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Venezia 75. Sulla natura dell'Autentico
Si è catturati dalle prime note di questo film che sono quelle scritte da Max Richter, in particolare November, mese uggioso per antonomasia, con cui ci sembra iniziare l'ultimo film di Florian Henckel von Donneersmarck, presentarto a Venezia 75 nella Selezione Ufficiale e che ha finalmente ritrovato la sua ispirazione attraverso una riflessione sull'arte, la storia, la libertà. Opera senza autore è il titolo di questa pellicola che ci sembra all'altrezza del capolavoro del 2006, Le vite degli altri.
Abbiamo sempre creduto che un regista che ha firmato un film sul periodo tra le due guerre non dovesse che ricominciare da lì, e anche da quel grande attore che è Sebastian Koch, come nel primo Le vite degli altri. Donnersmarck ha iniziato da poco prima, affrontando nel film un "prologo" sul nazismo contro gli stessi tedeschi, le operazioni "mediche" di eugenetica, di selezione della razza. Ed è così che incontriamo Elisabeth (Saskia Rosendhal), la giovanissima e bellissima zia di Kurt Barnert (Tom Schilling), il nostro protagonista, che "liberissima ed autentica" ascolta il concerto di claxon dei bus dopo aver condotto Kurt ad una mostra di arte degenerata, la celebre Entartete Kunst, selezionata dai nazisti, Hitler in testa e che annovera tra ghli altri Kandinskij, Otto Dix, Picasso, Mirò, Mondrian. Uno dei quadri, in particolare, Kriegskrüppel (Storpi di guerra) di Otto Dix, andato distrutto, è stato ricostruito appositamente per il film tramite una vecchia cartolina in bianco e nero, ben rappresentativo di ciò che il nazismo fece alla Germania.
Seguiamo quindi il cammino del bambino Kurt che diventa adolscente e poi studente all'Accademia di Dresda nel dopoguerra, innamorandosi di Ellie (Paula Beer), che gli "ricorda" la zia perduta, un'immagine dal passato struggente ed autentica, che cattura il suo sguardo e lo condurrà a Berlino prima e a Düsseldorf poi, seguendo uno strano tracciato tra tre periodi storici che vanno di pari passo con la maturità del ragazzo.
Se dobbiamo dare una motivazione per vedere questo film lungo ed intenso, abbozzato sulla vita reale di Gerhard Richter (sembra dedicato a questo cognome in definitiva!), il pittore dalle riproduzioni sfocate di foto autentiche "amatoriali", ecco il perchè del "senza autore", dobbiamo dirvi che è una passeggiata all'interno della "vostra" vita: tra le relazioni tra padre e figlia; tra arte e vita, e quanto l'arte "deve" concretamente alla vita; tra chi sceglie l'autenticità, a tutti i livelli della sua esistenza, e chi invece rende la menzogna la ruota della sua esistenza, l'unica sua giustificazione. Ecco, credo che Donnersmarck faccia riflettere su questo, su un autunno che sta per arrivare, che ci attende con la pioggia in "Europe, after the rain", un altro brano di Max Richter, e fra le sue braci, "Embers", fino a farci percepire la natura della sua alba, On the Nature of Daylight. E sappiamo che sarà un'alba luminosa ed autentica, come quella di Kurt.
Un florilegio di attori a partire da Tom Schilling che tiene fermo lo sguardo sulla sua amata Ellie come sulla telecamera come insegnatogli da Elisabeth; Paula Beer, convincente e generosa nella sua interpretazione; Sebastian Koch, superlativo. Le scene di Silke Buhr, la fotografia di Caleb Deschanel e sceneggiatura di Donnersmarck sono un tutt'uno sincronico ed indelebile nella memoria.