Verona s’è tinta di viola con le Nozze di Cangrande della Scala

Articolo di: 
Alessandro Bravi
Uscita del Corteo da Castelvecchio

Per il quarto anno consecutivo l’Associazione “Amici del Teatro” ha riproposto l'8 giugno scorso, la Rievocazione storico-romanzata delle “NOZZE DI CANGRANDE DELLA SCALA CON GIOVANNA DI SVEVIA, PRINCIPESSA DI ANTICHIA”. Verona, si sa, è un città che ha riscoperto da tempo la sua vocazione turistica. Appena arriva la Pasqua, la città si riempie di visitatori che hanno in mente soprattutto due cose: Visitare la Casa di Giulietta (e poco quella di Romeo, perché non è accessibile) e l’anfiteatro dell’Arena.

Verona città della lirica con la stagione areniana che, quest’anno, debutta il 20 giugno con “Un ballo in maschera” di Giuseppe Verdi e Verona città dell’amore, rinforzata dalla leggenda dei due giovani amanti, Romeo Montecchi e Giulietta Capuleti, creati dalla fantasia di Matteo Bandello e rivisitati adeguatamente nel dramma shakesperiano. Ma accanto a tutto questo, Verona ha una sua storia, resa in parte celebre da quel grande e disperato esule che è stato Dante Alighieri.

Siamo all’inizio del Trecento. A Verona dominava la famiglia degli Scaligeri che aveva in Alberto I il suo capostipite, sposato con Verde da Salizzole da cui ebbe tre figli: Bartolomeo, Alboino e Cangrande. Alla morte di Alberto, il potere passò a suo figlio Bartolomeo, alla corte del quale la storia vuole che trovasse ospitalità Dante Alighieri, dopo la sua fuga, per certi versi misteriosa, da Firenze.
Dante onorerà questa ospitalità con i celebri versi del canto XVII del Paradiso: 

Tu lascerai ogne cosa diletta
più caramente; e questo è quello strale
che l’arco de lo essilio pria saetta.                               
Tu proverai sì come sa di sale
lo pane altrui, e come è duro calle
lo scendere e ‘l salir per l’altrui scale.

Lo primo tuo refugio e ‘l primo ostello
sarà la cortesia del gran Lombardo
che ‘n su la scala porta il santo uccello,
ch’in te avrà sì benigno riguardo,
che del fare e del chieder, tra voi due,
fia primo quel che tra li altri è più tardo.

Bartolomeo morì nel 1304, lasciando il potere ad Alboino e a Cangrande. Alboino aveva un temperamento riflessivo e poetico, poco portato per la politica e per le cose militari. Il personaggio che storicamente ebbe maggior rilievo fu appunto il giovane Cangrande della Scala, nato nel 1291, che divenne signore di Verona nel 1311 alla morte del fratello Alboino. Dotato di grandi capacità militari e politiche, Cangrande divenne ben presto un famoso condottiero, tanto da occupare militarmente buona parte dell’est veneto e padano. Morì durante l’assedio di Treviso nel 1329, in modo un po’ oscuro, tanto che il Museo di Castelvecchio di Verona fece eseguire, qualche anno fa, l’autopsia sui resti del grande scaligero, da cui risultò che era stato avvelenato con la cantaride.

Nel 1308, Cangrande aveva sposato Giovanna di Svevia, figlia di Corrado di Antiochia, nipote dell’imperatore Federico II. Fu un amore a prima vista. Si sposarono. Lui aveva solo 18 anni. Dal matrimonio nacquero cinque figlie femmine, ma, poiché in Italia vige la legge Salica, le donne non possono ereditare il titolo che passò ai nipoti Mastino II e Alberto II. I nipoti non furono certo all’altezza dello zio, tanto che il potere di Verona cominciò a declinare, finché la città venne catturata nell’orbita veneziana.

La Rievocazione ha preso spunto dalle “Nozze di Cangrande”, riportanto all’attualità un pezzo importante della storia medievale veronese. Giovanna passava da Verona diretta in Germania per sposare uno sconosciuto nobile tedesco. Si fermò per salutare la sorella Costanza che avevo sposato Bartolomeo, fratello di Cangrande.
Fu un  amore a prima vista e Giovanna rimase a Verona.

Ma quest’anno Verona s’è tinta di viola, perchè sono stati invitati i fiorentini del Corteo della Repubblica di Firenze con i Bandierai degli Uffizi, quelli che si esibiscono il 14 e il 15 giugno in piazza Santa Croce a Firenze per il Calcio in costume.
Il Corteo, partito da Castelvecchio, la fortezza fatta costruire sull’Adige da Mastino II, si è arricchito via via  con la portantina di Giovanna, le Madonne fiorentine, i cavalli di Cangrande. Una scena cromatica di grande impatto nella prime domenica di giugno sotto un cielo azzurro e un primo vero sole caldo che ha messo in crisi i costumi dei figuranti e le in crisi le corazze degli armigeri.

Da Piazza Brà a piazza Erbe tutto un tripudio di bandiere, di colori, di suoni che hanno sconvolto la quiete un po’ sonnacchiosa di un pomeriggio della prima domenica df’estate, non ancora squassata dagli spettatori dell’Arena.
La fase finale in piazza dei Signori, sotto l’occhio vigile della statua di Dante, con il matrimonio dei sue sposi, omaggiati dal “Saluto alla Voce” dei fiorentini che, schierati, hanno ringraziato gli scaligeri per aver ospitato Dante Alighieri.
Mentre il pubblico plaudente vedeva allontanarsi il cavallo di Cangrande con in sella la giovane sposa Giovanna.
L’idea e la realizzazione sono di Alessandro Bravi, “esule fiorentino a Verona” che ha voluto ringraziare la città per l’ospitalità concessa.

Pubblicato in: 
GN31 Anno VI 19 giugno 2014
Scheda
Titolo completo: 

Associazione “Amici del Teatro
Rievocazione storico-romanzata
delle
NOZZE DI CANGRANDE DELLA SCALA CON GIOVANNA DI SVEVIA, PRINCIPESSA DI ANTICHIA
Verona
- 8 giugno 2014

Personaggi ed interpreti
Cangrande della Scala        Gianni Mini
Giovanna di Svevia        Chiara Benvenuti
Bartolomeo della Scala        Angelo Paolo De Lucia
Costanza di Svevia        Sandra Faraoni

del Gruppo Capriccio Armonico di Scarperia del Mugello

Corteo Storico della Repubblica di Firenze
Bandierai degli Uffizi di Firenze
Madonne fiorentine del Corteo Storico
Cavalli e cavalieri del maneggio di Vito Salvia
Musicanti e spadaccini del Gruppo del Sipario Medievale
Figuranti in costume de i “Signori dell’Alpo” diretti da Hermes

Ideazione e regia Alessandro Bravi

Uscita del corteo da Castelvecchio
I Bandierai davanti all’Arena
Lancio di bandiere davanti all’Arena
Le Madonne fiorentine in Piazza dei Signori