Monaco Bayerische Staatsoper. Rusalka, l'intarsio nell'acqua

Articolo di: 
Livia Bidoli
Rusalka

Al Nationaltheater della Bayerische Staatsoper di Monaco di Baviera, il teatro lirico per eccellenza del Land tedesco del sud, si festeggiano i 150 anni del'Opernsfestspiele estivo con la fiaba lirica in tre atti di Rusalka, composta da Antonin Dvořák a fine Ottocento e inaugurata trionfalmente nel 1901 al Teatro Nazionale di Praga. Senza mai smettere di essere rappresentata come la più pregiata opera nazionale, Rusalka continua ad avere un successo strepitoso grazie ad un cast straordinario ed alla presenza, nel ruolo del titolo, del soprano lituano Asmik Grigorian unicamente nella recita del 29 luglio scorso.

Tratta dalle leggende intorno alle sirene d’acque dolci, da Undine del tedesco Friederich Heinrich Karl de la Motte-Fouqué a La Sirenetta di Hans Christian Andersen e alla leggenda di Melusine, Rusalka propone come sottofondo un’architettura musicale non solo narrativa - pensiamo alle Figlie del Reno della tetralogia dell’Anello ed ai Leitmotive che si annunciano già nel preludio - vicina a Wagner. Rivelando immediatamente, già nella presentazione, la matrice profondamente boema dell’opera, i temi si sviluppano fin dal preludio intorno a Vodnik, il padre acquatico di Rusalka, intorno a cui compare il motivo del desiderio, che contraddistinguerà poi sia Rusalka sia il Principe, e la Principessa straniera - finendo per intessere l’intero dramma di lirismo, ivi compreso il Tristan-Akkord che si rinviene in varie parti dell'opera. Questa nota dissonante, che “graffia” e ferisce Rusalka ed in seguito il Principe, coinvolgendo poi tutti, dalle ondine alla zia Ježibaba, interpretata mangificamente da Okka von der Damerau, che ha il suo contraltare nelle quattro note embrionali e motiviche provenienti dalla Seconda Sinfonia in si bemolle maggiore che l'autore ha composto giovanissimo nel 1865 (la Prima Sinfonia è andata purtroppo perduta), quando ancora annaspava come compositore.

Dvořák ha infuso Rusalka di quello spirito drammatico di cui si sentiva innervato in ogni sua espressione musicale: non si può veramente affermare di conoscere questo compositore solo con le sinfonie ed i concerti, sebbene del livello altissimo della sua produzione operistica, poiché in quest'opera – più che anche nella precedente Il Diavolo e Caterina (1899) – propone noumenicamente sé stesso. Il connubio col librettista Kvapil, che gliela sottopose, è assoluto, quanto con il dedicatario della voce del Principe, suo primo interprete a Praga nel 1901, Bohumil Pták, che la cantò insieme a Růžena Maturová nella parte di Rusalka.

Riportata a tempi moderni, la Rusalka diretta sul palcoscenico da Martin Kušej, con le scene di Martin Zehetgruber ed i costumi di Heidi Hackl ci appare su un doppio piano: sopra un paesaggio alpino con un lago sullo sfondo; sotto, una scena da brividi, con Rusalka e le Ninfe mutate in meretrici peraltro violentate dal "pappone" Vodnik, ovvero il padre di Rusalka, Spirito dell'Acqua, vestito di un accappatoio all'interno di un vano di condutture, il cui unico arredo è costituito da uno squallido divano marrone. Le luci, a cura di Reinhard Traub, sottolineano con la freddezza l'ositilità del luogo. Lo splendido Inno alla luna, (in ceco: "Měsíčku na nebi hlubokém") in cui Rusalka chiede che preservi il sonno dell'amato (Měsíčku na nebi hlubokém), fa tremare dalla bellezza nella voce del soprano Asmik Grigorian, che abbraccia una lampada sferica come una luna per gettarla nell'acqua coducendo ad un corto circuito. Rusalka è difatti innamorata di un umano, un Principe che ha osservato nel bosco e vuole diventare umana per raggiungerlo. Ne citiamo uno dei versi piu' suggestivi:

Luna, fermati un momento,
dimmi dov'è il mio amato!
E digli, luna d'argento,
che per lui vola la bella Rusalka

Per dare luogo all'amore fisico e mistico con lui, Rusalka dovrà sottoporsi ad un incantesimo, focus dell'incontro con la strega e zia Ježibaba in una messinscena cruda, che esprime quanto possa essere avvilente per una ninfa dell'acqua come Rusalka, dover riunciare ai suoi poteri e scendere al livello terreno degli umani. Ježibaba, rappresentata come un'anziana ubriacona su una poltronaccia, le farà un incantesimo a forza di alcool e scarpette rosse su cui la povera undina non fa che traballare.

