XXXIX Festival della Valle d'Itria. Bicentenario verdiano con Giovanna d'Arco

Articolo di: 
Piero Barbareschi
Giovanna d'Arco

La XXXIX edizione del Festival della Valle d'Itria celebra il bicentenario verdiano con due interessanti appuntamenti. Il primo, il 28 luglio a Palazzo Ducale, è stata la rappresentazione della Giovanna d'Arco, il secondo, a conclusione del Festival, sarà la Messa da Requiem.

Giovanna d'Arco, opera giovanile, rappresentata per la prima volta alla Scala nel 1844, è stata in questa occasione diretta da Riccardo Frizza. Presente in platea il Ministro dei Beni e delle attività Culturali ed il Turismo Massimo Bray, reduce da un incontro nel pomeriggio con le autorità locali, la cittadinanza, il presidente, direttore artistico, rappresentanti degli artisti e delle maestranze del Festival.

L'opera, composta in pochi mesi in un periodo ricco di impegni ma tutto sommato considerata ben riuscita dallo stesso Verdi, dopo un iniziale discreta frequenza di rappresentazioni, si è trovata con il tempo un poco emarginata. In effetti è un Verdi ancora acerbo, già con caratteristiche tipiche ma con uno stile influenzato, per esempio, da stilemi rossiniani e donizettiani.

Riteniamo sia importante tenere presente queste caratteristiche nell'affrontare sia la realizzazione che l'ascolto dell'opera. La conoscenza di altri capolavori verdiani potrebbe portare quasi ad una delusione nell'ascoltare la Giovanna d'Arco. In realtà con una chiave di lettura adeguata è possibile apprezzarne alcune caratteristiche.

Come detto, trattandosi di opera giovanile, presenta già intuizioni interessanti ed anticipatrici, insieme ad altre idee meno originali. Il libretto, scritto da Temistocle Solera e  liberamente ispirato ad un testo di Schiller, modifica la vicenda dell'eroina francese creando una trama in ogni caso drammatica nelle intenzioni (”Dramma lirico con un prologo e tre atti”). Proprio con riferimento allo stile del testo e dell'argomento, la parte musicale non sempre asseconda e sottolinea la drammaticità del testo e delle situazioni, cadendo in certi casi in orchestrazioni quasi bandistiche e ritmicamente non adeguate.

L'opera presenta tuttavia alcune arie interessanti che musicalmente sono più congeniali al testo e che consentono di mettere in risalto l'abilità vocale degli interpreti. Interpreti in questa occasione di tutto rilievo: la splendida voce di Jessica Pratt (Giovanna), il tenore Jean François Borras (Carlo VII), il più donizettiano dei tre solisti come timbro vocale, ed il possente baritono Julian Kim (Giacomo).

Senza dubbio fra le varie arie, duetti e cavatine, alcune di queste, come l'iniziale “Sotto una quercia parvemi” o “Gelo, terror m'invade”, stilisticamente e musicalmente più aderenti al testo, hanno subito messo in luce la presenza scenica e la bella vocalità di Julian KimIl dominio tecnico e la bellezza della voce della Pratt sono invece emerse, sottolineate da applausi del pubblico, già nel prologo nella cavatina “Sempre all'alba ed alla sera” o nella romanza “O fatidica foresta” a metà del primo atto.

Ugualmente apprezzato dal pubblico il bel duetto “Amai, ma solo un istante” (Giovanna-Giacomo). Nel finale interessante nella scrittura musicale lo scambio di frasi e l'intreccio timbrico fra il clarinetto dell'ottimo Michele Naglieri e la calda voce della Pratt.

All'interno di tutta l'opera, anticipando l'importanza che Verdi attribuirà nel prosieguo del percorso compositivo, è rilevante la presenza del coro, utilizzato non solo come semplice contorno ma con una presenza scenica e musicale costante ed articolata.
In questa occasione la presenza del coro del Teatro Petruzzelli non è stato a nostro parere sempre all'altezza della situazione, rivelando qualche impaccio in alcuni movimenti scenici e, probabilmente per i problemi di acustica che inevitabilmente un'esecuzione all'aperto comporta, in certi casi meno precisi del dovuto nel dialogo con l'orchestra.

Riccardo Frizza ha diretto con sicurezza l'Orchestra Internazionale d'Italia optando tuttavia per una disposizione degli strumenti meno usuale che forse ha un poco penalizzato la presenza, nell'impasto timbrico generale, dei “fiatini” (la sezione flauto, oboe, clarinetto, fagotto) posta in questo caso a sinistra e pertanto, sempre per le problematiche di un'esecuzione all'aperto, meno in evidenza di quanto meritassero e di quanto ci si aspetta da un organico del genere.

Pubblico delle grandi occasioni e applausi calorosi al termine, con ripetute chiamate in scena dei protagonisti sia musicali sia per l'allestimento scenico e registico.

Pubblicato in: 
GN38 Anno V Numero doppio 30 luglio - 6 agosto 2013
Scheda
Titolo completo: 

XXXIX Festival della Valle d'Itria
28/31 luglio 2013 ore 21,00
Martina Franca - Palazzo Ducale

Bicentenario Verdi/Wagner
Giuseppe Verdi
Giovanna D’arco

Dramma lirico in un prologo e tre atti
Libretto di Temistocle Solera
Casa Ricordi, Milano

Giovanna Jessica Pratt
Carlo VII Jean-Francois Borras
Giacomo Julian Kim
Delil Roberto Cervellera
Talbot Emanuele Cordaro

Maestro concertatore e direttore d’orchestra Riccardo Frizza
Regia e progetto scenico Fabio Ceresa
Costumi Massimo Carlotto
Disegno luci Giuseppe Calabrò
Movimenti coreografici Luciana Fumarola
Orchestra Internazionale d’Italia
Coro del Teatro Petruzzelli di Bari
Maestro del Coro Franco Sebastiani