France Théâtre, ovvero il Teatro Francese di Roma (unica scuola teatrale di lingua francese in Italia riconosciuta dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della ricerca), ha presentato in assoluta anteprima per il pubblico romano il suo ultimo spettacolo, Saint-Germain-des-Prés – le jazz et la java, alla Sala Darcy del Centre Culturel Saint-Louis de France di Roma il 28 gennaio 2011.
Si tratta di uno spettacolo ambientato nella Parigi dei mitici anni successivi alla Seconda Guerra Mondiale [2], nel celebre quartiere di Saint-Germain-des-Prés che diventa il fulcro della vita intellettuale francese, percorsa dai fremiti della rinascita postbellica, in cui si agitavano fermenti artistici, sperimentazioni letterarie e quel misto di esistenzialismo e marxismo che fece la fortuna di Jean-Paul Sartre [3] sia come filosofo, sia come narratore e autore teatrale. Tra filosofi, romanzieri, poeti, attori e musicisti, il clima culturale della Parigi dell’epoca - tra Saint-Germain-des-Prés e il Quartiere Latino, le cantine della Rue de Rennes e le brasseries della Rive Gauche - si alimenta di una singolare combinazione tra una versione alla moda della filosofia esistenzialista e il jazz americano nella forma del Bebop.
Nello spettacolo, vediamo Gabriel, cameriere al Café de Flore, che incrocia da “testimone” personaggi come lo scrittore e musicista Boris Vian [4] (membro del Collège de Pataphysique [5]), il filosofo Jean-Paul Sartre con la sua compagna, la scrittrice Simone de Beauvoir, la cantante e attrice Juliette Gréco, i registi Jean-Luc Godard [6]e François Truffaut [7], il poeta Jacques Prévert [8].
Nello spettacolo comunque la parte del leone la fa la musica, in bilico tra jazz e vaudeville, canzone d’autore e motivi popolari (non a caso i due strumenti simbolo sono il contrabbasso per il jazz e la fisarmonica per i motivi popolari; gli altri strumenti sono il pianoforte, il sassofono, una discreta batteria e una chitarra suonata in modo palesemente jazzy). I performer compongono un ensemble di cinque elementi coordinati dal regista Frédéric Lachkar che interpreterà anche la maggioranza delle parti recitate, in un francese chiaro e accessibile a tutti i tipi di pubblico che abbiano un minimo di familiarità con la lingua di Proust.
Di rilievo sono le citazioni di Jean-Paul Sartre, che riescono a dare un tono quasi filosofico allo spettacolo: dalla sibillina “l’esistenza precede l’essenza” (che esprime semplicemente il primato della soggettività libera) a “L’inferno sono gli altri” (l'Enfer, c'est les autres). Frase quest'ultima che è stata spesso fraintesa: essa compare nel dramma Huis clos (Porte chiuse), in cui tre personaggi che si incontrano nell’aldilà dopo la morte capiscono che la vita si può percepire e sperimentare realmente solo per mezzo degli altri; è inutile cercare di sfuggire alla situazione in cui “siamo gettati”, perché essa riprenderà ineluttabilmente il sopravvento.
Del resto, il rapporto con gli altri è sempre conflittuale, anche in un sentimento come l’amore, solo in apparenza positivo, cosicché l’esistenza è sempre votata allo scacco e al fallimento. D’altro canto, citare questa frase nel contesto della Parigi degli anni ’50 è un leggero anacronismo, perché essa appartiene al Sartre degli anni trenta e quaranta, quando pubblicò L’être et le néant (L’essere e il nulla), di cui A porte chiuse costituisce la trasposizione sul piano teatrale (mentre il Sartre successivo modificò la sua posizione, trasformando il suo pessimismo radicale in un “umanismo” a coloritura marxista che implica un’assunzione di responsabilità etica personale, verso un impegno civile volto a modificare la società).
Ma si tratta di un’incongruenza perdonabilissima, dato che si inserisce in un contesto, quello dello spettacolo teatrale, in cui gli attori devono proprio fare i conti con la loro alterità rispetto ai personaggi rappresentati. Alterità che riescono a rendere tanto più efficacemente quanto più la loro razionalità è in grado di tenere sotto controllo i sentimenti: è la lezione che Denis Diderot [9]consegnò a suo tempo nel Paradoxe sur le comédien e che costituisce forse la cifra del Teatro francese di Roma.
Collegamenti:
[1] http://www.gothicnetwork.org/immagini/saint-germain
[2] http://www.lasecondaguerramondiale.com/
[3] http://www.ges-sartre.fr/index.html
[4] http://www.borisvian.org/
[5] http://www.college-de-pataphysique.org/college/accueil.html
[6] http://www.cahiersducinema.com/article1424.html
[7] http://www.francoistruffaut.com/
[8] http://www.institutfrancais.com/adpf-publi/folio/prevert/prevertSF.htm
[9] http://www.conoscenza.rai.it/site/it-IT/?ContentID=855&Guid=d7e15ee24c294ed794d118aff4942e59
[10] http://www.saintlouisdefrance.it/
[11] http:// www.theatrefrancais.it
[12] http://www.gothicnetwork.org/articoli/alexander-calder-al-palaexpo-pneuma-azione
[13] http://www.gothicnetwork.org/articoli/amelie-nothomb-viaggio-d-inverno-l-aliena-zolla-di-astrolabe
[14] http://www.gothicnetwork.org/articoli/solaris-di-andrej-tarkovskij-metafisca-delle-particelle