- Articolo di:Livia Bidoli
L'americano John Adams è tornato dopo 7 anni (2018) a dirigere sé stesso e la suite dal balletto Billy the Kid (1938) di uno dei suoi grandi ispiratori, Aaron Copland, nella Sala Santa Cecilia dell'Auditorium Parco della Musica di Roma, il 6, 7, 8 novembre, in collaborazione con Romaeuropa Festival. Tra i maggiori compositori statunitensi viventi (classe 1947), ha diretto l’Orchestra e il Coro di Santa Cecilia in un breve brano esplosivo, ovvero, Short Ride in a fast Machine (1986), e tre scene da una delle sue opere di "Teatro della Realtà", ovvero Nixon in China (1987).
Opera di Roma. L'enigma di Britten
Dopo aver diretto Billy Budd e Peter Grimes, Deborah Warner approda all'Opera di Roma con la terza opera di Benjamin Britten: The Turn of the Screw (Il giro di vite) dal 19 al 28 settembre. Tratta dall'omonimo racconto lungo di Henry James del 1898, si presenta con le voci di Ian Bostridge come narratore e Peter Quint, Anna Prohaska in quello dell'Istitutrice, e sul podio un esperto e giovane direttore di Britten, Ben Glassberg.
Naturalmente, basterebbero i primi due cantanti a dare rilievo di eccellenza a questa nuova produzione del Teatro dell'Opera di Roma; però le altre voci non sono da meno, come quella di Mrs Grose, ovvero Emma Bell; quella di Miss Jessel, l'altro spettro, interpretata da Christine Rice; nonché i ruoli dei due bambini, affidati rispettivamente a Zandy Hull (Miles) e Cecily Balmforth (Flora).
La prima rappresentazione di The Turn of the Screw ebbe luogo al Teatro La Fenice di Venezia il 14 settembre 1954 con il tenore Peter Pears nella parte sia di Peter Quint sia del Prologo, come appunto in questa Ian Brostridge. Britten stesso la diresse, con l'orchestra da camera "The English Opera Group", nell'ambito del XVII Festival Internazionale di Musica Contemporanea della Biennale di Venezia. L'opera infatti, in un Prologo, due atti e sedici scene, è indirizzata ad una piccola orchestra da camera di tredici elementi.
Enigma e scatole cinesi, si potrebbe chiamare con un secondo titolo The Turn of the screw. Ciò che Henry James ha nascosto dietro i narratori, che funzionano appunto come scatole cinesi l'uno dell'altra, Britten ha tradotto in vocalizzi, controcanti, sibilanti ostinazioni dei suoni, a volte flebili altre struggenti evocazioni di un grido.
Si potrebbe dire che la voce dei personaggi viene ossessivamente duplicata e resa inquietante dai suoni. Ogni voce, financo quella dei bambini, ha una radice doppia: l'una rassicurante, l'altra pervasivamente umbratile. Tutto inizia da un incontro invisibile ovvero quello della governante con lo zio senza nome che affida i bambini a lei in quanto non se ne può in alcun modo occupare.
Il lungo viaggio della governante è reso dalla regista con un flusso di immagini in movimento, riprese del finestrino di un treno in corsa, che dà il senso della lontananza e di una villa sperduta ed isolata.
La governante è presa da una riflessione sui suoi stessi dubbi relativi alla responsabilità, da cui vorrebbe fuggire, per cui dovrebbe prendersi cura di due bambini profondamente problematici: questo lei lo desume e lo intuisce da ciò che gli ha raccontato lo zio e che non conosciamo nei dettagli.
Quel che vediamo sul palcoscenico è una scena sempre notturna, financo quando si suppone ci sia il sole, o sia giorno, durante il picnic sull'erba dell'Istitutrice senza nome ed identità, insieme alla piccola Flora: la scena ritrae la natura del bosco nella completa oscurità.
L'Istitutrice che interpreta Anna Prohaska, è ondivaga, insicura, affetta da un'impulsività del tutto irrazionale: lei, soprano austro-inglese, un'interprete clamorosamente brava nella parte in cui ha debuttato a 18 anni alla Komische Oper Berlin e subito dopo alla Staatsoper Unter den Linden.
