Filarmonico di Verona si è riempito per tutte le sette serate di spettacolo, con pubblico giunto anche da fuori, in particolare quello mantovano.

Tuttavia, nonostante il suo valore simbolico, soprattutto per i cultori del genere, la produzione non ha soddisfatto appieno le aspettative. A sua giustificazione bisogna però riconoscere che non è facile produrre un’operetta.  È un genere tanto bello e godibile quando difficile da realizzare, perché richiede interpreti polivalenti che, oltre al cantare, sappiano anche recitare e ballare.

In Italia ci sono due tipi di spettacoli di operetta: quelli delle Compagnie, cosiddette di giro, e quelli delle Fondazioni liriche. Le prime presentano spettacoli basati più sul recitato che sul cantato e suonato; le Fondazioni più sul cantato e suonato che sul recitato.

Non fa eccezione La vedova allegra vista a Verona. Dotata del supporto vocale di cantanti come il soprano Silvia Della Benetta, nel ruolo principale, affiancata da altri comprimari dalle voci liriche appropriate e da un’orchestra, come quella dell’Arena, forte di una sessantina di elementi, ci ha dato l’idea di che cosa può essere musicalmente un’operetta.

La storia è presto detta. In un ricevimento del Pontevedro, piccolo ed immaginario stato balcanico ridotto alla bancarotta, si aspetta con ansia l’arrivo della ancor giovane Hanna Glavari, vedova del defunto e ricchissimo banchiere Glavari. Il denaro della vedova deve servire a risollevare le sorti del piccolo stato. Quindi si imposta una strategia per far sì che il giovane segretario dell’Ambasciata, il conte Danilo Danilovič, corteggi positivamente la bella vedova, tanto da sposarla.

Ma le cose si complicano per vecchi rancori fra i due giovani, inframmezzati dalla corte del diplomatico francese Camille de Rossillon a Valencienne, la giovane moglie dell’attempato ambasciatore pontevedrino Mirko Zeta. Bellissima e struggente la romanza “Come di rose un cespo”. Il finale, lietissimo e scontato, vede il ballo tra Hanna e Danilo, suggellato dall’altrettanto famosa aria “Tace il labbro…”.

Lo spettacolo visivamente e cromaticamente risulta molto suggestivo. Con i bei costumi di Giovanna Buzzi e la scenografia, forse un po’ troppo avveniristica, per il periodo in cui si svolge la storia, di Edoardo Sanchi. Un pizzico di delusione anche nelle danze, coreografate da Giovanni Di Cicco. Sia quelle folkloristiche della scena della Viilja, sia quelle del Can Can che dovrebbero servire a dare un dimensione trasgressiva e parigina a tutta la vicenda.

Buono l’apporto del Coro diretto da Giovanni Andreoli. Discreta la direzione di Julian Kovatchev. L’unico vero attore e cabarettista è stato Gennaro Cannavacciuolo, della scuola napoletana, nel ruolo comico di Nijegus (l'impiegato di cancelleria dell'armata pontevedrina), che è riuscito a strappare più di un applauso. La regia di Federico Tiezzi, già famoso per i suoi Magazzini Criminali, è stata pulita, riducendo al minimo i dialoghi, tenuto conto della non facile sostenibilità di essi da parte dei cantanti. Buona anche la tecnica di proiettare le parole del cantato su un piccolo visore. Uno spettacolo gradevole, quindi, che a parte gli intenditori e i nostalgici, è stato apprezzato molto in tutte le repliche.

In fondo, uno spettacolo proposto da una Fondazione lirica si avvale di tutte quelle risorse vocali, musicali, strutturali ed umane che una compagnia di giro non potrà mai avere. La musica di Lehár ha fatto il resto.

Pubblicato in: 
GN35 Anno III 17 gennaio 2011
Scheda
Autore: 
Franz Lehár
Titolo completo: 

LA VEDOVA ALLEGRA (DIE LUSTIGE WITWE)

Operetta in tre Atti di Viktor Léon e Leo Stein
Musica di Franz Lehár
Prima rappresentazione: Vienna, Theater an der Wien, 30 dicembre 1905

Verona, Teatro Filarmonico 13, 15, 18, 22, 29, 31 dicembre 2010 e 2 gennaio 2011

Spettacoli seguiti: prova generale, sabato 18 dicembre (1° cast) e mercoledì 29 dicembre 2010 (2° cast)

PERSONAGGI ED INTERPRETI
Hanna Glavari                 Silvia Dalla Benetta  (13-18-31/12-2/01 - Patrizia Orciani  (15-22-29/12)
Conte Danilo                   Gezim Myshketa         (13,18,31/12-2/01) - Armando Ariostini  (15,22,29/12)
Barone Zeta                     Bruno Praticò
Valencienne                     Davinia Rodriguez     (13,18,31/12,2/01) - Ilaria Del Prete  (15,22,29/12)
Camiille de Rossillon    Ricardo Bernal         (13,18,31/12,2/01) - Angelo Scardina  (15,22,29/12)
Visconte Cascada          Dario Giorgelè
Raoul de St. Brioche      Saverio Bambi
Bogdanowitsch               Alessio Colautti
Sylviane                            Marzia Postogna
Pritschitsch                      Giluliano Pelizon
Praskowia                        Sara Alzetta
Njegus                              Gennaro Cannavacciuolo

Direttore                Julian Kovatchev
Regia                      Federico Tiezzi
Scene                     Edoardo Sanchi
Costumi                 Giovanna Buzzi
Coreografia           Giovanni Di Cicco

Orchestra, Coro e Corpo di Ballo della Fondazione Arena di Verona
con il sostegno dell'Accademia Filarmonica di Verona

Anno: 
2011