Santa Cecilia. Antigone e la Pìetas divina

Articolo di: 
Livia Bidoli
Antigone a Santa Cecilia

Un evento unico ha inaugurato la Stagione Estiva 2025 dell’Accademia di Santa Cecilia il 23 giugno scorso: Antigone, con la musica di Mendelssohn, la direzione di Francesco Lanzillotta, l’Orchestra e il Coro maschile di Santa Cecilia con Andrea Secchi come Maestro del Coro e la voce recitante di Massimo Popolizio. Lo spettacolo è nato in collaborazione con il Teatro di Roma-Teatro Nazionale e Teatro Ostia Antica Festival, ed ha unito musica e narrazione, cantata ed in recitativo nella grande sala dell'Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone. 

Felix Mendelssohn Bartholdy (1890-1847), romantico per eccellenza, scrisse le musiche di scena per l'Antigone di Sofocle del 441 a.C.su commissione del re di Prussia, Federico Guglielmo IV, salito al trono nel 1840 e grande promotore delle arti. Per quanto riguarda il testo, ci si rivolse al poeta molto noto e ormai settantenne, Ludwig Tieck, che consultò August Böckh: per la traduzione, quest'ultimo scelse la contemporanea traduzione del 1839 a cura di Johann Christian Donner. Dell'addattamento italiano è stato responsabile Gianni Garrera, che citiamo poichè riflette su una peculiarità del Cristianesimo rispetto al Paganesimo greco antico rispetto al topos principale del diritto alla sepoltura, fulcro della tragedia di Antigone:

"La modernità cristiana ha decretato evangelicamente che non siano i vivi a seppellire i morti. Ogni volta che un vivo seppellisce un morto si nega la fede nella resurrezione. Spiritualmente per il cristianesimo sono i morti che seppelliscono i morti."

Questo assioma ci riconduce immediatamente al dramma di Antigone, sorella di Polinice, cui è stata negata la sepoltura del fratello in quanto ha mosso guerra al fratello Eteocle, re di Tebe. Creonte, nuovo re di Tebe e fratello di Giocasta, madre e moglie di Edipo - da qui il celebre complesso rinominato da Freud come "edipico" - ha vietato il seppellimento richiesto a gran voce dalla sorella, financo con un editto appositamente scritto. La questione è umana e divina, in quanto, i morti insepolti, anche alchemicamente parlando, non riescono a giungere alla pace nel regno che gli spetta da morti, quindi, spiritualmente, gli viene negata la vita eterna nell'aldilà.

Mendelssohn ha scritto per Antigone delle musiche lievi, romanticissime, con un fraseggio melodico trascinante e coinvolgente, in tutti i sette movimenti e la magniloquente introduzione: financo nelle parti piu' atroci della condanna da parte di Creonte, del suicido di Antigone e poi di Emone, suo promesso sposo, i suoni catturano e coinvolgono, accogliendoci nella tragedia di Sofocle del 441 a.C. A tratti, diremmo che è Antigone e lei soltanto con la sua "pìetas" ineffraibile, a condurre le mani del compositore a scrivere un tale delirio di bellezza inusitata. 

Le ragioni della pietas di Antigone per il fratello Polinice sono alle radici del dramma di Sofocle: non solo, la legge divina comanda alla sorella di seppellire il proprio fratello, che sia stato nemico oppure no durante la guerra a Tebe. Le ragioni di Stato in nessun modo possono ledere il suo diritto alla sepoltura del fratello morto, che significa il disonore e la dissacrazione anche nell'aldilà. Per questo, nemmeno gli Dèi possono permetterlo, e ciò causerà nefasti eventi di nuvo alla sventurata Tebe. 

Al suo debutto a Santa Cecilia, il giovane direttore sul podio, Francesco Lanzillotta, rievoca Sogno di una notte di mezza estate, sempre di Mendelssohn, come paragone: si odono quasi la Danza delle fate, nella tragedia sofoclea riletta dal nostro iper-romantico compositore, di cui la prima e unica esecuzione ceciliana di queste musiche risale al 1986, con la direzione di Marcello Panni

L'organico tradizionale previsto e la scansione in movimenti, che prevedono le voci, esalta il Coro in primis, che narra la tragedia, in questo caso dotandosi di un narratore di eccezione, Massimo Popolizio, e della magnifica voce di Simonetta Solder nel ruolo di Antigone; notevolissimo Christoph Hulsen (Creonte) ed anche Alessandro Budroni (La guardia/Il servo). Le voci dei narratori sono tutte ampplificate. Molto bravi i due bassi del Coro di Santa Cecilia diretto da Andrea Secchi: Patrizio La Placa e Hyunmo Cho; e soavememte assortito il Quartetto, formato da due bassi Hyungkoo Kim, Federico Benetti; e due tenori Federico Piermarini, Antonio Sapio. 

Last but not least, citiamo Edgar Allan Poe che ha goduto dell'esecuzione nel 1845 a New York: "Questa musica è un volo alto e audace, impossibile per uno spirito comune. E' tragedia greca adattata allo spirito tedesco."

Grandissimo successo di pubblico, con la sala piena, e forti applausi: una straordinaria collaborazione tra l'Accademia Nazionale di Santa Cecilia ed il Teatro di Roma-Teatro Nazionale nell'ambito del Teatro Ostia Antica Festival, che proseguirà fino al 30 settembre nel luogo archeologicamente deputato a palcoscenico della Città Eterna.

Pubblicato in: 
GN33 Anno XVII 30 giugno 2025
Scheda
Titolo completo: 

Accademia Nazionale di Santa Cecilia
ANTIGONE

Orchestra e Coro dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia
direttore Francesco Lanzillotta
narratore Massimo Popolizio
Creonte Christoph Hulsen
Antigone Simonetta Solder
La guardia/Il servo/Il corifeo Alessandro Budroni
maestro del coro Andrea Secchi

Soli
Corifeo Patrizio La Placa basso*
Hyunmo Cho basso*
Quartetto
Hyungkoo Kim, Federico Benetti bassi I e II*
Federico Piermarini, Antonio Sapio tenori I e II*

Felix Mendelssohn Bartholdy
Antigone
musiche di scena per la tragedia di Sofocle

in collaborazione con il Teatro di Roma – Teatro Nazionale
traduzione tedesca di Jacob Christian Donner
adattamento del testo recitato di Gianni Garrera
*Artisti del Coro dell’Accademia di Santa Cecilia

La tragedia greca incontra il Romanticismo, riproponendo il tema del conflitto tra legge divina e legge umana: Antigone, figlia/sorella di Edipo, si scaglia contro Creonte per dare sepoltura al fratello Polinice, ma è destinata a una tragica sorte.
Tra le più note tragedie di Sofocle, Antigone (441 a.C.) nel 1841 viene illustrata musicalmente da Mendelssohn, che ne coglie la potenza drammatica amplificandone pathos e tensione etica.
La direzione dell’Orchestra e del Coro Maschile di Santa Cecilia è affidata a Francesco Lanzillotta mentre la voce recitante è quella di Massimo Popolizio.

Ostia Antica Festival fino al 30 settembre 2025