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Venezia 66. Il compleanno. L'ambiguità ontologica dell'amore
Presentato a Venezia 66, Il compleanno di Marco Filiberti è uno di quei film inscindibili dalla musica e l’inizio con una citazione dal Tristano e Isotta di Wagner, il duetto del II atto con le scenografie autentiche di Ezio Frigerio, lo dimostra in pieno. Il leit-motiv di amore e morte wagneriano percorrerà sotterraneamente tutto il film, punteggiato da sintomatici rimandi narrativi della colonna sonora composta da Andrea Chenna.
Il film espone un intreccio di relazioni che vanno evolvendosi verso trame appena celate: due coppie giovani, la prima è composta da Matteo e Francesca (Massimo Poggio e Maria de Medeiros) che hanno una piccola bambina di cinque anni; la seconda, da Diego e Shary (Alessandro Gassman e Michela Cescon), con un figlio grande e vissuto negli Stati Uniti con la madre, David (Thyago Alves).
Il nodo della storia nasce intorno a questo ragazzo di una bellezza ondivaga e selvaggia, che affascina uomini e donne. Con un’identità non ancora formata, David si aggira sulle spiagge di Sabaudia dove il film si svolge, spesso non accorgendosi dei turbamenti che scatena. L’unico personaggio al di fuori dell’intreccio, e che detiene una visione globale della vicenda, è Leonard (Christo Jivkov, Il mestiere delle armi di Ermanno Olmi nel 2001).
Non c’è nessun dubbio sulla drammaticità di questo film che si dipana per gradi ed inquietudini: i litigi fra Diego e Shary; le incomprensioni tra Francesca e Matteo; David, che sconvolgendo le loro vite con la sua irruzione nella villa della vacanza, ingenera nuovi desideri, profilatisi soltanto in latenza.
I ritmi cadenzati, la musica che rimanda agli anni ’70 con Zingara di Iva Zanicchi e molte altre, una scena che riproduce una balera con marinai tipicamente da Querelle de Brest, suggeriscono ciò che sta per accadere senza svilirlo in inutili posticipazioni, fin troppo chiare per rimanere ambigue. Luci che si stemperano e accendono il focus con intensità crescente, eppur suggerendo aperture e trame tra tutti i personaggi, mentre La Mer di Debussy accelera la tensione sulo sfondo.
Un bel film con tutte le parti al proprio posto di un regista giovane e colto, un film per tutti e che insegna che il filtro d’amore, in questo caso la vacanza, può avere conseguenze inattese e inappellabili nel momento in cui “la complessità ontologica dell’amore si risveglia”, nelle parole del regista Marco Filiberti.
Nota. Il libro sul film Il mélo ritrovato è edito da De Luca Editori d'Arte ed è corredato, oltreché da meravigliose fotografie dal film, di saggi di Giovanni Spagnoletti, Mario Dal Bello, Massimo Giraldi e lo stesso Marco Filiberti.