L’avvenimento più atteso del Festival di Pasqua di Salisburgo 2025 è stata la messa in scena della Kovancina di Modest Musorgskij, che rappresenta una sfida, per le scelte che impone, musicali al direttore e per la sua complessità drammaturgica al regista. Esa-Pekka Salonen ha diretto l'Orchestra Sinfonica della Radio Finlandese e Simon McBurney ha curato la regia e la coreografia. Questo articolo è riferito alla recita del 21 aprile.
Con Paternal Leave, presentato in anteprima mondiale alla 75ª Berlinale nella sezione Generation 14plus,Alissa Jung, attrice tedesca affermata nel mondo delle soap operas, firma il suo primo lungometraggio da regista, affrontando con delicatezza e rigore il tema della genitorialità mancata e della ricerca identitaria durante l'adolescenza. Il film, una coproduzione italo-tedesca tra The Match Factory e Wildside, segue il viaggio di Leo, una ragazza quindicenne cresciuta in Germania, alla ricerca del padre biologico mai conosciuto. Il suo percorso la conduce fino a un lido deserto sulla costa settentrionale dell’Emilia-Romagna, in una stagione imprecisata (ma con clima comunque autunnale) dove si rifugia Paolo, figura paterna riluttante e interiormente lacerata.
A Siena Palazzo delle Papesse omaggia Hugo Pratt (1927-1995) a trent’anni dalla morte con la più grande mostra monografica a lui dedicata: Hugo Pratt. Geografie immaginarie. L’esposizione, che sarà visibile dal 11 aprile al 19 ottobre, è prodotta da Opera Laboratori e curata da Patrizia Zanotti e Patrick Amsellem della società Cong, che gestisce e promuove tutto il patrimonio artistico di Pratt, con l’allestimento dell’architetto Giovanni Mezzedimi.
Il 2025 è un anno significativo per il Teatro Colón di Buenos Aires, uno dei teatri più famosi del mondo. Si celebra infatti il centenario della creazione dei suoi elenchi stabili: Orchesta, Coro e Balletto. Ed è in questa stagione celebrativa che il direttore artistico del Balletto, Julio Bocca, per aprile, ha scelto Carmen come titolo di punta: il balletto basato sull’opera omonima che tutti conosciamo, e che quest’anno compie 150 anni dalla prima rappresentazione.
Sarà in sala dal 15 maggio il film di Simona Izzo e Ricky Tognazzi FRANCESCA E GIOVANNI. Una storia d'amore e di mafia. L’operazione di portare sugli schermi la storia della moglie del magistrato Giovanni Falcone, morta insieme a lui, e alla scorta, nel feroce attentato, rende finalmente visibilità a questa donna coraggiosa. L’argomento del film è molto importante, ma è svolto in maniera non consona.
Il Nipote di Rameau. Diderot, Orlando e l'immutabilità della natura umana
Articolo di:
Marco Ragni
C'è un Silvio Orlando, sul palco de Teatro Fraschini di Pavia dal 21 al 23 ottobre 2011, che sembra un invasato visionario, l'inquieto e biascicante custode di scomode verità. Sta interpretando Jean-François Rameau, debosciato erede del compositore Jean-Philippe, e protagonista, in coppia antitetica col Diderot di Amerigo Fontani, dello spettacolo Il Nipote di Rameau, versione teatrale dell'omonima opera che il filosofo francese scrisse oltre due secoli fa.
Storia d'altri secoli, insomma. Eppure potrebbe essere un pezzo di attualità, ambientato in un qualsiasi ristorante milanese o romano, anziché al Café de la Régence. Questo perché la natura umana, nel suo strano amalgama di vizi e virtù, non è poi così soggetta allo scorrere del tempo o al variare delle latitudini.
Un'ora circa di conversazione - che mette a confronto i limpidi ideali di Diderot con le torbide, ma quanto mai franche e concrete, certezze di Rameau - è più che sufficiente a innescare nello spettatore una serie di riflessioni.
Pensieri sui ruoli sociali imposti e assunti, sull'onestà e sul “fare ciò che conviene”, nella piena convinzione che se “pecunia non olet”, meno ancora puzza il potere. Anche quello che si ottiene di riflesso.
Così, come deve essere, resta saldo il dubbio che questa dissoluta anima cui presta il volto uno straordinario Silvio Orlando, sia in realtà un raffinato pensatore capace di capovolgere le teorie del filosofo, non solo uno spregiudicato opportunista votato alla lusinga per interesse.
E non ci saranno, al calar del sipario, ne vinti ne vincitori. Il duello dialettico, condotto a ritmi dispari, non offre facili soluzioni ma lascia il pubblico con la responsabilità di una scelta di pensiero. La felicità è nell'onesta e nell'altruismo o nell'opportunismo più spregiudicato? Ai postumi l'ardua sentenza...che comunque rimarrà sempre ambigua.