Il verdetto. McEwan e la "morale" della Legge

Articolo di: 
Teo Orlando
Thompson

Ma sì, quel voler soffrire, amare il dolore e il sacrificio, pensare che tutti ti osservino e che gli importi e che l'intero universo giri intorno a te [ Oh, you know, wanting to suffer, loving the pain and sacrifice, thinking that everyone's watching and caring and that the whole universe is all about you]: queste parole di Ian McEwan rendono in modo ineguagliabile il senso del film Il verdetto (per la regia di Richard Eyre), tratto dal suo romanzo The Children Act (in italiano tradotto con il titolo, un po' fuorviante, La ballata di Adam Henry). Con una strepitosa Emma Thompson, la pellicola riesce non solo a rendere con assoluta fedeltà (ammesso che sia un valore) l'intreccio del romanzo, ma anche a porsi, autonomamente, come un'opera di grandissimo spessore emotivo e narrativo.

Potremmo dire che siamo di fronte  a un film che descrive drammaticamente i conflitti dell'eticità contemporanea, che investono due sfere i cui rappresentanti sono particolarmente consapevoli del loro delicato ruolo: quella giuridica e quella medica. Sicché il giudice Fiona Maye (Emma Thompson), apparentemente algida ed altera, nell’Alta Corte britannica presiede con saggezza e compassione i casi più complessi che investono il diritto di famiglia o la bioetica, su cui è chiamata a pronunciarsi. Le sue sentenze, espresse in una prosa fresca e quasi ironica, con una combinazione di divina perspicacia e di diabolico distacco, sono un misto di rigore giudiziario, di sapienza giurisprudenziale e di pietas verso i più deboli e indifesi, il tutto sorretto da una complessa e ostentata erudizione: per la Maye il benessere, soprattutto dei bambini, deve diventare una questione sociale, il cui ingrediente base è costituito dalla rete complessa di relazioni con familiari e amici.

Appellandosi ad Aristotele, John Stuart Mill, Adam Smith e John Donne, ne conclude che "nessun bambino è un'ìsola"; ma ciò non impedisce a tale benessere (welfare) di essere mutevole, a seconda dei tempi e delle circostanze. E qui si inserisce una considerazione che documenta l'assoluto laicismo di McEwan, perfettamente recepito dal regista e plasticamente declinato, con voce ferma ed espressività teatrale, dalla Thompson: non si può chiedere a un tribunale laico di di prendere posizione tra credenze religiose e differenze teologiche, perché ogni credo religioso è degno di rispetto, ma a condizione che sia "legalmente e socialmente accettabile" e non "immorale o socialmente pericoloso". Sicché i tribunali dovrebbero intervenire con cautela, ma anche con decisione, valutato il caso, per difendere l'interesse del minore anche quando esso dovesse confliggere con i princìpi religiosi dei genitori. Ed è questa la condotta a cui si attiene il giudice Maye, nella convinzione, citando Shakespeare, che "Age cannot wither her, nor custom stale her infinite variety" (L'età non può appassirla, né la consuetudine appanna la sua infinità varietà, Antony and Cleopatra, Atto II, Scena 2): il che vuol dire che l'infinità varietà della condizione umana impedisce ogni decisione arbitraria e meccanica nei casi giudiziari.

A tanto rigore e meticolosità nell’esercizio della sua professione, con la conseguente fama che si è conquistata, fa da pendant  un costo molto elevato nella vita personale del giudice Maye: il suo matrimonio con Jack, un sessantenne professore americano di letteratura latina (uno Stanley Tucci efficace ma non sempre convincente, quasi soverchiato anche come attore dalla sovrana interpretazione della Thompson), è sull’orlo del baratro, occasionato dalla decisione del marito di informarla che sta per iniziare una relazione extraconiugale con una ventottenne esperta di statistica, per "rivivere il brivido passeggero dei sensi". L'atteggiamento e la reazione di Fiona sono quelli dello stupore e dello sbigottimento, incapace com'è di argomentare a favore della loro unione, lei pure così razionale e determinata.  Sicché quando Jack carica le valigie in automobile e va via di casa, Fiona trova una sorta di surrogato consolatorio nella moltitudine di casi giudiziari che necessitano della sua attenzione: lo Stato di diritto, la Rule of Law britannica, diventa il puntello stabile in cui rifugiarsi, come se le procedure e la tradizione dell’universo giudiziario potessero compensare lo sgretolamento della sua vita privata.

Molti dei casi che le si prospettano sono legati al conflitto tra legge e costumi religiosi, dagli ebrei ultra-ortodossi haredi ai mussulmani osservanti, fino al caso di due gemelli siamesi figli di una coppia di cattolici integralisti, i quali si rifiutavano di legittimare un intervento chirurgico che per salvare uno dei due bambini avrebbe quasi sicuramente comportato la morte dell'altro. Ma il caso che sembra più delicato è quello del giovane Adam Henry (interpretato da Fionn Whitehead), un giovane brillante il quale, per motivi religiosi in quanto appartenente a una famiglia di Testimoni di Geova, rifiuta la trasfusione di sangue che potrebbe salvargli la vita, unitamente alla somministrazione di farmaci specifici contro la leucemia, da cui è affetto. Adam ha diciassette anni e nove mesi: legalmente è ancora minorenne, sicché la scelta finale è rimessa al giudice Fiona Maye, che potrebbe lasciarlo morire oppure obbligarlo a vivere. Le ragioni dei genitori di Adam sono appassionate e commoventi non meno di quelle del personale sanitario preposto alle sue cure. A quel punto Fiona decide di interrompere il procedimento e di recarsi in visita da Adam in ospedale, in modo da stabilire con una ricognizione diretta l’effettiva consapevolezza da parte di Adam delle possibili conseguenze del rifiuto di sottoporsi a una trasfusione.