L'intero dramma è pervaso da un'escalation di terrore, in particolare dal secondo atto, che differisce dal racconto di James, secondo il libretto firmato da Mary Myfwany Piper e per la musica composta da Britten. L'atto inizia con il dialogo dei due spettri di Miss Jessel e Peter Quint, che infestano la casa e i bambini. Sono entrambi morti in circostanze misteriose, e si allude ad una relazione tra di loro e i bambini.
Come ci ricorda Deborah Warner, Benjamin Britten inserisce i bambini e l'infanzia in tutti i suoi drammi musicali nonchè nelle sue opere di insegnamento e approccio alla musica classica, come la meravigliosa The Young Person's Guide to the Orchestra. I due bambini, Flora e Miles, hanno una parte prominente nell'opera: soprattutto Miles, che è il più fragile e sotto la dominazione del fantasma di Peter Quint. Per loro, il tempo trascorre gioiosamente finchè non si annuncia l'espulsione del fanciullo dalla scuola per "misteriosi" motivi; mentre Flora viene "posseduta" da Miss Jessel, prima scomparendo con lei, poi cantando con Miles una strana liturgia che l'Istitutrice definisce come "piena di orrori" (scena 2 del secondo atto).
E avviene poco prima il duetto di Peter Quint e Miss Jessel che recitano il versetto di William Butler Yeats (tratto da The Second Coming, Il secondo avvento): "La cerimonia dell'innocenza è sommersa" ("The ceremony of innocence is drowned"), anche tradotta come "annegata". Questo verso rende ancora piu' enigmatico il senso di quest'opera: ne citiamo un passo più lungo per renderne più chiaro il senso:
Mere anarchy is loosed upon the world,
The blood-dimmed tide is loosed, and everywhere
The ceremony of innocence is drowned;
The best lack all conviction, while the worst
Are full of passionate intensity.
Surely some revelation is at hand;
Surely the Second Coming is at hand.
Pura anarchia dilaga nel mondo
La marea insanguinata s’innalza, è dovunque
La cerimonia dell’innocenza è annegata.
I migliori mancano di ogni convinzione mentre i peggiori
Sono pieni di intensa passione.
Certo è imminente una rivelazione
Certo è imminente il secondo avvento.
(Per intero, qui.)
Si allude, nel testo di Yeats, uno dei più esoterici poeti irlandesi, a un Secondo Avvento, ovvero l’Apocalisse e la seconda venuta di Cristo sulla Terra, come promesso nel Nuovo Testamento. Però il poeta immagina un demone al posto del Salvatore: ecco perchè l'innocenza viene annegata. E con ciò è del tutto evidente che il "trauma", che forse Britten aveva subito nella sua infanzia, potrebbe essere simile a quello di Miles nell'opera.
La voce di Ian Bostridge è di un mellifluo diabolicamente sinuoso, nonché perentorio con la "sottomessa" e innamorata Miss Jessel (che si suicida) e con Miles: il nome "Malo", della cantilena di Miles, potrebbe essere il nomignolo del bimbo, conferitogli dal quel "Devil" di Quint (Miles: "Peter Quint, You Devil!", ultima battuta di Miles prima di collassare) che lo ossessiona fino alla morte.
Uno degli ispiratori di Deborah Warner è stato il pittore e grafico britannico James Ferrier Pryde (30 Marzo 1866 – 24 Febbraio 1941), dalle atmosfere gotiche e torbide: in un quadro, intitolato The Doctor (1909) ha impresso la stessa disperante obliquità di Il fanciullo malato di Edvard Munch (1904), anche questo conservato alla Tate Gallery di Londra.
Le voci, l'Orchestra, i due fantastici bimbi, e il direttore sul podio Ben Glassberg con la regia fantasmaticamente pervasa di Deborah Warner, hanno proposto uno spettacolo di eccellenza grandemente apprezzato dal pubblico colto convenuto a teatro, e che, nella scena degli spettri con i lacci che si muovono intorno a loro, rammenta quanto siamo tutti legati da fili indivisibili.

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