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Castiglioncello del Trinoro. I Concerti di Baglini e Chiesa
Due sono stati i concerti che hanno chiuso il 27 e 28 maggio il programma del mese della stagione, che si concluderà a ottobre a Castiglioncello del Trinoro. Dei due splendidi concerti sono stati protagonisti nel primo, da solo al pianoforte, Maurizio Baglini e nel secondo insieme a Silvia Chiesa al violoncello.
Castiglioncello del Trinoro è un incantevole borgo del senese meridionale, che era in completo stato di abbandono, fino a quando nel 2005 Michael L. Cioffi, sedotto dalla bellezza del posto, iniziò a sue spese il progetto di rinascita del borgo, che ne ha rispettato l’aspetto con grande attenzione alle strutture originarie. Nacque così nel 2012 il Monteverdi Tuscany, un hotel diffuso di lusso, che anno dopo anno viene arricchito di soluzioni estetiche molto riuscite. Fu anche restaurata la chiesetta romanica di Sant'Andrea che divenne auditorium delle stagioni di concerti che si sono susseguite, a ingresso libero, organizzate e finanziate da Michael L. Cioffi, molto sensibile alle varie forme d’arte e in particolare la musica. Non a caso per dare il nome al suo hotel ha pensato al sommo Claudio Monteverdi, che creò il Melodramma e fu un grande innovatore del linguaggio musicale.
Gli interventi volti al miglioramento dell’acustica nella chiesetta di Sant'Andrea si sono susseguiti nel tempo, l’ultimo è stato realizzato dallo Studio Archiloop fondato da Jacopo Venerosi Pesciolini. L’intervento ha migliorato sensibilmente l’acustica, cosa che ci ha permesso di godere appieno del fascinoso suono del pianoforte Fazioli e del violoncello Giovanni Grancino del 1697, mirabilmente suonati dai due interpreti. L’altro aspetto che vogliamo sottolineare, è l’attenzione all’estetica dell’architettura della chiesa che è stata valorizzata recuperando la bellezza dello spazio.
Nel primo concerto Maurizio Baglini si è cimentato con lucida passione nell’esecuzione della trascrizione per pianoforte della sinfonia n.9 in re minore di Beethoven di Liszt. Il compositore aveva realizzato nel 1851 una trascrizione per due pianoforti ma non ne era soddisfatto. Poi nel 1864 fu completata la trascrizione delle sinfonie di Beethoven con una nuova trascrizione della sinfonia n.9, questa volta però, per un solo pianoforte.
La difficoltà di esecuzione non è solo tecnica e mnemonica, Baglini ha reso tutti gli aspetti timbrici, ritmici, dinamici e agogici con una tensione e una cantabilità che non sono mai venute meno. La potenza evocativa della partitura beethoveniana che Liszt aveva creato si è pienamente concretizzata in questa splendida interpretazione di Maurizio Baglini che, ripetutamente acclamato dal pubblico ha poi donato un bis: la sonata K.162 in mi maggiore di Domenico Scarlatti. Una scelta, come ha spiegato, per risalire all’evoluzione della storia della composizione e della tecnica per strumenti a tastiera.
Nell'Ottocento il repertorio violoncellistico non era ricco di sonate per questo spiccano le due Sonate per violoncello e pianoforte di Felix Mendelssohn-Bartholdy: l'op. 45 in si bemolle maggiore, composta nel 1838 e pubblicata nel 1839, e l'op. 58 in re maggiore, composta nel 1845 e pubblicata nello stesso anno a Lipsia. Nell'edizione dell'op.58 uscita quasi contemporaneamente a Parigi la sonata è intitolata Duo, la scelta indicava la volontà di Mendelssohn di indicare la pari dignità e il trattamento paritetico riservato al violoncello e al pianoforte.
Le due Sonate di Mendelssohn si ispirano al Beethoven giovanile, nell’ l'op. 58 che abbiamo ascoltato così è nel primo tempo, Allegro assai vivace in re maggiore, ma non il secondo tempo in si minore, che invece si ispira al Beethoven della Ottava Sinfonia, un Allegretto scherzando invece dello scherzo e in una tonalità non consueta, come ha acutamente osservato Piero Rattalino. L’Adagio è un breve arioso del violoncello, che, appassionato, prevale sul pianoforte, che lo accompagna con grandi accordi arpeggiati, è una specie di "canto del bardo", una scelta che assecondava la tendenza dei violoncellisti romantici che miravano a mettere in luce le qualità cantabili del violoncello. Nel finale molto allegro e vivace l'equilibrio volge a vantaggio del pianoforte, nonostante il violoncello, riprenda i passaggi virtuosistici del pianoforte, poi diventa lo strumento melodico, mentre al pianoforte è affidato l’impetuoso impulso ritmico. Silvia Chiesa ha tratto dal violoncello suoni di mirabile bellezza che hanno dato profondità all’interpretazione e ha avuto il suo acme nel "canto del bardo". Né Maurizio Baglini pianoforte è stato da meno nel dialogo intenso e trascinante con il violoncello, l’armoniosa intesa artistica dei due musicisti ha entusiasmato il pubblico presente.
Una parte del programma è stata dedicata a note canzoni tratte da musical di George Gershwin e un Medley da “West Side Story” di Leonard Bernstein nelle riuscite trascrizioni di Silvia Chiesa e Maurizio Baglini. Eclettismo, voglia di indagare e passione nel proporre programmi inusuali sono altri aspetti condivisi dai due artisti, le loro trascrizioni hanno restituito pienamente, i vari colori e le atmosfere, la levità e la malinconia dei vari brani proposti. Sicuramente è impegnativa la trascrizione per violoncello e pianoforte di Thierry Huillet della Rapsodia in blu di George Gershwin, l’interpretazione di Silvia Chiesa e Maurizio Baglini è stata coinvolgente con una colorata cantabilità, ha evidenziato le frasi melodiche ed è stata vivace e gioiosa nel porre in luce gli incalzanti ritmi jazzistici.
Festosi e vibranti applausi hanno salutato gli interpreti alla fine del concerto.