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Palazzo Bonaparte. Il mondo come è di Elliott Erwitt
La mostra del famoso fotografo Elliott Erwitt a Palazzo Bonaparte si apre con un piacevole video con cui proprio lui, dopo averci invitato a casa sua, infatti si intitola At home with Elliott Erwitt, racconta in modo spiritoso il suo rapporto con la fotografia. Per esempio ci tiene a precisare che ha fotografato tanti cani, perché solitamente sono comprensivi: “non si lamentano e non chiedono stampe in regalo”, inoltre “la cosa bella dei cani è che ce ne sono dappertutto”.
È chiaro che tende a minimizzare il suo lavoro: i cani da lui fotografati sono diventati leggendari! Molti li ha incontrati per strada e immortalati nelle pose più strane insieme ai loro padroni e altri sono proprio i suoi amati cani con i quali si è fatto alcuni autoritratti. Ha realizzato circa otto libri di fotografie di questi amati animali. Parla della sua vita: è nato a Parigi da una famiglia di emigrati russi, nel 1928. Da bambino è stato in Italia, a Milano. Quando aveva dieci anni, la sua famiglia si è trasferita in Francia e poi, nel 1939, negli Stati Uniti prima a New York e, due anni dopo, a Los Angeles. Durante i suoi studi alla Hollywood High School, Erwitt lavorò in un laboratorio di fotografia che sviluppava stampe "firmate" per i fan delle star di Hollywood. Poi ha avuto l’opportunità di incontrare a New York grandi personalità come Edward Steichen, Robert Capa e Roy Stryker, che lo stimavano come fotografo tanto da promuoverlo. Erwitt ci dice che ultimamente ha avuto la fortuna di lavorare per altri dieci libri delle sue fotografie. Pensa che il senso visivo non si possa imparare: o ce l’hai o non ce l’hai.
Nel 1949 tornò in Europa, viaggiando e immortalando realtà e volti in Italia e Francia. Questi anni segnarono l'inizio della sua carriera di fotografo professionista. Chiamato dall'esercito americano nel 1951, continuò a lavorare per varie pubblicazioni e, contemporaneamente, anche per l'esercito stesso, mentre soggiornava in New Jersey, Germania e Francia. Nel 1953, congedato dall'esercito, Elliott Erwitt venne invitato da Robert Capa, socio fondatore, a unirsi all'agenzia Magnum Photos in qualità di membro fino a diventarne presidente nel 1968 per tre mandati.
Un’idea coinvolgente quella di far accogliere il pubblico dal fotografo stesso: immaginiamo sia vivo lì e del resto la sua opera è viva e vitale in mostra. Oggi Erwitt è riconosciuto come uno dei più grandi fotografi di tutti i tempi: si è spento nella sua casa di New York a 95 anni, il 29 novembre 2023.
La bella mostra è un excursus di tutti i temi cari a Elliott Erwitt e con lui al suo pubblico di affezionati: nel percorso espositivo si incontrano i famosi ritratti di Marlene Dietrich, di Marilyn Monroe, e Sophia Loren, di Fidel Castro, di Che Guevara, di Kerouac, di Arnold Schwarzenegger e fotografie che hanno fatto la storia, come il diverbio tra Nixon e Krusciov, il funerale di Kennedy, il grande match tra Frazier e Alì, così come le icone più amate dal pubblico per la loro forza romantica, come il California Kiss, o quelle più intime e private, come lo scatto della sua primogenita neonata, osservata sul letto dalla mamma.
“Le sue immagini – ironiche, eleganti, a volte pungenti, sempre profondamente umane – ci ricordano che lo straordinario si nasconde nell’ordinario, e che la bellezza può essere anche un sorriso lieve, colto al volo prima che svanisca. Erwitt non ha mai alzato la voce, eppure ha detto moltissimo. Con il suo sguardo gentile e arguto ha raccontato il mondo per come è, senza mai forzarlo.- dice Iole Siena, Presidente di Arthemisia - Ha fotografato presidenti e passanti, cani e bambini, amanti e solitudini, sempre con lo stesso rispetto, con la stessa curiosità”.
Lo stesso Erwitt sintetizza con queste parole lo spirito e la poetica delle sue immagini: “Nei momenti più tristi e invernali della vita, quando una nube ti avvolge da settimane, improvvisamente la visione di qualcosa di meraviglioso può cambiare l’aspetto delle cose, il tuo stato d’animo. Il tipo di fotografia che piace a me, quella in cui viene colto l’istante, è molto simile a questo squarcio nelle nuvole. In un lampo, una foto meravigliosa sembra uscire fuori dal nulla”.
“Ciò che rende unico Erwitt" – sottolinea Biba Giacchetti, Curatrice della mostra e amica del fotografo - "è la sua capacità di intrecciare emozioni e intelligenza, facendoci ridere e commuovere, sorprendendoci con la sua ironia e la sua capacità di cogliere il senso profondo dell’esistenza. Ha immortalato l’assurdo e il surreale con uno sguardo acuto e leggero, trovando sempre in ogni scena una scintilla capace di renderla memorabile”.
Curata da Biba Giacchetti, una delle massime conoscitrici di Erwitt a livello internazionale, con l’assistenza tecnica di Gabriele Accornero, Elliott Erwitt. Icons è anche uno spaccato della storia e del costume con un percorso sintetico, ma completo, della sua genialità e del suo sguardo unico sul mondo.
L’esposizione è visitabile fino al 21 settembre ed è prodotta e organizzata da Arthemisia, in collaborazione con Orion57 e Bridgeconsultingpro. Main partner della mostra la Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale con Fondazione Cultura e Arte e Poema e vede come special partner Ricola, mobility partner Frecciarossa Treno Ufficiale e sponsor tecnico Ferrari Trento.