L'incontro con Adam è sorprendente e rivelativo a un tempo: Fiona è di fronte a un un giovane vivace, pieno di energie, ma anche molto confuso a causa delle pressioni che subisce da tutte le parti per compiere una scelta definitiva: tale scelta muterà radicalmente il corso della sua vita o lo porterà verso il punto finale. Prima che il giudice si congedi, Adam le chiede di ascoltarlo mentre suona la chitarra. Fiona sorprende tutti i presenti, riconoscendo la melodia e il testo: si tratta di Down by the Salley Garden (Nel giardino dei salici) versione cantata e musicata da Benjamin Britten dell’omonima poesia di William Butler Yeats: la tensione sale, scatenando insolite emozioni nella psiche lacerata di Adam.

Tornata in tribunale, Fiona si pronuncia nettamente a favore dell'orientamento dei medici ospedalieri, finché Adam è costretto a subire la trasfusione. In seguito, il rapporto tra il giovane studente e il giudice si approfondisce, prima con messaggi vocali, poi con lettere del giovane, scritte a mano, che non ricevono risposta, fino al drammatico e inatteso epilogo finale, mentre Fiona e Jack rimettono sui binari il loro matrimonio apparentemente deragliato. Non ci soffermeremo ulteriormente sulla trama (per cui rimandiamo alla recensione di Giuseppe Talarico al libro di McEwan, linkata qui sotto), per sottolineare invece come il regista (e lo sceneggiatore, ossia lo stesso McEwan) siano stati estremamente perspicaci e abili nel trasformare in un serratissimo thriller psicologico quello che poteva sembrare un normale caso di diritto di famiglia, in cui in realtà sono presenti quasi tutti gli autentici interessi della normale vita di un essere umano: dall’amore al matrimonio, con la fine di entrambi; la divisione dei beni e la spartizione dei patrimoni; la crudeltà e la negligenza dei genitori; i destini dei figli aspramente contesi: il tutto in un'atmosfera sospesa tra amore e dottrina, ossia tra lo spirito laico della legge e una sincera professione di fede, tra l'esattezza di Fiona Maye e l'anima di Adam Henry, per usare la celebre antitesi di Robert Musil.

Ma nella laicissima perorazione con cui il giudice Maye autorizza i medici a praticare la trasfusione al giovane Adam, traspare anche un appassionato amore per la vita, quasi il portato di una religione laica da contrapporre al fanatismo fondamentalista di tutte le fedi: non è compito di una Corte pronunciarsi sulla vita ultraterrena, che il paziente avrà modo di scoprire, o non scoprire, prima o poi. Ma nel frattempo, "il benessere di Adam trarrà maggiore vantaggio dal suo amore per la poesia, dalla sua passione recente per il violino, dall'esercizio della sua intelligenza vivace e dall'espressione di una natura tenera e scherzosa e infine da tutta la vita e tutto l'amore che ha davanti a sé" (his welfare is better served by his love of poetry, by his newly found passion for the violin, by the exercise of his lively intelligence and the expressions of a playful, affectionate nature, and by all of life and love that lie ahead of him).

Da qui la decisione ferma e inflessibile: "Ritengo che Adam, i suoi genitori e gli anziani della congregazione abbiano assunto una decisione contraria al benessere di Adam, che costituisce il discrimine sovrano di questa corte. Da tale decisione Adam deve essere protetto. Deve essere protetto dalla sua religione e da sé stesso" (I find that Adam, his parents and the elders of the church have made a decision which is hostile to Adam's welfare, which is this court's paramount consideration. He must be protected from such a decision. He must be protected from his religion and from himself). Perché alla fine la vita di Adam è più preziosa della sua presunta dignità: qui si scontrano in modo incomponibile due etiche: quella della qualità della vita e della responsabilità, fatta di conclusioni provvisorie e rivedibili, e quella della sacralità del credo religioso, composta da imperativi assoluti e da convinzioni definitive. E non vi è dubbio per quale di esse lo sceneggiatore e il regista abbiano voluto propendere.

Pubblicato in: 
GN45 Anno X 16 ottobre 2018
Scheda
Titolo completo: 

Il verdetto (The Children Act)
Regia:   Richard Eyre
Produttore:    Duncan Kenworthy
Sceneggiatura: Ian McEwan
Basata sul romanzo The Children Act (La ballata di Adam Henry) di Ian McEwan
Musica: Stephen Warbeck
Fotografia:   Andrew Dunn
Produzione: FilmNation Entertainment - BBC Films
Distribuzione per l'Italia: BIM Distribuzione 
Data di uscita: 18 ottobre 2018
Nazione: Regno Unito, Stati Uniti

Cast

Emma Thompson: Fiona Maye, the Honourable Mrs Justice Maye DBE
Stanley Tucci: Jack Maye
Fionn Whitehead: Adam Henry
Ben Chaplin: Kevin Henry
Eileen Walsh: Naomi Henry
Anthony Calf: Mark Berner
Jason Watkins: Nigel Pauling
Nicholas Jones: Professor Rodney Carter
Rosie Cavaliero: Marina Green