Volevo nascondermi. La ferita dei non amati

Articolo di: 
Livia Bidoli
Volevo nascondermi

Il regista Giorgio Diritti ce lo ricordiamo soprattutto per un film, il suo secondo, L'uomo che verrà (2009) che, presentato nella selezione ufficiale del Festival Internazionale del Film di Roma 2009, vince il Gran Premio della Giuria Marc'Aurelio D'argento, il Premio Marc'Aurelio D'oro del Pubblico e il Premio "La Meglio Gioventù": meritatamente, raccontava la strage di Marzabotto dal punto di vista dei civili trucidati. Questa volta, con un irriconoscibile Elio Germano, presenta Volevo nascondermi, dedicato al pittore apolide Ligabue, nato a Zurigo nel 1899 e morto a Gualtieri, in Emilia nel 1965. Il film, presentato al Festival di Berlino, ha fatto conquistare l'Orso d'Argento ad Elio Germano per la splendida interpretazione.

La questione della vita del pittore Ligabue, nato Antonio Laccabue, mutato da lui il cognome per rifiutare quello paterno reo di aver avvelenato la madre e i fratellini, è tutta intorno al randagismo culturale e mentale di una persona il cui topos unico di vita è stato il Rifiuto, con la erre maiuscola. Il danno dei non amati è difatti un danno fisico, morale, psicologico, inguaribile, e così è stato per l'artista, che pure nella pittura ha un rapporto distruttivo, non appena anch'essa, quanto lui, viene rifiutata, non apprezzata, incompresa, perchè troppo avanti coi tempi.

Ricordo l'anno scorso a Padova di aver visitato la sua monografica nei Musei Civici Eremitani, il Museo accanto alla Cappella degli Scrovegni di Giotto. Una mostra curatissima che raccontava tramite le sue sculture in bronzo, i quadri famosi della tigre e di tutti gli altri animali, i suoi autoritratti indimenticabili, quanto la patologia mentale possa contribuire a rendere un artista sé stesso: come diceva Borges, “si diventa solo ciò che si è”, e Ligabue era, a prescindere dalla sua terra di appartenenza, che prima era la Svizzera, dove era nato, e dalla quale fu cacciato; e poi dall'Italia, patria della sua genia ma non solo, terra che l'ha accolto ed apprezzato, amato, in una parola sola. 

Il film mostra uno squarcio verosimile sulla sua vita diacronicamente, raccontandone per sommi capi gli episodi maggiori: dai trasferimenti da un paese all'altro, a quelli da fuori e dentro il manicomio; dalla madre dello scultore Mazzacurati che lo accolse allo scultore stesso, che gli insegnò l'uso dei colori, fino alla notorietà, con mostre a Roma. Un altro scultore, Andrea Mozzali a Guastalla, lo ospitò e lo tirò fuori dal manicomio, dal quale entrava e usciva per atti di intemperanza. Ed è sua la maschera mortuaria che venne posata sulla sua lapide a Guatlieri nel 1965, quando fu sepolto.

Elio Germano è di una bravura eccezionale: dall'inizio alla fine del film “è“ Ligabue, con tutte le sue sgraziate movenze, i suoi occhi sporgenti, la sua gobba, il modo di camminare sghembo, la sua protervia e la sua generosità ingenua; la sua passione per le motociclette e l'incapacità di stabilire un rapporto equilibrato con le donne, non solo a causa della sua innata bruttezza. Un attore ed un regista che dipingono un ritratto umano, troppo umano, di un pittore che prima di tutto doveva essere rispettato come persona.

Pubblicato in: 
GN17 Anno XII 5 marzo 2020
Scheda
Titolo completo: 

Volevo nascondermi
Lingua originale    italiano
Paese di produzione    Italia
Anno    2020
Durata    120 min
Rapporto    2,39:1
Genere    biografico, drammatico
Regia    Giorgio Diritti
Soggetto    Giorgio Diritti, Fredo Valla
Sceneggiatura    Giorgio Diritti, Tania Pedroni
Produttore    Carlo Degli Esposti, Nicola Serra
Produttore esecutivo    Francesco Beltrame
Casa di produzione    Palomar, Rai Cinema
Distribuzione in italiano    01 Distribution
Fotografia    Matteo Cocco
Montaggio    Paolo Cottignola, Giorgio Diritti
Musiche    Marco Biscarini, Daniele Furlati
Scenografia    Ludovica Ferrario
Costumi    Ursula Patzak
Trucco    Aldo Signoretti, Lorenzo Tamburini, Giuseppe Desiato

Interpreti e personaggi

Elio Germano: Antonio Ligabue
Oliver Ewy: Ligabue da giovane
Leonardo Carrozzo: Ligabue da bambino
Pietro Traldi: Renato Marino Mazzacurati
Orietta Notari: madre di Mazzacurati
Andrea Gherpelli: Andrea Mozzali
Denis Campitelli: Nerone
Filippo Marchi: Vandino
Maurizio Pagliari: Sassi
Francesca Manfredini: Cesarina
Daniela Rossi: madre di Cesarina
Mario Perrotta: Raffaele Andreassi
Paolo Dallasta: Erminio Canova
Gianni Fantoni: Antonini
Paola Lavini: Pina

Uscita al cinema il 4 marzo 2020