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A Jesi la prima mondiale di De bello gallico di Campogrande
Il Teatro Pergolesi di Jesi, sede dal 1798 di attività lirica ininterrotta, e dal 1968 tra i 29 Teatri di Tradizione italiani, attende la prima mondiale dell’opera contemporanea “De bello gallico” con musica di Nicola Campogrande su libretto di Piero Bodrato dai Commentarii omonimi di Caio Giulio Cesare.
Nuova produzione della Fondazione Pergolesi Spontini, e terzo titolo del cartellone della 56esima Stagione Lirica di Tradizione del Teatro Pergolesi, l’opera debutta venerdì 24 novembre ore 20.30, con replica domenica 26 novembre ore 16 accessibile anche ad un pubblico di non vedenti e non udenti. L’anteprima giovani di giovedì 23 novembre ore 16 è riservata ai partecipanti di “Musicadentro 2023”, il progetto di educazione musicale collegato alla stagione lirica, cui hanno aderito scuole di Jesi, Ancona, Fabriano, Falconara, Senigallia e Sassoferrato per un totale di 1950 partecipanti.
La direzione è affidata al maestro Giulio Prandi, tra i più stimati interpreti in festival e teatri internazionali, particolarmente attivo in ambito barocco. Suona il Time Machine Ensemble, canta il Coro Universitario del Collegio Ghislieri, maestro del coro Luca Colombo. La regia è di Tommaso Franchin, già regista a Martinafranca di Opera Italiana di Campogrande/Bodrato. Le luci sono di Marco Scattolini.
Scene e costumi sono affidate a Daniel Mall e Gabriele Adamo, i due studenti che hanno ottenuto una scrittura artistica in questa produzione in quanto vincitori della III edizione del Concorso dedicato a Josef Svoboda “Progettazione di Allestimento scene e costumi di Teatro Musicale” riservato a iscritti al Biennio di Specializzazione in Scenografia delle Accademie di Belle Arti di Macerata, Bologna, Venezia e Carrara. Il concorso è una nuova modalità per valorizzare giovani creativi che possono vedere realizzato il proprio progetto.
Protagonista nel ruolo di Cesare è il baritono Giacomo Medici (Cesare), reduce da una felice tournée in Corea del Sud nel ruolo di Rigoletto e in Giappone come Alfio in Cavalleria Rusticana. Completano il cast due talenti dalla promettente carriera: il tenore Oronzo D’Urso, che canta nel doppio ruolo di Aulo Irzio/Vercingetorige, ed il soprano ucraino Nikoletta Hertsak nel ruolo della Figura Allegorica.
De bello gallico è un’opera che, attraverso la figura e le imprese di Giulio Cesare, affronta con tono leggero i meccanismi del potere, dell’autocelebrazione, della seduzione delle masse, della guerra. Tutti temi drammaticamente molto attuali. Il libretto è liberamente derivato dai Commentarii de bello gallico, uno dei libri più famosi di tutta l’antichità, dedicato alla cronaca della lunga serie di campagne militari che, tra il 58 ed il 49 a.C., portarono il console Gaio Giulio Cesare a conquistare la Gallia Transalpina. “È l’opera che celebra l’impresa del condottiero, nel linguaggio scarno del resoconto militare, ma è anche il testo che fonda la grandezza del futuro dictator perpetuus di Roma, personaggio storico tra i più famosi di tutti i tempi e purtroppo modello di molti futuri dittatori che si sarebbero affacciati al palcoscenico della storia”, spiega il librettista Piero Bodrato.
