- Articolo di:Livia Bidoli
L'americano John Adams è tornato dopo 7 anni (2018) a dirigere sé stesso e la suite dal balletto Billy the Kid (1938) di uno dei suoi grandi ispiratori, Aaron Copland, nella Sala Santa Cecilia dell'Auditorium Parco della Musica di Roma, il 6, 7, 8 novembre, in collaborazione con Romaeuropa Festival. Tra i maggiori compositori statunitensi viventi (classe 1947), ha diretto l’Orchestra e il Coro di Santa Cecilia in un breve brano esplosivo, ovvero, Short Ride in a fast Machine (1986), e tre scene da una delle sue opere di "Teatro della Realtà", ovvero Nixon in China (1987).
Achille Lauro. 7 ottobre 1985
Corsi e ricorsi storici. Se l’11 settembre, tra Torri Gemelle nel 2001 e in precedenza l’ancor più devastante dramma cileno, ha assunto nell’immaginario collettivo un peso specifico indiscutibile, vi è un’altra data che in merito al Medio Oriente sta assumendoun ruolo cruciale: il 7 ottobre. Benché quanto ha avuto luogo il 7 ottobre 2023 in territorio israeliano sia costantemente sotto i riflettori, a causa della feroce, inaudita, barbarica rappresaglia sionista sulla popolazione di Gaza, vi è un altro 7 ottobre assolutamente da ricordare, di cui invece i più giovani hanno forse soltanto una vaga memoria: il 7 ottobre del 1985 una nave da crociera italiana con più di 500 persone a bordo, l’Achille Lauro, venne infatti dirottata da un commando palestinese.
Fu l’inizio nel Mediterraneo orientale di un dramma dall’esito, almeno all’inizio, difficilmente prevedibile. E l’omicidio di un passeggero americano, buttato poi fuori dall’imbarcazione, finì per innescare la più grande crisi diplomatica e militare fra Italia e Stati Uniti, culminata nei noti fatti di Sigonella.
A distanza di ben 40 anni, è stato realizzato un documentario in grado non soltanto di riepilogare in modo incalzante e preciso gli eventi, ma anche di gettare nuova luce su alcuni dei protagonisti di allora: trattasi di Achille Lauro – La crociera del terrore, diretto da Simone Manetti, scritto da Giuseppe Bentivegna, Vania Del Borgo e Raffaele Brunetti. Sono stati proprio questi ultimi tre, gli autori, ad animare e ravvivare la presentazione avvenuta lo scorso 23 settembre a Roma, presso
l’Associazione Stampa Estera a Palazzo Grazioli.
Nel mentre, però, tale opera aveva avuto modo di vincere il Premio come Miglior Film Italiano al festival Visioni Dal Mondo, che si tiene a Milano. Ora anche il pubblico a casa potrà farsi un’idea del
suo valore, dato che la messa in onda di Achille Lauro – La crociera del terrore è prevista in Francia e Germania il 30 settembre su Arte, mentre in Italia il passaggio su Sky Crime e HISTORY Channel avverrà proprio il 7 ottobre 2025.
L’anniversario di quei giorni carichi di tensione verrà così “festeggiato” anche sul piccolo schermo.
Oltre alla regia spigliata, attenta e ritmata di Manetti, che già conoscevamo per l’ottimo Goodbye Darling, I'm Off to Fight incentrato sulla sorprendente figura della sportiva e modella Chantal Ughi, cosa determina lo straordinario valore di questo documentario? Innanzitutto l’insolito, scrupoloso lavoro di ricerca effettuato dai già menzionati autori, che nello spartirsi le aree di competenza hanno assicurato al film una dimensione “corale” andando a rintracciare non pochi protagonisti di quella storia, alcuni dei quali “spariti dai radar” da diversi anni. Così da dar voce a vittime, carnefici e testimoni vari, praticamente in egual misura. Vi è naturalmente spazio per chi era a bordo della nave sequestrata, in qualità di passeggero o di membro dell’equipaggio. Come pure per le due figlie di Leon Klinghoffer, il disabile americano di religione ebraica freddato a bordo dagli incursori: donne ormai mature che la produzione è riuscita a incontrare a New York.
Ma è forse in campo palestinese che il “casting” del documentario offre letestimonianze più rare e preziose. In primis quella di Reem al-Nimer, ex attivista dell’Olp da tempo esule in Nordafrica e vedova di Abu Abbas, fondatore e capo del gruppo paramilitare Fronte per la Liberazione della Palestina (FLP) riparato poi in Iraq e lì deceduto nel 2003, in circostanze a dir poco sospette, essendosi ritrovato prigioniero degli americani dopo l’occupazione del paese. Persino più scalpore può fare
nel film l’intervista a distanza con uno dei quattro dirottatori palestinesi, Abdellateef Fataier, che oggi vive in una località segreta del Medio Oriente dopo aver scontato venti anni di carcere in Italia. Su quei tragici accadimenti lo sentiamo fare nuove dichiarazioni, dopo anni di silenzio pressoché totale….
Campo e controcampo. Se il versante palestinese è molto ben rappresentato, la controparte statunitense può avvalersi a livello di intervistati dell’ammiraglio James Stark, consigliere militare del National Security Council alla Casa Bianca, di Edmund Hull, il diplomatico statunitense al Cairo che si occupò degli ostaggi, ed infine di Roe Massey, pilota di uno dei caccia che costrinsero l’aereo che trasportava i dirottatori della nave ad atterrare nella base Nato di Sigonella.
Nel caleidoscopio di interventi tesi a chiarire le circostanze politiche, diplomatiche e militari che caratterizzarono l’episodio, con particolare riferimento al braccio di ferro tra il nostro paese e gli USA
sulla sorte de palestinesi ripartiti in aereo, vi sono inoltre da mettere in cassaforte le testimonianze di Antonio Badini, consigliere diplomatico del Presidente Craxi – figura risolutrice della crisi interna alla Nato che avrà luogo dopo il dirottamento -, e del Generale Ercolano Annicchiarico, comandante della base militare di Sigonella.
Di conseguenza, se la tensione a bordo dell’Achille Lauro durante il sequestro è resa palpabile a distanza di svariati lustri dai racconti dell’equipaggio e dei passeggeri, l’intricato rebus politico e militare sviluppatosi dopa la resa dei terroristi palestinesi rivive qui attraverso molteplici punti di vista, tra i quali spicca per cinismo quello di uno dei funzionari americani, ancora oggi stizzito per la mancata estradizione dei dirottatori al punto di rimpiangere apertamente di non aver consigliato l’abbattimento
dell’aereo dove viaggiavano assieme ad Abu Abbas. Ad uscire bene da questa storiaccia, ci auguriamo che nessuno resti sorpreso, è proprio il governo italiano rappresentato nella circostanza da Craxi, che come testimoniato qui da qualche stretto collaboratore seppe risolvere l’inghippo di Sigonella con un felice mix di determinazione e astuzia diplomatica, dando vita peraltro a uno dei nostri ultimi episodi (se non proprio l’ultimo) di autonomia politica rispetto all’ingombrante alleato.

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