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Venezia 72 Everest. Scalando la Madre dell'Universo
Il film di apertura di Venezia 72 Fuori Concorso è dell'islandese Baltasar Kormákur – per rimanere in territorio “ghiaccio” - e si presenta sotto la veste di un kolossal 3D basato su una tragedia veramente accaduta sulla cima più alta del mondo, l'Everest, che con i suoi 8848 metri di altezza è la più alta anche fra le Seven Summits, le sette cime del mondo. Nel 1996 due spedizioni commerciali sull'Everest, quella dell'Adventure Consultants guidata da Rob Hall (Jason Clarke) e quella di Mountain Madness di Scott Fischer (Jake Gyllenhaal) furono colpite da una tempesta che fece scendere la temperatura del 10 maggio 1996 a meno 40 sotto zero.
Le condizioni climatiche ad una altezza come quella dell'Everest e anche delle altre quattordici cime più alte del mondo, chiamate gli ottomila, tutte situate sulla catena dell'Himàlaya (in sanscrito “la dimora della neve”: la neve è onnipresente sulle sue cime) sono proibitive per un essere umano. Prima di tutto per l'aria rarefatta, ed il best-seller di Jon Krakauer, che ha partecipato come giornalista per Outside, alla spedizione e l'ha raccontata, si intitola Into Thin Air (Nell'aria sottile, ovvero rareafatta, con scarso volume di ossigeno; edita in Italia da Corbaccio nel 1998). Questo clima alpino estremo, cui gli scalatori vengono abituati prima di partire per la cima, rimane rischioso comunque, ed è per questo motivo che vengono portate bombole d'ossigeno, per evitare l'ipossia, anche se alcuni dei più grandi alpinisti ad aver scalato l'Everest ed altre cime, lo hanno fatto senza, sia per evitare il peso sia per evitare sbalzi al corpo da mancato acclimatamento. Il primo record di salita in solitaria senza ossigeno è del nostro Reinhold Messner, che ha salito tutti i 14 ottomila, tutti senza ossigeno ed aprendo molte per vie nuove su parecchie cime, ed una sull'Everest. Sottolineo questo particolare perché nel suo libro Krakauer contesta il kazaco Anatolii Boukreev (guida del team Mountain Madness) per non averlo usato e quindi è stato costretto a scendere prima dall'alta quota, ma allo stesso tempo ha potuto muoversi velocemente proprio per i soccorsi (l'attore Ingvar Eggert Sigurðsson).
Il 10 maggio del 1996 però non c'erano solo la temperatura e la mancanza di ossigeno a creare delle condizioni di pericolo per le due squadre partite alla conquista della vetta dell'Everest, ma si è scatenata una tempesta che ha fatto disperdere molti alpinisti, alcuni dei quali non erano abituati a condizioni così estreme, mettendo a rischio la vita delle stesse guide: Rob Hall e Scott Fischer, insieme a Andrew Harris hanno perso la vita il giorno dopo, l'11 maggio 1996, insieme ai loro clienti Doug Hansen e Yasuko Namba. In quella data, morirono altre tre persone che facevano parte della polizia di frontiera indo-tibetana.
Uno dei primi tentativi di ascensione dell'Everest è quello del 1924 della spedizione britannica con George Mallory e Andrew Irvine, scomparsi sulla cresta nord e dovremo aspettare quasi trent'anni per la prima ascensione riuscita il 29 maggio 1953 del neozelandese (come Rob Hall) Edmund Hillary e dallo Sherpa Tenzing Norgay. Rob Hall, all'epoca dell'incidente, lo aveva già scalato cinque volte ed uno dei motivi della tragedia fu il ritardo dovuto all'affollamento sull'HIllary Step, che prende il nome dal primo ascensionista dell'Everest, passaggio obbligatorio per la scalata dove non erano state messe le corde richieste in precedenza, ritardando pericolosamente sia la scalata sia la discesa. Difatti l'Everest sostanzialmente si scala di notte (come si vede nel film) per discendere entro le due di pomeriggio, e restando sulla cima soltanto pochi minuti. La scalata e la discesa non sono solo ardue per i passaggi – la Cresta sud è quella più battuta soprattutto per ragioni di permessi frontalieri, questa è la via dal Nepal, il Colle Nord è tibetano-cinese – ma per il pericolo continuo di valanghe: si procede molto lentamente, un massimo di cento metri all'ora.
Il film di Kormákur è un resoconto piuttosto interessante di quello che è avvenuto con attori di prima qualità ma anche con due “controfigure” che vogliamo evidenziare: gli alpinisti italiani e fratelli Florian e Martin Riegler, altoatesini, che hanno girato le scene più estreme e pericolose in Val Senales. Il film infatti è girato con il supporto della Commissione Trentino Alto-Adige.
In questo film però dobbiamo dire che gli attori contano fino ad un certo punto, perchè qui la protagonista è la montagna che è, nel caso dell'Everest, Chomolangma, ovvero, la Madre dell'Universo.