Firma la musica Nicola Campogrande, autore di un ricco catalogo orchestrale e da camera, e di numerosi lavori di teatro musicale tra cui #Folon, Opera italiana, La notte di San Nicola, I due usignoli, Macchinario, Lego, Alianti. “Con i mezzi, i ritmi, il suono della contemporaneità, in ogni mia partitura cerco di non perdere mai di vista il piacere, sensoriale e intellettuale”, spiega il compositore. “In questo senso, il De bello gallico prosegue la tradizione dell’opera buffa italiana – seppur con qualche momento commovente o drammatico – con arie, cori, duetti, concertati che, con un linguaggio nuovo, si collegano a strutture codificate e riconoscibili dal pubblico. Le melodie sono chiare, memorizzabili. E la scrittura strumentale nasce in supporto alle voci, per mettere in evidenza la gioia di raccontare una storia attraverso il canto”.
Nell’opera, Cesare incarna, alternandole, due figure. La prima è il Cesare della tradizione, il personaggio storico, l’uomo politico spregiudicato, che attraverso il racconto delle proprie imprese, sta costruendo la propria immagine. La seconda è invece quella dell’essere umano. Vanitoso, intelligente, abile manipolatore, spietato con i nemici quanto con gli stessi romani quando non gli siano alleati e fedeli, impegnatissimo in alleanze e intrighi, impassibile ma nevrotico e vittima di feroci mal di testa.
Intorno al protagonista del De Bello si muove il coro maschile, che rappresenta di volta in volta due gruppi umani: le moltitudini dei suoi legionari (rappresentati dall’amata Decima Legione), infaticabili combattenti, sorprendenti ingeneri, militari disciplinatissimi e micidiali; e le moltitudini dei popoli della Gallia, sconfitti, umiliati e cancellati da Cesare.
Con loro è presente in scena anche un soprano, una Figura Allegorica che rappresenta di volta in volta – e sorprendendo tutti – personaggi diversi: si presenta infatti, a seconda delle occasioni, come la Fortuna, la Gloria, Roma… E poi c’è un tenore: nel primo atto interpreta lo scrivano di Cesare, Aulo Irzio, che si occupa di stendere i Commentarii “De bello gallico”; nel secondo atto veste invece i panni di Vercingetorige, che prima è l’icona della resistenza gallica e poi diventa lo schiavo in catene presso la tenda di Cesare.
“Vedrete toghe? No. Vedrete i Galli alla Asterix e Obelix? No. Vedrete dei lottatori, dei boxeur, vedremo la strategia e la vittoria del loro leader e vedremo Cesare che, dall’antica Roma, arriva ai giorni nostri”, fa sapere il regista Tommaso Franchin. “Questa – aggiunge - è una storia che parla, ovviamente, di Giulio Cesare e della sua impresa, ma parla anche della nascita di un dittatore; parla di conquiste, di dominazione, di colonialismo, del sentimento di superiorità che anima chi sottomette e conquista un altro popolo. Parla, in un certo senso, di noi Europei. Cerco di costruire, in scena, un mondo che racconta tutto questo. “… L’incontro ai punti non lo perdo!” esclama Cesare all’attacco di Gergovia. Assedi e guerre come match decisivi, come partite finali. E allora la scena sarà una gradinata da cui assistere alla sfida, alla nascita di un leader, una gradinata da cui invocare il proprio capo, e da cui rovesciarlo. E chi cade più fragorosamente di un campione, un campione di boxe? E dove se non nello sport il culto del corpo arriva ai massimi livelli e così anche la narrazione e il culto del campione?”
La Stagione Lirica di Tradizione è organizzata dalla Fondazione Pergolesi Spontini, con il sostegno di Ministero della Cultura e Regione Marche; soci Fondatori Comune di Jesi e Comune di Maiolati Spontini, partecipante aderente Comune di Monsano, partecipante sostenitore Camera di Commercio delle Marche, con il patrocinio del Consiglio Regionale delle Marche. Educational partner Trevalli Cooperlat, sponsor P.S. Medical Center, sponsor tecnico Miriam Montemarani. Si ringraziano Bcc Ostra Vetere e tutti i Mecenati 2023 per il contributo erogato tramite Art Bonus.
Posto unico platea e palchi: 25 euro, ridotto 22 euro per under 18 e over 65. Loggione 10 euro.