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Venezia 69° Concorso. E' stato il figlio. La miseria della ricchezza
Elaborato il lutto per la separazione da Franco Maresco, Daniele Ciprì, uno dei direttori della fotografia più creativi del nostro cinema, ci conduce con uno struggimento stordente, quindi ci disvela quelle "mostruosità " che siamo diventati in cambio di un benessere compulsivo e accecante. In E' stato il figlio, il protagonista Nicola Ciraulo (Toni Servillo) schiaffeggia il nipote Masino, perchè gli ha graffiato la Mercedes da ottantamilioni comperata con i denari dello Stato elargiti per la morte dell'amata povera figlia Serenella, uccisa per sbaglio da due killer mafiosi: da qui si dipana tutto l'intreccio in flashback.
Grottesco, beffardo, perfido, barocco, con quest'opera il regista Ciprì supera l'estetica del Cinico TV e paga pegno ai suoi trascorsi con immagini di cieli vuoti, le facce orribili in primo piano, gli spazi allucinati, il musical pop alla Roberta Torre con cui tanto ha lavorato: sua la fotografia dei film Tano da morire, Sud Side Stori, Angela, Mare nero; ma si affranca definitivamente quando vira verso il peggior incubo Pasoliniano, il genocidio antropologico e culturale che si sta consumando nel nostro Bel Paese.
L'idolatria della macchina, la distanza dalle leggi, una Chiesa senza sacralità, mette in scena Ciprì, descrivendo con una ferocia inaudita quello che siamo diventati. Coadiuvato dai suoi "pupi" Servillo e soprattutto da Alfredo Castro (Buso) visto già in Post Mortem e Tony Manero, è proprio dalle parole di quest'ultimo, bizzarra e dolorante presenza nella sala d'attesa di un ufficio postale, che prende vita la vicenda della Famiglia Ciraulo.
E' il "Cunto", racconto famigliare nella Palermo astratta della Kalsa, che prende ispirazione dall'omonimo romanzo di Roberto Alajmo. Ciprì si prende delle libertà e a volte tradisce il contesto, perchè Toni Servillo (Nicola, il padre) non è palermitano ma napoletano, i luoghi sono nel brindisino compreso il monte Pellegrino che aleggia sullo sfondo, tutto questo grazie alla Film Commission Pugliese, ma non importa perchè è un film non realistico anzi è il più post moderno dei nostri film. Perchè post moderno? Perchè passa dal grottesco al poliziesco, al realistico dal genere basso all'alto e viceversa .
Da vedere per ragionarci sopra e per riflettere sulla "cosa" mostruosa che siamo diventati (o già eravamo in nuce negli anni Ottanta?), e attenzione a nonna Rosa (Aurora Quattrocchi), il vero capofamiglia è lei, il matriarcato siciliano è all'origine del comportamento mafioso, è lei che cambierà il fato ai protagonisti, come in una tragedia greca. Toni Servillo vincitore della Coppa Volpi.....sarebbe il primo casertano che ce la fà!