Piano B. Antropocene, la nuova fase secondo Meschiari

Che cos’è l’Antropocene? Parola amata e odiata ancora oggi non sappiamo come usarla. - Dal greco anthropos essere umano e kainos recente-  il termine fu diffuso dal premio Nobel per la chimica P. Crutzen, per definire la fase geologica successiva all'Olocene, caratterizzata dall’impatto di Homo sapiens come forza geologica in grado di interferire nelle dinamiche ecosistemiche del pianeta.

In questo pamphlet acuto e incalzante, Meschiari propone un’analisi dell’Antropocene come nuova fase della terra e dell'uomo, affrontando schiettamente le criticità di un sistema in crisi, e concentrandosi sulla necessità di creare nuovi modelli narrativi e cognitivi per riferirsi al futuro in termini umani e non produttivi.

L’Antropocene è un fascio di problemi globali e cognitivi: un labirinto, un imbuto, un virus e un predatore, di cui prendere consapevolezza per generare nuovi paradigmi di comprensione.

Se l'evoluzione di Homo sapiens è dipesa dalla capacità di inventare soluzioni creative ai problemi, in questa nuova fase dove l'immaginazione è una facoltà atrofizzata, saturata, e addomesticata, vige un determinante svantaggio evolutivo.

 Il rischio che un fenomeno collettivo di analfabetismo immaginativo, generato dall’universo digitale, sfoci in strategie di adattamento poco sagaci è ormai manifesto.

 E la conseguenza diretta è una massa di soggetti incapace di immaginare un futuro diverso da quello che le viene apparecchiato, incapace di immaginare il dolore altrui, la complessità, la diversità, l’alternativa.

Quelle che fornisce l’autore sono dunque istruzioni per sopravvivere ai pericoli generati dal vuoto dell’immaginario, dall’intelligenza da sciame, dai comportamenti banali,organizzati e collaborativi, che promuovono la cecità come adattamento all’Antropocene

Delegare ad altri il proprio immaginario può essere un problema di autonomia e libertà. Uno spirito critico richiede un immaginario ricco e dinamico. Un’immaginazione libera e spregiudicata significa ipotizzare scenari alternativi allo status quo.

La scrittura. come il disegno, la danza e altre pratiche dell'immaginario, sono esercizi mentali e corporei per restare in uno stato di veglia, per passare dalla veglia alla visione, per non essere macinati da chi gira le ruote..

Occorre reintegrare nel nostro orizzonte cognitivo, politico, tecnico e culturale tutte le forme di vita e di non-vita non-umane, con forme prosociali radicalmente inclusive, un mutuo appoggio tra minerali, piante, animali e umani per rigenerare la Terra.

Matteo Meschiari (Modena, 1968) è antropologo, geografo e scrittore. Si occupa di preistoria, paesaggio, letteratura e dinamiche culturali dell’Antropocene. Con Antonio Vena ha ideato il Progetto TINA e i blog La Grande Estinzione e Il problema di Grendel. Tra le pubblicazioni più recenti: Nelle terre esterne. Geografie, paesaggi, scritture (Mucchi, 2018), L'ora del mondo (Hacca, 2019), Neogeografia. Per un nuovo immaginario terrestre (Milieu, 2019), Antropocene fantastico. Scrivere un altro mondo (Armillaria, 2020).

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