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Francesca e Giovanni. Un'unione piu' forte della mafia
Sarà in sala dal 15 maggio il film di Simona Izzo e Ricky Tognazzi FRANCESCA E GIOVANNI. Una storia d'amore e di mafia. L’operazione di portare sugli schermi la storia della moglie del magistrato Giovanni Falcone, morta insieme a lui, e alla scorta, nel feroce attentato, rende finalmente visibilità a questa donna coraggiosa. L’argomento del film è molto importante, ma è svolto in maniera non consona.
Siamo in Sicilia nel 1979: Palermo è sconvolta dagli attentati di mafia. Francesca Morvillo è sostituto procuratore al tribunale dei minori di Palermo e conduce una serena esistenza con suo marito Giuseppe. Quando viene chiamata dal tribunale dei minori per seguire un caso di parricidio, senza tentennare, neppure davanti all’omertà della madre del minore disposta a sacrificare suo figlio Dino in nome dell’onore, Francesca rimane fedele ai suoi valori lottando contro un sistema giudiziario retrogrado, che vorrebbe solo punire i minori invece di educarli per offrire loro un futuro diverso da quello dei propri padri.
Questa donna dai sani principi e animata da un forte senso della Giustizia incontra un uomo con i suoi stessi ideali: Giovanni Falcone. I due magistrati si capiscono e apprezzano fin da subito, condividendo non solo gli stessi valori, ma anche una forte attrazione. Un rapporto d’amore e di totale condivisione che li vedrà uniti fino agli ultimi istanti delle loro vite.
Il film su Nicola Calipari, “Il Nibbio”, tanto per fare un esempio, ci ha mostrato come si può entrare delicatamente nella vita privata di qualcuno, avvicinando l’eroe pubblico agli spettatori, senza rendere la storia una soap opera, come invece nel caso di questa storia d’amore e di mafia, che toglie vigore al personaggio della donna eccezionale, forte, coraggiosa e disposta a sacrificare anche la vita per amore.
Alla interessante conferenza stampa abbiamo appreso che il giudice Alfredo Morvillo, fratello di Francesca, e sua moglie Anna hanno dato spunti in fase di stesura della sceneggiatura, narrando molti particolari che sono riportati nel film.
I due registi hanno raccontato come ci siano storie necessarie che costringono a mettersi al lavoro alacremente per poterle portare alla luce e che nascono non solo dalla propria ispirazione, ma dall’obbligo morale e civile di ricordare chi è condannato alla damnatio memoriae, come Francesca Morvillo: “È questo sentimento che ci ha spinto a realizzare un film dedicato alla vita e all’amore tra Francesca, magistrato sostituto procuratore al carcere minorile Malaspina, e Giovanni Falcone”. Del resto anche solo "La storia di Falcone è bene rinfrescarla alle nuove generazioni" – ha detto Simona Izzo - "che non sanno neppure perché l’aeroporto di Palermo sia intitolato a Falcone e Borsellino."
Simona Izzo e Ricky Tognazzi si sono recati anche nella Chiesa di San Domenico di Palermo, Pantheon di molti uomini illustri siciliani, a visitare la tomba di Giovanni Falcone, costatando, così, che in questo luogo alla Morvillo è stata dedicata solo una targa.
Anche la recitazione dei due attori principali, Ester Pantano e Primo Reggiani, forse pilotata dai registi, non rende onore alle grandi figure che interpretano. Ancor di più si sente la differenza con il salto di qualità quando compare in scena Anna Ferruzzo, che interpreta Lina Morvillo, la mamma di Francesca.
Marco Pieroni, il direttore della fotografia, ce la mette tutta per dare luce a questo film, grazie alla bellezza delle scene in esterno.
“L’eroe contemporaneo è colui che, pur essendo consapevole della propria sconfitta, va incontro al destino”: Maurice Merleau-Ponty, si legge nelle note di regia, diremmo piuttosto alla morte: entrambi i magistrati ne erano più che consapevoli, visti i tanti morti e lo sventato attentato precedente a loro stessi incorso, ma la loro rettitudine è più forte della paura della morte: non è questa una grande Vittoria?