Il carattere struggente di tutta la musica, il gioco di intarsi tra cori e voci, la parte orchestrale che sincronicamente allaccia come nell'abbraccio dell'acqua, sono di una squisitezza rinvenibile solo nei capolavori. Coloro che non hanno mai ascoltato Rusalka (e ci sarebbe anche quella di Dargomyžskij di cui consiglio l'ascolto) ne rimangono abbagliati: Rusalka è dotata inoltre di un’altra caratteristica notoriamente associata ai pesci, la mutevolezza della voce (differente tra gli atti), che riesce ad arricchire di strani ed onirici risvolti la storia appassionata con il Principe amante. Il tradimento con la Principessa straniera, correlato da un tema specifico, mentre il Principe si presenta con un vago accenno al tema del bosco e alla sua fascinazione per gli umani, è un presentimento certo dall’inizio, dalla richiesta alla strega Ježibaba di renderla umana pur di amarlo. La dolcissima eppur ingannatrice voce di Pavol Breslik, è quella dell'amato Principe che però viene sedotto dalla materialissima Principessa Straniera, la brava Elena Guseva, che gli si concede come una prostituta.

Quello che però nelle rappresentazioni tradizionali era la contrapposizione tra spirito trascendente delle Undine e di Vodnik (qui Wassermann, Uomo dell'Acqua) e quello materiale della Terra si traduce in riflesso di due realtà materiali e immanenti, volte al sacrificio ed allo sfruttamento delle fanciulle dell'Acqua.

Il gioco di danze, rappresentato da un gruppo di danzatrici vestite in tenuta da matrimonio che danzano con animali uccisi e lordi di sangue, esemplifica il mondo di violenza cui appartiene Rusalka insieme a Vodnik, un traviato padre, che mostra un accorato canto attraverso la voce portentosa di Christoph Fischesser, che ci appare come l'ennesimo e minaccioso inganno.

Specchio di questo rapporto incestuoso è l'altro tra il Il guardacaccia interpretato dal vecchio Kevin Konners e la giovane inserviente di cucina, nel cui ruolo canta Ekaterine Buachidze: pedofilia, molestie, impudicizia nelle relazioni sembrano il correlativo oggettivo di questa regia, che termina in un maniucomio, dove si ritrovano Rusalka con le altre compagne. Lì, finalmente giungerà, col pentimento tardivo, e scegliendo di morire in sacrificio, il traditore di Rusalka, il Principe che, rispetto alla muta ed autentica voce di lei, ha preferito il corpo immanente di un'altra. Riscattatala, muore, in un finale ricco di struggente afflato cui il pubblico ha plaudito lungamente. 

Una performance assolutamente eccellente per le voci, l'Orchestra della Bayerische Staatsoper, l'attentissimo direttore Edward Gardner, che ha evidenziato le sfumature argentee di questa partiura romantica, ed il Maestro del Coro, Franz Obermair. Acclamazione per Asmik Grigorian per la sua accorata recitazione, la timbrica ed i colori, che risaltavano anche nella scena dentro l'acquario, un tutt'uno con i flutti.

Pubblicato in: 
GN39 Anno XVII 11 agosto 2025
Scheda
Titolo completo: 

Monaco di Baviera - Germania

Bayerische Staatsoper - Nationaltheater
Musica di Antonín Dvořák
Libretto di Jaroslav Kvapil
RUSALKA
Fiaba lirica in tre atti op. 114
In lingua ceca con soprattitoli in tedesco

29 luglio 2025

Direzione musicale: Edward Gardner
Produzione: Martin Kušej
Scene: Martin Zehetgruber
Costumi: Heidi Hackl
Luci: Reinhard Traub
Coro: Franz Obermair
Drammaturgia: Olaf A. Schmitt.

Il principe: Pavol Breslik
La principessa straniera: Elena Guseva
Rusalka: Asmik Grigorian
Il folletto dell'acqua, Vodnik: Christoph Fischesser
La strega Ježibaba: Okka von der Damerau
Il guardacaccia: Kevin Konners
L'inserviente di cucina: Ekaterine Buachidze
Prima ninfa della foresta: Mirjam Mesach
Seconda ninfa della foresta: Arnheidur Eiríksdóttir
Terza ninfa della foresta: Natalie Lewis
Un cacciatore: Vitor Vispo

Bayerisches Staatsorchester
Chor der Bayerischen Staatsoper