Opera di Roma. Mozart pastorale reinventa l'Arcadia

Articolo di: 
Aksana Miron
Il re pastore

La nuova produzione de Il re pastore di Wolfgang Amadeus Mozart che l'Opera di Roma mette in scena da mercoledì 14 fino al 23 maggio al Teatro Nazionale celebra i 250 anni dell'opera. La regista, Cecilia Ligorio, al suo debutto con la Fondazione Capitolina, è affiancata da Gregorio Zurla per le scene, da Vera Pierantoni Giua per i costumi e da Fabio Berettin per le luci. Sul podio Manlio Benzi dirige l'Orchestra dell'Opera di Roma. Dopo la prima del 14 maggio (ore 20), trasmessa anche in diretta da Radio3 Rai, quattro le repliche fino a venerdì 23 maggio.

Salisburgo, aprile 1775. Wolfgang Amadeus Mozart ha solo 19 anni.  Dall’età di dodici scrive musica per il teatro ed è riconosciuto come un precoce talento destinato a grandi capolavori. Per il teatro di corte del vescovo conte Colloredo, nella sua nativa Salisburgo, compone, su testo del cesareo Metastasio, Il Re Pastore, già messo in musica prima di lui più di dieci volte. Lo scrive in poche settimane dopo La Finta giardiniera, andata in scena a gennaio di quell’anno a Monaco di Baviera attestando la sua costante ricerca di una nuova via, l’affermazione di un'inedita personalità creativa. E non è un caso che in questa partitura si possano intravedere addirittura anticipazioni dei grandi capolavori futuri.

Il tema dominante è quello della vittoria dell’amore sulla ragion di stato ed il volere dispotico di un regnante. Un tema ancora stimolante anche dopo 250 anni, facendo prevalere le leggi del cuore sulla logica di un sovrano.
Nell’allestimento, semplice ma efficace, a firma di Cecilia Ligorio imbandito al Teatro Nazionale dall’Opera di Roma, si esaltava lo stretto rapporto con la natura, evocata a piene mani dal libretto di Metastasio, poeta arcadico per eccellenza. É infatti la natura uno dei ruoli principali (poi esaltato in età romantica) che induce Aminta, il pastore destinato al trono, a desiderare di non abbandonare il suo diletto gregge per il soglio regale. La natura infatti si rivela un sottile mezzo di comunicazione all’interno e all’esterno dell’uomo. Rivoluziona la vita contribuendo a fare le scelte giuste.

Le due coppie di giovani innamorati (Aminta ed Elisa, Agenore e Tamiri) vedono la loro vita sconvolta dalla decisione di Alessandro il Macedone che vuole un matrimonio reale tra il pastore di stirpe regale Aminta e la principessa Tamiri, in barba alle regole del cuore. Ma alla fine cederà alla riconciliazione delle coppie, in ossequio all'immagine che si faceva largo in quegli anni del principe illuminato (come nella futura Clemenza di Tito che concluderà il catalogo teatrale mozartiano).

Il doppio piano della storia (quello ideale arcadico e quello della vita reale) nell’allestimento è ben significato da una cornice che racchiude il quadro idilliaco di un’isola di verde con un grande albero al centro ed una candida luna ammiccante.

Nella musica poi, fresca e sorgiva, anche se si avvertono ancora le ultime propaggini dello stile tardobarocco (arie col da capo, virtuosismi vocali, cadenze e la predilezione per le voci acute), si documenta una scrittura orchestrale più variegata ed una maggiore attenzione allo sviluppo drammaturgico. Così ogni personaggio acquisisce una sua personalità ed un suo linguaggio musicale sia pure in un processo evolutivo ancora in fieri.
Fulcro dell’opera non a caso è la celebre aria “L’amerò, sarò costante” che  Aminta canta nel secondo atto, quando la situazione sembra ormai precipitare. Un tono elegiaco che sembra ricordare l’aria intrisa di sentimento della Contessa nelle più tarde Nozze di Figaro.

Hanno ben figurato i giovani cantanti in scena con Miriam Albano (un Aminta en travesti) e Francesca Pia Vitale (la appassionata Elisa);  Benedetta Torre (Tamiri) e Krystian Adam (un Agenore in crescendo) scombussolati dal regale e carismatico Alessandro del tenore Juan Francesco Gatell. Sul podio dell’Orchestra del Costanzi il direttore Manlio Benzi, che ha dato compattezza alla esile trama. Una sortita nel glorioso tardo Settecento italiano che merita attenzione e l’esplorazione di altri interessanti autori coevi.

Pubblicato in: 
GN27 Anno XVII 19 maggio 2025
Scheda
Titolo completo: 

TEATRO DELL'OPERA DI ROMA

VOLTI DEL POTERE - STAGIONE 2024/2025
Il re pastore

Musica di Wolfgang Amadeus Mozart
Serenata in due atti, K 208
Libretto di Pietro Metastasio

Direttore Manlio Benzi
Regista Cecilia Ligorio
Scena Gregorio Zurla
Costumi Vera Pierantoni Giua
Luci Fabio Berettin

PERSONAGGI E INTERPRETI

Alessandro, Re di Macedonia Juan Francisco Gatell
Aminta Miriam Albano
Elisa Francesca Pia Vitale
Tamiri Benedetta Torre
Agenore Krystian Adam

Orchestra del Teatro dell'Opera di Roma

NUOVO ALLESTIMENTO TEATRO DELL'OPERA DI ROMA

TEATRO NAZIONALE
Prima rappresentazione mercoledì 14 maggio, ore 20.00, in diretta di Radio3 Rai

Replica
venerdì 16 maggio, ore 20.00
domenica 18 maggio, ore 16.30
mercoledì 21 maggio, ore 20.00
venerdì 23 maggio, ore 20.00