The Wolf of Wall Street. Homo homini lupus

Articolo di: 
Alessandro Menchi
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“Mi chiamo Jordan Belfort. L'anno in cui ho compiuto 26 anni ho guadagnato 49 milioni di dollari, cosa che mi ha fatto incazzare, perché ne mancavano solo tre e avrei ottenuto una media di un milione a settimana”. La droga più potente al mondo è il denaro. E ne siamo tutti dipendenti. Il 23 gennaio esce nelle sale italiane The Wolf of Wall Street, diretto da Martin Scorsese, su una sceneggiatura di Terence Winter basata sull'omonimo romanzo autobiografico di Jordan Belfort. Protagonista (nonché produttore) un Leonardo Di Caprio perfetto, imperiale, fresco di Golden Globe e di nomination all'Oscar, che si somma a quelle “pesanti” per miglior film, regia, sceneggiatura e attore non protagonista (Jonah Hill). Una commedia nera vulcanica e tematicamente ridondante, che tocca vette cinematografiche inaudite. 

La storia è quella vera di Jordan Belfort (Leonardo Di Caprio), brillante broker affamato di soldi, che, alla fine degli anni '80, poco più che ventenne, scala le scivolose mura di Wall Street a suon di truffe e speculazioni borsistiche, diventandone il re come il leone, simbolo della sua azienda, lo è della savana, o il lupo, simbolo di se stesso, lo è dei boschi di montagna. Nella sua ascesa edonistica Jordan accumula lussi, trofei, donne, amici, capitali, vizi, droghe, perversioni sessuali, tutto in quantità sfrenate: in fondo per lui la stessa cosa ma con nomi diversi. Si circonda di collaboratori, fra cui spicca il fedele e spasmodico Donnie (Jonah Hill), sposa Naomi (Margot Robbie), la donna più sexy del mondo, e sfida con l'arroganza del nababbo il Fisco e l'FBI, capitanati dal tenace agente Patrick Denham (Kyle Chandler). Ma quest'ultimo abuso gli risulterà fatale.

Ascesa e declino del più folle e geniale degli speculatori americani in quel decennio cinico a cavallo fra gli '80 e i '90: il racconto, oltre che un ritratto storico, è soprattutto un affresco di pulsante attualità. E non solo, o non tanto, per le recenti vicissitudini finanziarie che hanno sconquassato l'America diramandosi in scosse che hanno fatto tremare anche il resto del mondo. Il nucleo centrale del film, da sempre e per sempre attuale, è l'animalesca natura dell'essere umano. Scorsese, regista antropologo per eccellenza, lo ritrae come una bestia evoluta - ma pur sempre una bestia - ruggente in una giungla di cemento in cui la sopravvivenza è costituzionalmente legata al denaro come unica vera molecola digeribile del metabolismo umano. Ai moralisti l'ingrato compito di giudicare, pare mormorare fra le righe il geniale Marty. A me quello di scavare e portare alla luce. Che cosa? Verrebbe da obiettare. Cosa, che non sia già stato mostrato con ammirevole  tempismo da Oliver Stone nel suo degno Wall Street (1987), o da Michael Moore nel suo pungente Capitalism: a love story (2009), o, più recentemente, da J. C. Chandor nell'ottimo e misconosciuto Margin Call (2011)? Cosa, che non abbiamo già visto? Assolutamente tutto. Perché il vizio non è una conseguenza ma una causa, una fame, un bisogno, è nel DNA. È il DNA. Il denaro e tutto ciò che riesce a comprare, ovvero qualunque cosa, compresa l'amicizia, il sesso, e, udite udite, persino l'amore, è lo strumento di cui l'uomo occidentale si è dotato nei secoli per soddisfare la sua fame atavica. Ed ecco che non è la fame ad essere “sbagliata”, ma il panino farcito di verdoni usato per sfamarla. Sta qui l'inarrivabile grandezza di Scorsese, filosofo dei nostri tempi che vede nel futuro perché libero dalla zavorra di qualunque giudizio morale o moralistico di sorta. A lui interessa scovare le ragioni profonde del Sogno Americano, ciò che lo rende così affascinante ancora oggi, così immortale. E lo fa senza negare ipocritamente l'evidenza, ovvero che quel sogno tanto discusso e discutibile, è bellissimo. È la felicità, perché lo è. Perché il potere, il sesso, le droghe, e soprattutto i soldi, fanno la felicità, nella società contemporanea. Se così non fosse l'uomo non li inseguirebbe. Jordan viene lasciato dalla prima moglie (Cristin Milioti) e il suo cuore spezzato si ricompone in tre giorni sposando Naomi alle Hawaii dopo un addio al celibato da due milioni di dollari. Jordan si becca una condanna penale, e con i soldi si compra l'assegnazione a un carcere di lusso con piscine e campi da tennis. Jordan, il lupo, alla fine vince sempre. Quello che conta, però, è un'altra cosa: è comprendere le ragioni profonde, l'essenza, di questo sistema, per capire, infine, dove ci porterà.

Scorsese, nella sua lunga filmografia, ha dipinto con ineguagliabile maestria stilistica e profondità di sguardo questa dialettica antropologica, componendo un mosaico coerente che ritrae l'homo oeconomicus inestricabilmente radicato nel suo fabbisogno consustanziale di benessere e di appartenenza. Da ciò si è generato e si è evoluto il concetto di Mafia, che il regista di origini italiane, come nessun altro, ha saputo scandagliare nelle sue innumerevoli forme e ramificazioni: dalle strade violente di Mean Streets (1973) alle (poco) tranquille villette di Goodfellas (1990), dai salotti snob de L'Età dell'Innocenza (1993) ai clan con le mani sporche di sangue - “That built America” - di Gangs of New York (2002) e alle lussuose sale da gioco di Casinò (1995), per finire, nella sua più moderna espressione, fra i grattacieli lastricati di illusioni di The Wolf of Wall Street. E tutto questo sempre attraverso gli occhi di uomini e di donne qualunqueHenry/Ray Liotta, Newland/Daniel Day-Lewis, Sam/Robert De Niro, Amsterdam/Leonardo Di Caprio – trasformati dal contesto e nel contesto in esseri amorali e autodistruttivi. Persone come Jordan Belfort. Persone che hanno compiuto scelte ed errori che, nei loro panni, forse molti di noi avrebbero finito per fare. Perché nella nostra tanto evoluta civiltà niente è più necessario del superfluo (Oscar Wilde). E ogni uomo, per averlo, diventa lupo fra gli uomini.

Pubblicato in: 
GN11 Anno V 21 gennaio 2014
Scheda
Titolo completo: 

The Wolf of Wall Street
GENERE: Commedia nera, Drammatico
REGIA: Martin Scorsese
SCENEGGIATURA: Terence Winter (dal romanzo autobiografico di Jordan Belfort)
ATTORI: Leonardo DiCaprio, Jonah Hill, Margot Robbie, Matthew McConaughey, Kyle Chandler, Rob Reiner, Jon Bernthal, Jon Favreau, Jean Dujardin, Joanna Lumley, Christine Ebersole

Uscita al cinema 23 gennaio 2014

FOTOGRAFIA: Rodrigo Prieto
MONTAGGIO: Thelma Schoonmaker
MUSICHE: Howard Shore
PRODUZIONE: Appian Way, EMJAG Productions, Red Granite Pictures, Sikelia Productions
DISTRIBUZIONE: 01 Distribution
PAESE: USA 2013
DURATA: 179 Min
FORMATO: Colore