[1]Cosa accade ad un umano del tutto impreparato, quando un gatto anzi una gatta, con 4 figli a carico irrompe nella sua vita? Lo racconta Antonio Mazza, giornalista, che ha collaborato alle pagine culturali, cinema, arte, musica, libri, di testate quali il Tempo, La Gazzetta, La Stampa, l'Informazione.
Oltre alla collaborazione con diverse riviste, ha anche curato per l'editore Franco Maria Ricci un settore dell'Enciclopedia di Roma e ora continua la sua attività culturale con un sito on line: News, Arte & Cultura. Un mucchietto di peli, (una scheggia di luce) è il racconto di questa esperienza, una iniziazione alla conoscenza del Gatto e non solo. All'inizio l'autore pensa che l'aiuto a mamma Gatta da lui chiamata, De Felinis, sarà temporaneo e così comincia proprio da lei a piazzarla lontano in un “posto sicuro” consigliato da un'amica, una ingiusta deportazione di cui ora si vergogna. Poi trova una sistemazione fidata per una delle gattine e un posto, un “gattile” a cui affidare le altre tre mentre è in vacanza, sperando che riescano a darle in adozione. Al suo ritorno passerà al “gattile” , più per curiosità per vedere se sono state affidate, credendo che lo abbiano dimenticato. Scoprirà al contrario che le tre micette lo ricordavano e lo aspettavano fiduciose.
Allora davanti a una dimostrazione d'affetto dolcissima quanto inaspettata, avviene la capitolazione, la decisione di prenderle con sé grazie anche alla condivisione della decisione della sua compagna, Isabella. Le tre gattine, Patrizia, Licia e Isabella, chiamata così perché di pelo rosso come la compagna di Antonio, entrarono con zampette felpate nella sua vita ebbero affettuose cure ma soprattutto insegnarono molto ad Antonio non solo sugli animali ma anche su sé stesso, la scheggia di luce come lui stesso dice. Le scoperte sono varie, non solo la diversità di ognuna nel rapporto con lui ma anche la scoperta dell’esistenza di un affetto senza secondi fini e della tenerezza. La narrazione godibile e sincera è pervasa da un amore pieno di rimpianto, perché ormai sono morte, ma anche dalla gratitudine per l’esperienza di vita avuta, dall’attaccamento manifestato in modi diversi dalle gatte, che gli ha donato una diversa sensibilità ed empatia, che emergono anche nelle storie dedicate ad altri felini, brevi ma intensi intermezzi nel racconto principale dedicati a Rosetta, Nerone, Pompelmo, Pippo racconto che fu premiato ad un concorso indetto dagli Animalisti Italiani.